I panettoni sugli scaffali a settembre, mentre per strada signore e signorine sfoggiano ancora vestitini corti, sono il sinistro presagio. Che le Feste sono arrivate, invece, è realtà data dallo spot natalizio dei grandi magazzini. Punto di non ritorno, il film di Natale; per alcuni, la riconciliazione col bambino che c’è in noi, per altri una ciclica tortura. Se mai ‘Blizzard, la renna di Babbo Natale’ vi mandasse in sbattimento, se non credete al ‘Miracolo nella 34ª strada’, se non sapete che farvene di elfi e regine del freddo, se ‘Love actually’ vi provoca l’orticaria e se per il bimbo di ‘Mamma ho perso l’aereo’ sognate ogni volta un finale diverso, ecco alcuni titoli per chi è convinto che a Natale possiamo essere tutti più cattivi…
In 'L'ultimo Capodanno' di Marco Risi (1998), Monica Bellucci è il fulcro di una follia condominiale programmata per esplodere alla mezzanotte. La triste umanità del palazzo include anche una vedova aspirante suicida, un gigolò per anziane signore (Rosario Fiorello) e un avvocato vittima delle sue fantasie erotiche (Alessandro Haber). L’impatto della Bellucci sul film è statico quanto il finto pelo pubico che la ricopre nelle scene di nudo integrale, ma il film è di gradevole cinismo (il più noto padre Dino disse al figlio Marco: "Se riesci a far ridere con queste cose vuol dire che sei veramente un grande regista").
Sarà il suo passato di pubblicitario, Paolo Genovese gestisce con maestria il disagio che porta alla ‘soluzione finale’, che di norma se ne infischia del lieto fine. Caratteristiche che accomunano tanto 'Perfetti sconosciuti' (2016) quanto il natalizio ‘Una famiglia perfetta’ (2012), storia di un burbero separato (Sergio Castellitto) che per non trascorrere le feste solo come un cane assolda una troupe di attori ai quali far recitare i singoli ruoli della famiglia che non ha più (dello stesso Genovese, sorvoliamo sulla bontà che regna in ‘La banda dei Babbi Natale’. Perché noi qui si vuole soffrire). Beghe familiari anche in 'Parenti serpenti' di Mario Monicelli (1992), dove una coppia di anziani che rifiuta l’ospizio offre in eredità la propria abitazione a chi, dei 4 figli, li accoglierà in casa. Il vaso di Pandora delle gelosie represse è aperto, così come pure l'armadio con gli scheletri dentro.
In 'Regalo di Natale' (1986), Pupi Avati mette in scena la crudeltà del poker. Coppa Volpi per il miglior attore protagonista, Carlo Delle Piane è un avvocato noto per le perdite al gioco, vittima sacrificale di un gruppo di amici, o presunti tali, capeggiati da Diego Abatantuono (che ha promesso alla moglie di non giocare più). Quella che sembra una pura formalità diviene beffa all’alba del 25 dicembre (‘La rivincita di Natale’, 18 anni dopo, sarà degno sequel).
Per gli amanti dell’horror, il caposcuola è 'Black Christmas (Un Natale rosso sangue)', film del ‘74 nel quale uno psicopatico si accanisce in un convitto femminile (meno epocale il remake splatter). In ‘Silent night, deadly night’ (1984), un altro psicopatico (per trauma natalizio infantile) agisce vestito da Santa Claus per moralizzare il vicinato. In ‘Krampus - Natale non è sempre Natale’ (2015) si riesuma il demone di antiche leggende popolari, anch’esso moralizzatore (il piccolo Max, che ha perso lo spirito del Natale, straccia la letterina per Santa Claus e, giustamente, finisce all’inferno). Peccato per il lieto fine che accompagna i perfidi ‘Gremlins’ (1984), ‘Il Grinch’ (2000) e Ebenezer Scrooge di ‘A Christmas Carol’ (2009), uno dei più riusciti eroi negativi delle Feste uscito dalla penna di Charles Dickens.
Il cinepanettone U.S. annovera anche un episodio della saga dei Griswold (famiglia media americana con a capo il maldestro Chevy Chase) in 'Un Natale esplosivo' (1989), cenone che muta in disastro. Ma il Natale non è mai abbastanza cattivo senza 'Babbo bastardo' (2003), irriverente che nemmeno i Monty Python. Willie (Billy Bob Thornton) è un ladro alcolizzato e sessualmente bulimico il cui tentativo di svaligiare un centro commerciale gli impone di fare il Babbo Natale per i bimbi. Niente di troppo complesso per un ladro alcolizzato e sessualmente bulimico, se non che Willie, i bimbi, li detesta. Per ridere della sua deriva morale – la parte era destinata a Bill Murray o Jack Nicholson, entrambi già impegnati su altri set – si eviti il sequel, informe lista di sboccataggini. Anche nel primo film, in verità, le sboccataggini abbondano. Soltanto che sono distribuite ad arte, con una certa poesia e funzionali alla storia. Bambini accompagnati (ritirato dalle sale italiane il 21 dicembre 2004. Nemmeno il tempo di festeggiare…).