Niko Pandetta, discusso artista catanese nipote del boss Turi Cappello, è stato condannato in Cassazione per spaccio. Lui: ‘Tornerò più forte di prima’
‘Maresciallo non mi prendi...’: non ha portato bene al cantante trap catanese Niko Pandetta il ritornello del suo brano "Pistole nella Fendi", neanche a fronte dei 37 milioni di visualizzazioni su YouTube. Perché, in effetti, il famoso maresciallo alla fine lo ha preso davvero: l’artista, noto al di là dell’ambiente musicale per essere nipote del boss mafioso Turi Cappello, sconterà infatti 4 anni di carcere per spaccio, dopo la sentenza della Cassazione che confermava la condanna inflitta dalla Corte d’Appello di Catania. Pandetta era già salito alla ribalta delle cronache per un concerto negato a Ostia per via di una canzone dedicata allo zio, attualmente detenuto in regime di carcere duro, il famigerato 41bis.
Dal canto suo il cantante, già finito in carcere per il medesimo reato e che ha comunque sempre dichiarato di essersi redento dal passato grazie alla musica e di non avere nulla a che fare con il crimine organizzato, così commenta su Instagram la condanna: "Sono abituato agli spazi stretti, alle case piccole, alle celle, alla scena italiana. Quando tornerò là mi porterò il vostro affetto. Da dentro vi darò nuova musica. Uscirò e mi vedrete più forte di prima".