La malattia accelerata dal Covid, il batterista dei Pooh è morto ieri a 72 anni. L'addio alla band nel 2009, il ritorno per il 50ennale e l'ultima canzone con Roby
"STEFANO CI HA LASCIATO! Due ore fa... era ricoverato da una settimana e per rispetto non ne avevamo mai parlato. Oggi pomeriggio, dopo giorni di paura, sembrava che la situazione stesse migliorando... poi, stasera, la terribile notizia". Si apre così il posto con il quale i Pooh salutano Stefano D'Orazio, "il nostro amico per sempre (...) il compagno di vita, il testimone di tanti momenti importanti" ma soprattutto "una persona per bene, onesta prima di tutto con se stessa". Firmato Roby Facchinetti, Red Canzian, Dodi Battaglia, Riccardo Fogli.
Le condizioni di D'Orazio, malato da tempo, si erano aggravate per il contagio da Covid. Settantadue anni, nato a Roma il 12 settembre del 1948, le prime esperienze musicali nei The Kings poi The Sunshines, l'ingresso nei Pooh nel 1971, portatovi dal padrone del Piper, storico locale romano che lanciò anche Patty Pravo, quando Valerio Negrini abbandona la batteria per dedicarsi alla sola scrittura dei testi. D'Orazio è stato parte integrante dei Pooh sino al 2009. Dopo oltre cinquanta milioni di dischi venduti, l'addio alle scene: "Dopo 40 anni di lavoro volevo divertirmi. I ragazzi hanno capito che non avrei avuto più l'entusiasmo necessario", scriveva nell'autobiografia 'Confesso che ho stonato - Una vita da Pooh'.
Con i suoi 'amici per sempre', D'Orazio tornerà per festeggiare i cinquant'anni dei Pooh, tra il 2015 e il 2016, con i quattro estesi per l'occasione a cinque con il rientro di Riccardo Fogli. A ufficializzare il tutto, il documento conclusivo girato nello stadio di San Siro – 'L'ultima notte insieme' – che era davvero l'ultima. Con un'appendice: 'Rinascerò, rinascerai', a fianco dell'amico di sempre Facchinetti, in un brano scritto per la città di quest'ultimo, Bergamo, in ginocchio per il Covid-19.