Il compositore, già biografo di Morricone, e la cantautrice, performer e attivista brasiliana, per un viaggio dentro di sé in forma di concept. Da oggi
Da una parte ‘Alma’, coscienza superiore dalla voce femminile, che invita a una diversa comprensione delle cose; dall’altra ‘Pele’, voce maschile nel pieno di una, a tratti, disperata ricerca. Due identità distinte, un unico destino. "La natura è l’ispirazione, l’armonia è l’obiettivo", detto con le note di accompagnamento di ‘Pele e Alma’, nuovo album di Alessandro De Rosa, compositore, songwriter e produttore, e Fantine Tho, cantautrice, performer, attivista brasiliana.
Più dettagliatamente parlando. Di De Rosa, classe 1985, abbiamo scritto in più occasioni su queste pagine quale biografo ‘di fiducia’ di Ennio Morricone in ‘Inseguendo quel suono’ (Mondadori), fresco di traduzione in cinese mandarino e frutto di una lunga amicizia con il Maestro. Il lato letterario di De Rosa, insieme con quello divulgativo (per Rsi ad esempio, in ‘Ascoltare il cinema’, o per Audible), si aggiunge a quella di compositore di musica da concerto e applicata, alla lunga collaborazione con Jon Anderson (Yes, Vangelis, Kitaro), all’esecuzione della propria musica a Venezia (Biennale), Rotterdam (De Doelen), Utrecht (Gaudeamus). Al di fuori del progetto ‘Rouge’, quintetto femminile brasiliano da oltre tre milioni di copie vendute, conosciamo Fantine Tho, studi di yoga e meditazione con Sri Sri Ravi Shankar e già ambasciatrice di Mission Green Earth, missione di riforestazione globale dell’International of Human Values (Iahv), due elementi che giocano un ruolo primario in questo ‘Pele e Alma’.
«Ho conosciuto Fantine nel 2012 all’Aja, durante i miei studi al conservatorio», racconta De Rosa. «L’ho scoperta in un pub in Grote Markt, dove cantava e suonava la chitarra benissimo. Quell’anno aveva partecipato a The Voice of Holland; mi raccontò la sua storia. Negli anni siamo rimasti in contatto, e quando ha iniziato a lavorare a questo progetto mi ha contattato, perché serviva qualcuno che potesse conferire al disco una dimensione completamente diversa rispetto al pop dal quale lei arrivava. Qualcosa di diverso che nessuno sapeva ancora cosa sarebbe stato». Piena la sintonia con De Rosa, introdotto sin da piccolo alla bioenergetica, alle teorie di Wilhelm Reich, alla filosofia indiana, al mondo dei chakra. «Un viaggio all’interno di sé stessi», più brevemente detto. L’idea del disco, in sintesi: «In quella corazza comportamentale di cui parla Reich, quando hai blocchi in alcune parti del corpo, blocchi non solo mentali, la nostra comunicazione, la nostra connessione col mondo inizia a soffrire; sviluppiamo patologie e le portiamo nel mondo. Da qui l’idea di un viaggio riequilibrante che si lega all’attivismo esterno, un ‘dentro’ e un ‘fuori’ in comunicazione, in ottica di realizzazione di un mondo armonico che lo squilibrio mai potrebbe produrre».
Le musiche di ‘Pele e Alma’ viaggiano parallele al libro-eserciziario di Fantine Tho, fondatrice di un centro yoga di cui è istruttrice. Il volume, di prossima pubblicazione, contiene le stesse storie narrate nell’album insieme a esercizi e percorsi di pratica meditativa. È illustrato, così come l’album, da Greta Desirèe Facchinato. Nel suo scorrere di chakra in chakra, ‘Pele e Alma’ è un ascolto lungo 70 minuti tra world music, new age, momenti cinematografici, percussivi, transiti dall’intimo al maestoso al mastodontico, e ritorni. Mondi diversi che convivono, o «stati emotivi», precisa il compositore, anche autore di due brani dalla forma-canzone: ‘Feel’, che pare un germoglio dello Sting di ‘Sacred Love’ cresciuto in terra ancor più fertile, e ‘Mirroring’, «l’uscita dal labirinto, nel sesto chakra che apre al settimo e quindi alla connessione universale, al momento della presa di coscienza che c’è altro e si è pronti a lasciare tutto, restando connessi col tutto». ‘Grace’ e ‘Agradenço’ sono le composizioni di Fantine, e il resto delle musiche di De Rosa, da questi scritte, arrangiate, prodotte, masterizzate, insieme alle prime. Di ‘Pele e Alma’ esce oggi in tutti gli store digitali la prima la versione, quella in portoghese; seguirà ‘Flesh and Soul’, in inglese per la versione internazionale; a ruota, la forma puramente strumentale, senza le narrazioni di Fantine.
«‘Pele e Alma’ è il risultato di un anno e mezzo di lavoro», quantifica De Rosa, «in mezzo alle altre mie attività». Compresa quella di divulgatore: «Mi sono scoperto a parlare di musica anche grazie a Boris Porena, il mio maestro. Parlare di musica mi piace, ma parlarne soltanto mi svuota, sento il bisogno di farla, i miei studi di composizione me lo chiedono». Ma è anche necessità di base: «"Analizzare per comporre, comporre per analizzare", diceva Porena, non si può scappare da nessuna delle due, altrimenti ci si perde nelle chiacchiere e nel fine a sé stesso. Ci vuole modulazione, redistribuzione, serve inciampare in una cosa che ci pareva di aver capito quando cercavamo di spiegarla, ma restando attaccati al nucleo creativo, fonte anche delle maggiori frustrazioni perché si è soli con sé stessi senza sapere ‘come va a finire’, magari male. Ma è lì che si cresce». Per chiarire ulteriormente: «Leonard Bernstein faceva notare come insegnare e imparare non siano opposti, ma facce della stessa medaglia. E Bernstein ha speso la vita in questo senso, meno male che è passato su questa terra, fa parte dei miei modelli, dei miei ideali. Modelli alti, me ne rendo conto, ma cerco di seguirli, nel mio piccolo, come posso».
Chiudiamo con una curiosità tutta nostra: cosa avrebbe detto Ennio Morricone di ‘Pele e Alma’?: «Mi spiace non averglielo potuto fare ascoltare», risponde l’autore. «L’ho fatto sentire ad altri amici, a Carlo Crivelli per esempio, anch’egli compositore del cinema, che mi ha detto: "Alessandro, è un lavoro di grande fascino! Non saprei definirlo ma chissenefrega di definirlo!". Mi fido di lui, perché è un grandissimo. Ma non vorrei deludere le aspettative, dunque lascio il giudizio a chi ascolta».
Per quel che ci riguarda, sposiamo Crivelli.
L’album, con illustrazione di Greta Desirèe Facchinato