Intervista a Luigi Santos, coordinatore dell'ensemble vocale protagonista del concerto ‘O vos Omnes’, sabato 4 settembre a Tesserete
Ceresio Estate cala il sipario sulla sua 45ª edizione con l’evento “O vos Omnes”, sabato 4 settembre alle 20.30 nella Chiesa parrocchiale di Tesserete: protagonista, l’ensemble vocale Modulata Carmina, coordinato da Luigi Santos. È lo stesso Santos a introdurci all’evento, svelandoci alcuni interessanti particolari del “dietro le quinte” del lavoro corale.
Come è nato e come si è evoluto l’ensemble “Modulata Carmina”?
È nato – parliamo di circa 30 anni fa – come quartetto e con questa formazione per diversi anni ha tenuto diversi concerti, approfondito il proprio interesse nei confronti della musica antica e, tra le altre cose, partecipato alla Scuola di Musica Antica di Ginevra. Insomma, il percorso di Modulata Carmina ha avuto proprio una bella partenza! Il suo sviluppo è stato guidato principalmente da esigenze musicali che hanno richiesto man mano organici a 5 e 6 voci, poi sempre maggiori fino ad arrivare – cosa che abbiamo realizzato proprio per Ceresio Estate – a eseguire brani a 24 voci!
È possibile individuare, nel programma che presenterete a Ceresio Estate, uno o più fil rouge?
Il Leitmotiv di “O vos omnes” verte sul fatto che tutti i brani che compongono il programma hanno, come concetto di fondo, un’aspirazione all’amore inteso come sentimento spirituale, veicolo per il raggiungimento di vette altissime. E questa aspirazione coinvolge tutti quanti: da qui il titolo “O vos omnes”. Ritroviamo una tensione a un amore altissimo sia nei “Madrigali spirituali” di Giovanni Pelio, sia nel “Magnificat” di Antonio Mortaro. Nei madrigali a voce sola la dimensione dell’amore è presente secondo una prospettiva più sensuale e terrena, mentre in altre composizioni l’amore ritorna come sentimento chiave verso il raggiungimento della pace interiore. Dunque il fil rouge principale del nostro programma è la parola amore, declinata secondo significati di interiorità, spiritualità, elevazione. Sulla base di questo principio fondante abbiamo assemblato il programma cercando di mantenere al suo interno una varietà e un’alternanza di stili che lo rendano sempre coinvolgente per l’ascoltatore.
Alcuni dei brani in programma verranno da voi cantati in prima esecuzione in tempi moderni: cosa si prova a riportare alla luce gioielli musicali del passato?
Personalmente, essendo di mia competenza la ricerca e la trascrizione di molti brani che facciamo “riemergere” dall’oblio, provo sempre un’emozione speciale. Ma la partecipazione emotiva a questi momenti non è minore nei cantori. È come riscoprire una poesia dimenticata ingiustamente per anni in un cassetto: ridarle vita è qualcosa di magico. Non si tratta di una semplice operazione di “restauro”, come accade ad esempio per un monumento o un oggetto artistico: nella musica c’è un aspetto di vitalità legato al momento dell’esecuzione, che lo rende unico e per questo motivo di grande gioia ed emozione.
Mottetti, monodie gregoriane, madrigali, salmi, cantici: ci sono degli elementi di tecnica vocale specifici per ognuna di queste forme musicali, che anche un pubblico di non addetti ai lavori potrebbe riconoscere e apprezzare?
Sicuramente una differenza macroscopica, che anche un pubblico non “tecnico” può riconoscere, sta nel diverso modo di cantare in base all’organico: se ad esempio abbiamo un canto gregoriano o un madrigale a voce sola, il cantore sarà molto più libero nell’espressione e nella gestione del tempo musicale. Nei brani di insieme – come i mottetti o i madrigali a più voci – al cantore è richiesta maggiore sensibilità rispetto al “fare musica insieme” e dunque un maggiore rigore. Il canto a voce sola richiede una tecnica più raffinata e concede una più grande libertà, cosa che, per quanto riguarda i contenuti, va di pari passo con un più ampio margine nell’espressione del sentimento umano; nei brani a più voci prevale invece tendenzialmente l’aspetto della narrazione.