Lanciato da uno spot Levi's, Madonna scrisse la sua hit ‘Each Time You Break My Heart’. Nel 2018 aveva annunciato di essere in cura per un tumore.
Aveva soltanto 59 anni e per i molti assaliti periodicamente da nostalgie adolescenziali, Nick Kamen ne ha sempre avuti più o meno venti, come nella copertina dell'album che porta il suo nome. Nel 2018, su Instagram, aveva annunciato il suo essere in cura per un tumore al midollo osseo. Tre anni dopo, il modello e cantante è deceduto. Britannico, nato nell'Essex il 15 aprile 1962, all'anagrafe Ivor Neville, Kamen divenne famoso in tutto il mondo nel 1985 grazie allo spot dei jeans Levi’s 501: dentro una lavanderia a gettoni, sulle note del classicone Motown ‘I Heard It Throught The Grapevine’, il poco più che ventenne modello si toglieva i jeans e li metteva nella lavatrice, restando in boxer ad aspettare il risciacquo, tra l'euforia (e qualche imbarazzo maschile) degli astanti. Un mini strip che farà il pari, dieci anni dopo, con il carpentiere della Diet Coke, sotto gli occhi e gli occhiali delle impiegate di un ufficio, forse, newyorkese.
Ma il modello della Diet Coke è un altro. Restando alla musica. Sul giovane Nick, grazie a quello spot, ci vede lungo Madonna che, fresca di consacrazione da ‘Like A Virgin’, si prende carico della realizzazione del primo singolo di Kamen intitolato ‘Each Time You Break My Heart’, nelle top ten dei principali mercati discografici europei e segnalato da Billboard tra le cose ‘degne di nota’. Il brano è scritto e prodotto dalla signora Ciccone (che fa i cori insieme a Siedah Garrett) e da Stephen Bray, e arriva direttamente dalle session dell’album ‘True Blue’, dapprima relegato negli scarti e infine recuperato e ceduto al giovane britannico. È il novembre del 1986 e di lì a poco verrà dato alle stampe l'album ‘Nick Kamen’ (1987), aperto da un evergreen di Sam Cooke, ‘Win Your Love’, puntellato da ‘Loving You Is Sweeter Than Ever’, rivisitazione di un vecchio successo dei Four Tops firmato anche da Stevie Wonder, e da ‘Come Softly To Me’, ulteriore attingere dagli anni Cinquanta nell’ottica di un più generale e assai visivo ‘ammiccare’ a Elvis, in un tripudio di giovani teenager urlanti a ogni apparizione pubblica che rimanda al re del rock and roll o agli isterismi beatlesiani. Affidato a Patrick Leonard, produttore di Madonna, nel 1988 arriva ‘Us’, secondo album aperto dal singolo ‘Tell Me’ (con la signora Ciccone nuovamente ai cori) a chiudere gli anni '80, con l'Italia che tributa all'artista il consenso più caloroso in termini di fan e di vendite.
I Novanta di Kamen sono altro. Sono gli anni degli album ‘Move Until We Fly’ (1990) e ‘Whatever, Whenever’ (1992), disco dopo il quale la popolarità del cantante calerà definitivamente, imprigionato nel day after del successo clamoroso. Quel mito di bellezza, che è sempre arrivato prima della musica, tornerà a rivivere saltuariamente tra il gossip – il matrimonio con la fotografa inglese Amanda de Cadenet, di casa a Los Angeles, da cui il trasferimento sulla West coast – la copertina di Vogue nel 2002 e i non tantissimi tributi musicali, su tutti il singolo ‘I Promised Myself’, dall’album del 1990, rigenerato nel 2003 dalla band svedese A*Teens.
Chiuso il momento pop, Nick Kamen si era dedicato alla pittura e alle produzioni audio e video indipendenti. Oggi, a poche ore dall sua dipartita, è oggetto di un sentito R.I.P. anni Ottanta di grandi nomi: “All’uomo più dolce e più bello”, scrive l’amico Boy George su Instagram; John Taylor dei Duran Duran lo ricorda come uno degli uomini più piacevoli e gentili da lui conosciuti; Tanita Tikaram, autrice della splendida ‘Twist In My Sobriety’, scrive su Twitter: “Era gentile e dolce, ha illuminato il mondo con la sua straordinaria bellezza”.