Spettacoli

Sanremo e il mal di Cally, rapper nella bufera

Accusato d'istigazione al femminicidio, da destra e da sinistra se ne chiede l’eliminazione dal Festival. Ma anche che resti, in nome della libertà d'espressione.

Dal video di 'Strega', anno 2017 (YouTube)
22 gennaio 2020
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I complottisti di Sanremo sostengono che il Festival disponga da sempre di un esperto di comunicazione che una volta alla settimana si occupa di creare polemica. Altri complottisti sostengono che il direttore artistico Amadeus, nel caso di cui parliamo a pagina 16, si trovi nella situazione del concorrente de ‘I soliti ignoti’, e cioè che Junior Cally nemmeno sappia chi sia. La politica, le associazioni contro la violenza sulle donne, la rete, tanto da sinistra quanto da destra, chiedono l’esclusione di un non troppo celebre rapper romano in gara al Festival, per istigazione al femminicidio. Sotto accusa non è il brano in concorso, ma testo e video di ‘Strega’, brano di poco più di un paio d’anni fa, parte di una produzione discografica non esattamente riconducibile a ‘Vola colomba’ o ‘We are the world’.

La chiamata alla libertà dell’arte unisce gli opposti. C’è il quotidiano sovranista secondo il quale “se l’Inquisizione sanremese vuole liquidare Junior Cally dovrà cercare una scusa meno ipocrita di un paio di testi in cui non viene ricalcato altro che lo stilema del rapper medio”; e c’è Ernesto Assante di Repubblica che si appella ai follower: “Ditemi che sbaglio, ditemi che devo buttare ‘Heroin’ dei Velvet Underground e ‘Cocaine’ di J.J. Cale, ditemi che non devo ascoltare metà della musica afroamericana perché non tiene nella giusta considerazione le donne”.

Le donne, appunto. Nemmeno il tempo di un passo indietro sull’aver detto che Francesca Sofia Novello, modella e fidanzata di Valentino Rossi, è nel cast di Sanremo 70 “per la bellezza e la capacità di stare accanto a un grande uomo, un passo indietro”, che ad Amadeus si chiede l’esclusione di Junior Cally in gara con la canzone ‘No grazie’ per l’effetto retroattivo della presunta istigazione al femminicidio di ‘Strega’.

Questo amore è una maschera a gas

“L’ho ammazzata, le ho strappato la borsa, c’ho rivestito la maschera”. Così rappa Cally in ‘Strega’, brano in cui lei – in un video da 5 milioni di contatti da ieri in crescita esponenziale – è legata a una sedia, incappucciata, presumibilmente sequestrata da lui, rapper con maschera a gas che non è maschera a gas qualsiasi, ma griffata Louis Vuitton. Dalle ore successive allo scoppio della polemica, per i sostenitori del ‘Libera arte in libero Stato’ lo slogan è “Allora escludete anche Marco Masini”, e via di strofe da ‘Bella stronza’, storia di un lui che canta di una lei che ha “distrutto tutti i sogni della donna che ho tradito”, una lei che a lui verrebbe da strapparle “quei vestiti da puttana” e tenerla “a gambe aperte finché viene domattina”; un lui al quale “di questo nostro amore così tenero e pulito” non resterebbe “altro che un lunghissimo minuto di violenza”.

I sostenitori della libera arte dicono che il rap è il cantautorato di oggi; i difensori del cantautorato di ieri espongono online i testi di Guccini come al Parlamento italiano si espone la scritta ‘Ladri’, vicendevolmente da una parte e dall’altra degli scranni; i riformisti chiamano in causa Frank Zappa, gli Squallor di ‘Berta’, gli Elio e le Storie Tese di ‘El Pube’ e tutta la produzione satirica sul rapporto uomo-donna in cui l’uomo esce di norma come un perfetto idiota e che è ben altro dalla cupezza di ‘Strega’.

A prendere le difese della categoria è Enzo Mazza, presidente della Federazione Industria Musicale Italiana (“Il rap ha un linguaggio crudo, si evitino censure preventive”); dall’altra parte, omogeneamente distribuiti, stanno le 20mila firme anti-Cally raccolte su change.org dai docenti di un liceo scientifico di Termini Imerese, le duemila della Conferenza Donne Democratiche, gli strali di Gasparri e Salvini, il Movimento Italiano Genitori, l’Associazione Solidarietà Adozioni, Michelle Hunziker in scia di Giulia Bongiorno. Il tutto, in divenire.

Intanto, nel Canton Ticino...

«Se parliamo di polemica a livello politico, allora Junior Cally è facilmente criticabile, ed è un’abitudine della quale sono a conoscenza». Così alla ‘Regione’ il rapper ticinese Ale Roy. «Io credo che a Sanremo, e in Italia in generale, si cerchi sempre un pretesto per rompere le scatole a qualcuno. È successo l’anno scorso con Achille Lauro, che in ‘Rolls Royce’ citava gli artisti più famosi della storia e sono riusciti a tirare fuori l’ecstasy...». Per il rapper di Camorino «quello di Junior Cally, che non è nella rosa dei rapper più seguiti dalle nostre parti, è un caso a parte. Il rap di solito parla di temi personali, ma spesso è utilizzato per costruire storie che sono come film. Penso a Eminem e al suo alter ego Slim Shady, il diavolo dentro di sé, penso al clamore che ci fu nel 2001». Nel febbraio di quell’anno, infatti, il rapper di Detroit arrivò al Festival una settimana dopo il delitto di Novi Ligure, la mattanza familiare messa in atto dalla tristemente nota coppia di fidanzatini. Il Festival, e soprattutto la Procura chiamata ad esprimersi, evidentemente sposarono la tesi dell’artista secondo la quale «Io sono io, le parole delle mie canzoni sono un’altra cosa», decidendo per il via libera a un mix di ‘The real Slim Shady’, ‘Purple Hills’ e ‘I’m back’ (senza l’ultima scabrosa strofa).

Sempre Ale Roy: «’Strega’ è solo un testo macabro in un contesto di film macabro. Questo non m’impedisce di dire che non lo condivido affatto e nemmeno condivido il linguaggio usato. Dubito fortemente, però, che Junior Cally pensi questo delle donne, anche perché l’ho incontrato e tutto mi è sembrato tranne che uno psicopatico».

Guardata dal punto di vista cinematografico, dato che il rapper sotto accusa dice di aver voluto fare una cosa ‘alla Stanley Kubrick’: «In ‘Arancia Meccanica’ e in tanti film di genere horror ci sono situazioni in cui si mettono in atto forme di violenza riprodotte in modo esplicito, incluso il femminicidio, ma non credo che siano stati girati per istigare al femminicidio. Io penso, mi auguro, o meglio, interpreto il testo di Junior Cally in un contesto alla Slim Shady. Ripeto, questo non significa che mi piaccia ‘Strega’. Io, quando scrivo i miei testi, prima di pubblicarli mi chiedo sempre se ci sia qualcosa che possa urtare la sensibilità di chi ascolta». Quindi il verso “L’ho ammazzata, le ho strappato la borsa, c’ho rivestito la maschera” non è istigazione al femminicidio? «Estrapolato così, preso singolarmente, chiaramente non lo condivido. Ma che il pezzo istighi al femminicidio a mio parere è un’assurdità». E su questa voglia di rap che da un paio d’anni ha impossessato Sanremo? «Io credo che si cerchi di invitare i rapper per questioni di visibilità. Ma il rap è visto ancora come un genere a parte. Gli affezionati di Sanremo, il pubblico più ‘cresciuto’, amano ancora le canzoni di chi ha fatto la storia, e il rap lo vedono come un genere inferiore, se non una rovina».

‘Manzoni in scatola’

Nell’arte, campo nel quale Piero Manzoni ha scritto sentenze definitive con la sua ‘merda d’artista’, il tempo dirà se Junior Cally è il nuovo cantautorato o forse ‘Strega’ resterà il soliloquio di un 20enne con troppa bamba in corpo che dopo aver cantato “Fanc*** lo stato, fanc*** l’Italia, fanc*** ogni membro della polizia” finirà col duettare con Al Bano come J-Ax.

Nell’attesa che la commissione artistica di Sanremo si esprima, e pensando all’impennata mediatica di un Festival a caccia di record, registriamo ancora la posizione di Assante – “Se pensate che ci sia un solo ragazzino al mondo che ascolta Junior Cally e poi va a stuprare una ragazza, date alla musica un potere che sfortunatamente non ha, sennò tutti quelli che hanno ascoltato ‘Imagine’ dovrebbero essere diventati santi” – e quella leggermente dissonante di Andrea Scanzi, che in uno dei suoi post sempre dichiaratamente narcisistici ma competentissimi (da esperto di Roger Waters e Ivano Fossati qual è) scende (sale) in ambiti più strettamente musicali, forse per riabilitare ‘Cocaine’ di J.J. Cale, di certo per rimpiangere gli scandali di Fo e Jannacci, di Gaber e De André e quelli di Vasco (riferito forse all’incipit di ‘Colpa d’Alfredo’), contrapposti agli scandali di “questi carciofi mosci qua” (riferito senza forse al rapper romano), auspicando pertanto la venuta di un “asteroide purificatore e definitivo”.

In definitiva, l’Italia scopre oggi, in ritardo di 19 anni, di cosa cantò a Sanremo Eminem in lingua inglese e che Brunori Sas, che credevamo il moderno cantautorato, è già vecchiume (che noi ci teniamo ben stretto). In nome dell’ironia che ci salverà, chiudiamo con l’ironia, anche se un tantino dark: “La vera violenza è riportare la Pavone su quel palco”, scrive un buontempone in rete. Povera Rita, qualsiasi sorte toccherà a Junior Cally, noi tifiamo per te (Come? Rita Pavone è sovranista? Oh mamma...).