Spettacoli

‘Fiero di essere autistico’ (parola di Dante, figlio di Elio)

Con i ragazzi di Pizzaut, al Concertozzo di Bergamo degli Elio e le Storie Tese, ieri sera non è stata solo musica

Elio ieri a Bergamo per il ‘Concertozzo’
(© EelST official facebook)
17 luglio 2022
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A 12 anni e mezzo è salito sul palco, senza nessuna paura di prendere il microfono in mano e parlare davanti a 7.500 persone. Perchè Dante, figlio di Stefano Belisari, ovvero Elio degli Elio e le Storie Tese, ha le idee molto chiare soprattutto sulla sua malattia: "Sono autistico e ne vado fiero", ha detto sabato sera durante il concerto della band tornata insieme per celebrare "la fine della sfiga", cioè il ritorno dopo la pandemia degli eventi live. Perché non c‘è stata solo musica al ‘Concertozzo’, nome della serata che ha registrato il tutto esaurito all‘Arena Fiera di Bergamo con il ricavato devoluto all’organizzazione umanitaria Cesvi per i profughi in arrivo dall’Ucraina. Tra i grandi classici degli Elii, da ‘John Holmes’ a ‘Cara ti amo’, c’è stato spazio per parlare di autismo con Nico Acampora, fondatore del progetto Pizzaut con ristoranti gestiti da lavoratori autistici, che dal palco ha raccontato come "questi ragazzi hanno scoperto attraverso il lavoro altre caratteristiche della loro vita", con due camerieri di Pizzaut che, per esempio, sono diventati musicisti.

Poi Acampora ha presentato "il mio aiutante Dante", al quale ha passato il microfono: "Ciao Bergamo, fatevi sentire", ha urlato il ragazzo, a suo totale agio davanti al pubblico del Concertozzo, di fianco a Elio, divertito papà. "Il mio nome è Dante, il cognome è Belisari ma, vabbè, a nessuno interessa, e sì, sono autistico e ne vado fiero", ha detto. "Vi chiedo una cosa in particolare. Per prima cosa godetevi lo spettacolo, vi lascio in pace, ma come seconda cosa per favore, rispettate tutte le persone autistiche", ha aggiunto. Per poi concludere con "un’ultima cosa: la Terra dei cachi è la Terra dei cachi. Ciao Bergamo" (applausi).

L’autismo è malattia per la quale Elio da anni si spende, nell’Italia che «è ancora all’anno zero, anzi sottozero" quanto ad assistenza a persone che in moltissimi casi non sono autosufficienti