Le abbiamo ascoltate a Milano. Su ‘Lettera di là dal mare’ di Massimo Ranieri parte l’applauso; il resto (Morandi, Elisa, Mahmood) dignitosamente segue
Qualcuno a un certo punto, in una composta ilarità generale, chiede se per caso verrà ospite Djokivic. “Ci è già stato il primo anno”, risponde il direttore artistico. Ma il pensiero è un altro: chissà se nel ricorso di Novak Djokovic viene citato Gianni Morandi, graziato dal Festival della Canzone Italiana per aver postato frammenti del brano in gara. È con questo quesito che ci batte in testa che ci apprestiamo a violare un piccolo rito, e cioè aspettare la sigla dell’Eurovisione per scoprire come sono le canzoni del Sanremo 2022. Alle ore dodici non svizzere di oggi, fuso orario di Milano e Roma, la Rai nella forma umana di Amadeus ha diffuso – solo per quella strana categoria denominata ‘giornalisti musicali’ – le canzoni del Festival. Per noi del centro-nord, negli studi milanesi di ‘Che tempo che fa’; per quelli del centro-sud, tra le mura de ‘I soliti ignoti’, nello storico Teatro delle Vittorie, casa dell’intrattenimento nazionale, con Milano collegata. Lo scopo dei preascolti, da qualche anno, è “agevolare la critica musicale”, lo dice la liberatoria che impegna a non divulgare i testi prima della prossima settimana. E noi ringraziamo per l’agevolazione e promettiamo di non citare un solo vocabolo (spoiler: parlano quasi tutte d’amore, manco a dirlo).
Nella conferenza a margine degli ascolti, qualcuno fa notare che non ci sono accenni alla pandemia.“Non c’erano nemmeno lo scorso anno e nemmeno in quelle scartate”, risponde Amadeus, che in un parco canzoni dall’elemento dance molto diffuso replica: “È un dispiacere che non si possa ballare, e io le discoteche le ho frequentate”. Parla di Massimo Ranieri “sogno realizzato”, di “molti pretendenti al podio finale”, non sa nulla di Fiorello e nemmeno sa se i Måneskin saranno superospiti. Il direttore Coletta, da parte sua, assicura che se l’elezione del Presidente della Repubblica dovesse sforare nella settimana canora, allora “troveremo una compatibilità tra i due eventi”.
Citiamo il vincitore di Festival Gabbani per dire di come l’elemento dance, nelle sue totali e totalitarie accezioni, sia presente, per la soddisfazione di Amadeus dal banco degli ‘imputati’ che muove su e giù la testa, o lancia i ritornelli con indici puntati da diggei (ci manca giusto un “su le mani!”). E molto ballo è ballo bello: nel superfast cantato da Ditonellapiaga e Donatella Rettore (‘Chimica’) si citano l’orgasmo multiplo e le suore, e la dance-polemica è assicurata. Che a Dargen D’Amico (‘Dove si balla’) piaccia la musica dance, in quanto Dj, si capisce dal primo verso, in un complessivo invito al reinnamoramento, di una lei e della vita tutta, in barba alle mascherine. La Rappresentante di Lista dalla splendida voce propone una cosa energetica (‘Ciao Ciao’) che parte funk e finisce synthpop, approccio positivo alla fine del mondo. Altra energia dalla chitarra rock portante arriva dal re dello streaming Rkomi con ‘Insuperabile’, l’amore per una lei con le lentiggini declinato in termini automobilistici. Nel mezzo della festa, camuffato da yéyé, Gianni Morandi (la battuta è, ovviamente, “tanto l’avevamo già ascoltata”) con ‘Apri tutte le porte’, pregna di citazioni ritmiche e armoniche da un’intera carriera, sua e di altri, degna del miglior Jovanotti autore, solo apparentemente leggerissimo. Achille Lauro (‘Domenica’), ha rallentato la sua ‘Rolls Royce’, ma la formula ‘oh’, ‘ah’, ‘si’ e ‘no’ unita al rock and roll è la stessa di sempre. Il pezzo dovrebbe volare più alto di quanto sia con l’apporto del prestigioso Harlem Gospel Choir, atteso a Sanremo per la performance all’Ariston. Per quanto le chitarre non manchino, non ci sono emuli dei Måneskin, ma solo una vecchia e rodata pop-rock band, Le Vibrazioni, con ‘Tantissimo’, quanto basta. Si balla anche con Ana Mena (‘Duecentomila ore’), come di solito si balla con J.Lo.
Uno dei rari casi di amore che non siano lui e lei – l’inviato di Gay.it se n’è accorto – lo cantano Mahmood e Blanco, per una delle ballad migliori in gara e per quello che pare il Mahmood, anche autore, più immediato da ‘Gioventù bruciata’ e ‘Soldi’. Il sempre bravo Michele Bravi (‘Inverno dei fiori’) ha invece uno dei testi migliori ma è poco aiutato dal resto. Noemi canta (bene) Mahmood nella di lui ‘Ti amo non lo so dire’; Giusy Ferreri è assai europea nell’etno-reggae ‘Miele’, che dannatamente funziona. E così, più compostamente, il 6/8 di Elisa, lontana dai gorgheggi e tornata misurata per cantare ‘O forse sei tu’, che un secondo ascolto premierà. Un secondo ascolto premierà anche Giovanni Truppi (‘Tuo padre, tua madre, Lucia’). O forse no.
Visto che questa è la sezione ‘Crescendo’, una parola per il vincitore di Sanremo Giovani Yuman in ‘Ora e qui’, brano soul di gran classe, e un’altra per Highsnob e Hu (‘Abbi cura di te’), dove la trap fa capolino senza fare troppi danni. Se, invece, il ‘Crescendo’ è inteso come ‘progressione verso l’alto’, allora la vetta di questo Sanremo pare essere Massimo Ranieri in ‘Lettera di là dal mare’: per qualità di scrittura (l’autore è Fabio Ilaqua’, con Gabbani in ‘Amen’ e ‘Occidentali’s Karma’), orchestrazione, interpretazione, tema. Parte l’applauso, l’unico della giornata.
Parlando di signore della canzone, l’Iva Zanicchi di ‘Voglio amarti’ è meno coraggiosa di Rita Pavone in ‘Resilienza 74’ (2020), o forse è solo il brano che pare meno riuscito, anche di ‘Quando ti sei innamorato’, la Orietta Berti del 2021. In un professionale medio (non mediocre) stanno Emma con ‘Ogni volta è così’, Fabrizio Moro con ‘Sei tu’ (“Presenta una canzone d’amore”, dice Amadeus, e non pare una novità) e Irama (‘Ovunque sarai’), entrambe dall’orchestrazione decisiva per arrivare fino alla fine, entrambi certamente riabilitati dall’amore del pubblico (perché chi siamo noi per dire che ci siamo un po’ assopiti). Di Aka 7even (‘Perfetta così’), Matteo Romano (‘Virale’) e Tananai (‘Sesso occasionale’), ne parliamo un’altra volta. Quanto a Sangiovanni, dovremmo dire di ‘Farfalle’, ma facciamo finta che sia finito lo spazio.