Spettacoli

1969 volte rock

Senza boria (ma con un po’ di nostalgia), vestiamo i panni del disc jockey su carta e vi proponiamo delle tracce che hanno fatto la storia della musica

Suonava l'anno 1969 (foto: Ti-Press)
7 gennaio 2019
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“Death seed, blind man’s greed/Poets starving, children bleed/Nothing he’s got he really needs/Twenty-first century schizoid man”. Avete appena “ascoltato” la strofa conclusiva del celebre brano dei King Crimson “21st Century Schizoid Man”, il primo dell’album “In the Court of the Crimson King”. Un ascolto che lascia una sensazione straniante; alienante. Traduzione e interpretazione però le lasciamo a chi desidera addentrarsi in questa lettura musicale sull’uomo moderno. L’album è stato pubblicato dal complesso britannico di rock progressivo nel 1969, anno che ha segnato, o per rimanere nel campo semantico del vinile, inciso profondamente il corso della musica; quella con la maiuscola.

Lato A: appunti di storia

Non ci vuole un pretesto particolare per spolverare (letteralmente, ma soprattutto fisicamente) vinili e giradischi e ascoltare alcuni capolavori nati negli anni Sessanta. Ma poiché siamo nell’anno del cinquantennio di Woodstock (che verrà celebrato ad agosto con due grandi eventi), ci abbandoniamo al richiamo della ricorrenza e ci tuffiamo in uno degli anni, il 1969, più “magici” del rock. All’epoca, la cultura giovanile era in piena esplosione, divisa tra istanze di pace e battaglie per i diritti civili, alla ricerca di metodi alternativi di aggregazione sociale e con un dirompente desiderio collettivo di nuovi modi di espressione artistica. Diversi gli eventi simbolici – come l’esibizione dei Beatles, oramai in rotta, sul tetto dell’edificio al numero 3 di Savile Row di Londra, interrotta dalla polizia – che hanno inaugurato l’anno segnato dai raduni di massa. Come il celebre festival di Woodstock, ospitato per tre giorni alla Max Yagur’s Farm di Bethel (New Jersey). Le persone che vi hanno preso parte erano circa 500mila. Alla tre giorni dedicata alla musica e all’amore, risponde il festival di Altamont (California), passato alla storia come un incubo a causa della morte di un ragazzo, ucciso dagli uomini del servizio d’ordine (Hell’s Angels) chiamato dai Rolling Stones. Il 15 novembre a Washington, mezzo milione di persone sfila per protestare contro la guerra del Vietnam: ad accoglierlo Pete Seeger, Peter, Paul and Mary, Arlo Guthrie, John Denver.

Lato B: gli album che l’hanno fatta

Nel 1969, il numero delle pubblicazioni di album che hanno cambiato la storia del rock è impressionante. Ne citiamo alcuni, mese per mese. A gennaio, esce il primo disco dei Led Zeppelin (omonimo) che – a ottobre nel solco del furore creativo – pubblicano il secondo lavoro “Whole Lotta Love”. A febbraio vede la luce “Kick Out The Jams”, leggendario live degli MC5, band che ha piantato i semi della musica come espressione rabbiosa del disagio. I Genesis debuttano a marzo con “From the Genesis to Revelation”, poi ripudiato dalla band. Il mese successivo, Bob Dylan pubblica “Nashville Skyline” e Leonard Cohen “Songs from a Room”. Maggio è segnato da due titoli: “Crosby, Stills & Nash”, primo lavoro del trio, e “Tommy”, di Pete Townsend e degli Who, nota come la prima opera rock della storia. I Pink Floyd pubblicano a giugno “More”, colonna sonora della pellicola omonima. A ridosso dell’11 luglio, il giorno del primo allunaggio, esce “Space Oddity”, avventura spaziale di Major Tom destinata a rimanere uno dei capolavori di David Bowie. Gli Stooges di Iggy Pop debuttano ad agosto con l’album omonimo e, sempre in questo mese, i Cream danno alle stampe “Goodbye”. In ottobre c’è un altro debutto clamoroso: “In The Court of the King Crimson King”, primo album dei King Crimson. In novembre, ancora i Pink Floyd realizzano “Ummagumma”. Sul piano del rock, dicembre chiude lo straordinario 1969 con “Let it Bleed” dei Rolling Stones; quello con canzoni come “Gimme Shelter”, “You Can’t Always Get What You Want”, “Midnight Rambler”.

Bootleg

Eccoci giunti al momento di posizionare la puntina sui microsolchi immaginari e proporvi una personalissima selezione di dischi con cui tornare indietro e immergersi nelle atmosfere sonore del 1969. La cinquina di album segue l’ordine cronologico – secondo il mese di stampa –, poiché è assai difficile (se non impossibile) ordinarli secondo una classifica di pregio.

“Led Zeppelin” è il primo album (omonimo) del complesso britannico pioniere dell’hard rock, registrato in studio e pubblicato il 12 gennaio 1969, negli Stati Uniti. Il contenuto del disco sono 9 brani, molti dei quali grandi classici, come “Dazed and Confused”, “Good Times, Bad Times”, “Communication Breakdown”.

Bob Dylan, che è sempre “un buon posto dove stare”, il 9 aprile 1969 ha pubblicato “Nashville Skyline”, album di dieci tracce registrate in studio. Disco che ha fatto parlare di sé perché molto diverso da ciò cui Mr. Zimmerman aveva abituato: più commerciale e accessibile. Ma è pur sempre lui...

Arriva il terzo album dei Pink Floyd: “More”, colonna sonora della pellicola omonima diretta da Barbet Schroeder ambientata a Ibiza (consigliamo anche il film), pubblicata il 13 giugno 1969 (in Gran Bretagna). Un disco di rock psichedelico con 13 brani, fra cui alcune ballate folk, ma soprattutto brani strumentali e sperimentali. Sempre del complesso britannico, “Ummagumma”, il loro quarto album live e in studio, pubblicato il 7 novembre (singhiozza la nostra cronologia) nel Regno Unito. Il doppio disco (di 4 e 5 tracce) è uno dei lavori più sperimentali (con influenze di rock progressivo) dei Pink Floyd; una traccia su tutte: “Several Species of Small Furry Animals Gathered Together in a Cave and Grooving with a Pict”.

At last but not least; chiudiamo con l’album d’apertura: “In the Court of the Crimson King” della band britannica King Crimson. Pubblicato il 10 ottobre del ’69, con le 5 tracce del disco, la band ha travalicato i confini del rock, attingendo al jazz e alla musica classica...