laR+ La ricorrenza

Tewanna Ray, un geniale mascalzone

Cento anni fa il falso pellerossa giungeva nel Ticino. La sua figura verrà ricordata al Teatro Sociale il prossimo 7 gennaio

‘Fa’ mia al tavanarài!’
(Archivio di Stato di Bellinzona)
28 dicembre 2024
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Nel dicembre del 1924 smonta a Bellinzona un personaggio eccentrico. Indossa un copricapo di penne colorate e sembra un attore del cinema. Ordina al facchino, con un accento americano, di scaricare il bagaglio dal treno. E intanto gli mette in mano una banconota da cinquanta, quello che l’esterrefatto portabagagli non guadagna in un mese di onesto lavoro. “Sua Altezza il Principe Tewanna Ray”, hanno letto i doganieri sulle etichette incollate ai bauli. Il passaporto inglese che l’uomo esibisce è falso; autentico è invece il visto che il console svizzero a Torino gli ha rilasciato per un periodo di cure.

Il principe e il petrolio

Non è in buona salute, difatti, il principe. Da due anni gira l’Europa, osannato come una star. Forse anche perché quel maschio pieno di fascino, che fuma come un turco e beve come una spugna, si vanta di aver recitato in un film accanto a Rodolfo Valentino. In realtà ha fatto la comparsa in una sola scena, quella dello scontro fra gli yankee e gli Apache. “Sono il re dei Cherokee”, ripete da quando è sbarcato in Inghilterra. E poi aggiunge: “Ecco il difensore dei diritti dell’uomo”. Se poi qualcuno vuole saperne di più, aggiunge: “Sotto le zolle del mio regno c’è il petrolio! Potremmo essere straricchi! E invece il governo americano vuole fregarci l’oro nero”. Intanto batte cassa con tutti e sempre ripete: “Vi ripagherò con gli interessi”. A Londra colui che si presenta come “Doctor of Medicine” (ma è una menzogna: fin qui ha solo venduto olio di serpente) ha chiesto udienza al re, che però gliel’ha negata. In Belgio, preso d’assalto da giornalisti e fotografi, ha tenuto spettacoli nei teatri, cantando e danzando, e ogni volta hanno dovuto chiamare i poliziotti per tenere a bada la folla. Al casinò di Nizza il principe Tewanna Ray, che si fa chiamare anche White Elk (cioè Alce Bianco), ha incontrato due contesse austriache, madre e figlia, tanto ricche quanto ingenue, che subito si sono invaghite di lui. E, forse ricordando un vecchio proverbio che dice: “Quando la fame entra dalla porta, l’amore esce dalla finestra”, sapendolo momentaneamente privo di quattrini, hanno cominciato a dargli dei soldi, prima, poi a foraggiarlo con le mani bucate, e infine a riempirlo di doni (auto di lusso, completi di alta moda, gioielli, denaro contante a volontà). Gli hanno perfino pagato un giro trionfale dell’Italia in piroscafo, e a ogni scalo Cervo Bianco, come lo chiamano ora, ha gettato sulla folla che lo attendeva sui moli tante banconote che sono volate per l’aria come sciami di farfalle. Perfino il duce ha voluto riceverlo; e il papa lo ha invitato in udienza privata al Vaticano. A chi pensa che siano fandonie il “Chief” mostra le foto dei due uomini più potenti d’Italia, con tanto di dedica autografa.

Sul palco del governo

A Bellinzona Tewanna Ray si installa prima all’Ospedale, sempre a spese delle due contesse, poi in albergo e intanto, dopo avere noleggiato un’automobile lussuosa e lo chauffeur che lo scarrozza, chiede prestiti e oboli a destra e a manca. Alla Vigilia di Natale è ospite del dottor Emilio Sacchi e aiuta i suoi figli a ornare l’albero, intonando canzoni indiane e narrando di cacce al bisonte. Promette di finanziare scuole, asili dell’infanzia, case per gli orfani. Offre sontuosi rinfreschi, dimenticandosi sempre di saldare il conto. Il 27 partecipa alla Festa del Fascio, a Lugano, dove viene accolto come un eroe. Il 5 gennaio del 1925 è al “Veglionissimo Rosso”, spassandosela a suon di canapè e di bottiglie di champagne. La sera del 7, vestito di tutto punto, con l’immancabile copricapo e l’abito traboccante di ciondoli, amuleti, pietre di vetro colorato, Cervo Bianco è ospite d’onore, al Teatro Sociale, nel palco riservato al Consiglio di Stato. Si inscena una commedia, “Nerone”, dove, più che l’imperatore che ha incendiato Roma, il protagonista è un festaiolo scioperato: proprio come il “principe indiano” che tutti ammirano pieni di invidia mentre sorseggia il vermouth. White Elk si guarda attorno compiaciuto, ricambiando i saluti degli uomini e facendo l’occhiolino alle signore.

“Fa’ mia al tavanarài!”

Poi però il sipario si chiude. La polizia lo sta tenendo d’occhio e dall’Italia sono arrivate informazioni tutt’altro che rallegranti. Il conto in banca delle due contesse piange miseria, si parla di cinque milioni (dell’epoca, una somma incredibile) buttati al vento in pochi mesi. Ovunque sia stato, Tewanna Ray ha lasciato il segno: feste in terza, cuori infranti, promesse di donazioni mai mantenute, debiti di ogni genere. Finalmente arrestato, “Sua Altezza il Principe Tewanna Ray” va sotto processo, a Lugano e poi in Italia. Nei tribunali le accuse non si contano. Altro che un principe, dicono i procuratori. Altro che un pellerossa! Il signor Edgar Laplante è solo un lestofante. Un mascalzone d’alto bordo, aggiungono i difensori delle parti offese. Nessuno più che provi simpatia per un uomo, fino a pochi giorni prima idolatrato da tutti. Così il falso indiano finisce in prigione, prima da noi, quindi a Torino. L’uomo celebre in tutta Europa, la star abituata alla vita da nababbo, non ha più neanche i soldi per pagarsi le sigarette. L’astro oramai è tramontato per sempre. Ma non la sua memoria, che anche a Bellinzona sopravviverà a lungo. Un carnevale, cinque anni dopo, rappresenta Tewanna Ray circondato da indiani di cartapesta e da cowboy che in sella ai loro cavalli tirano un carro con una scritta: “Donne donne, se il vostro cuor volete donar, non cogli indiani l’amor dovete far!” Nel dialetto locale poi, ancora oggi, segno di una ferita mai del tutto risanata, “tavanarài!” significa “truffatore”, “imbroglione” e “bugiardo”. Che dire allora, a un secolo esatto di distanza, del falso principe dei pellerossa (“Tutti impazzano per lui”, scriveva un giornale italiano poco prima che arrivasse in Svizzera)? Cervo Bianco va ricordato come un genio del male, un uomo capace, con largo anticipo sui tempi, di costruire dal nulla, grazie alla sua faccia tosta e alla grancassa mediatica, un’enorme bolla di sapone. È il precursore dei Berlusconi, dei Trump e di tutte quelle persone senza scrupoli che, moltiplicandosi di giorno in giorno, e inanellando una menzogna dopo l’altra, hanno saputo e sanno costruirsi una fama spropositata, illudendo folle di ingenui in cerca di impossibili sogni. Viva Tewanna Ray, allora! E pietà per tutti coloro che si lasciano abbindolare dalle parole dei venditori di fumo!

La sera del 7 gennaio 2025, a cento anni esatti dalla sua comparsa sul medesimo palcoscenico, la figura di Tewanna Ray verrà ricordata al Teatro Sociale di Bellinzona, con la partecipazione, oltre che di Renato Martinoni (autore de ‘Il tramonto degli dei. Storia e romanzo di Cervo Bianco’, Edizioni Ulivo, 2004), della scrittrice Laura Pariani, dell’attrice Margherita Saltamacchia e del regista Alessandro Maccagni. Le fotografie del falso pellerossa qui riprodotte si conservano presso l’Archivio di Stato di Bellinzona.