Società

Tentata intrusione nella cartella clinica di Kate in ospedale

Dopo le foto ritoccate, un'altra tegola si abbatte sulla privacy di Kensington Palace. Che promette indagini rigorose

Nuove ombre su Kensington Palace
(Keystone)
20 marzo 2024
|

Almeno un dipendente della London Clinic, l'ospedale privato d'élite in cui a gennaio sono stati operati sia re Carlo sia Kate, avrebbe tentato nelle settimane scorse d'intromettersi nel file informatico contenente la cartella clinica con le informazioni – finora coperte da strettissimo riserbo a livello pubblico – sullo stato di salute della principessa di Galles, consorte dell'erede al trono William. Lo riporta il tabloid Daily Mirror, precisando che i vertici della struttura sanitaria hanno avvertito dell'accaduto Kensington Palace, residenza dei principi di Galles, promettendo indagini rigorose.

Al momento non è confermato che l'intrusione abbia avuto successo, né che siano state diffuse informazioni riservate sulla salute della 42enne Kate, sottoposta due mesi fa a un misterioso intervento all'addome e tuttora convalescente al riparo da qualunque apparizione ufficiale. L'accaduto ha tuttavia scatenato immediate reazioni, anche a livello politico, mentre conferma la pressione montante sulla famiglia reale sulle questioni di salute dei suoi membri: pressione di fronte alla quale lo stesso William si sarebbe mostrato negli ultimi giorni "profondamente frustrato", secondo impressioni raccolte de relato dalla royal correspondent di Sky News Uk a margine di una visita ufficiale del principe in un centro per senzatetto a Sheffield. Tanto più sull'onda dello scandalo suscitato la settimana scorsa dalla pubblicazione da parte di Kensington Palace di una foto di Kate presentata come rassicurante, ma rivelatasi poi manipolata e ritirata nell'imbarazzo generale.

Commentando l'indiscrezione, Maria Caulfield, viceministra della Sanità britannica, ha da parte sua avvertito che tentare di «accedere senza permesso» ai dati di un paziente, reale o non, rappresenterebbe da parte di medici, infermieri o dipendenti ospedalieri una «violazione seria e grave» delle regole. E, se provata, potrebbe portare a pesanti ammende, provvedimenti disciplinari o anche denunce penali.