Società

Cina, tre bebé nati col Dna modificato. Ricercatore condannato

Il ricercatore responsabile dell'esperimento è stato condannato a tre anni. Lo riporta l'agenzia di stampa statale Xinhua.

Anche due gemelli sono nati in Cina con il Dna modificato (Foto Keystone)
2 gennaio 2020
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Sarebbero tre i bambini nati in Cina con il Dna modificato con la tecnica del taglia e incolla, Crispr: le gemelle nate nel 2018 e un terzo bambino nato forse tra giugno e luglio 2019. La conferma è contenuta nella notizia sulla condanna del ricercatore responsabile dell'esperimento He Jiankui, riportata dall'agenzia di stampa statale cinese Xinhua.

L'agenzia scrive infatti che il ricercatore è stato condannato a tre anni di carcere per i suoi esperimenti "in cui sono nati tre bambini geneticamente modificati".

Tuttavia non sono state diffuse altre informazioni sul terzo bambino. Non si sa nulla del suo sesso, del suo stato di salute, se la nascita abbia comportato complicazioni o se il bambino sia ancora vivo.

Nel novembre 2018, quando Jiankui ha annunciato per la prima volta l'esistenza delle due gemelle nate con il Dna modificato, scrive il sito Sciencealert, il ricercatore aveva detto di aver impiantato in un'altra donna un terzo embrione modificato con la stessa tecnica. La notizia era stata poi confermata a gennaio 2019, dal bioeticista dell'università statunitense di Stanford, William Hurlbut: aveva riferito all'agenzia di stampa France Presse di aver parlato con il ricercatore cinese di quel terzo embrione modificato, il quale gli aveva detto che la donna avrebbe dovuto partorire tra giugno o luglio 2019.

Tuttavia a luglio 2019 non è stata diffusa alcuna notizia della nascita di un terzo bambino nato con il Dna modificato, ma ora la Cina ha confermato la sua nascita, nella notizia dell'agenzia di stampa Xinhua sulla condanna di He Jiankui. Il ricercatore aveva modificato gli embrioni con la Crispr per silenziare il gene che controlla il recettore chiamato CCR5, che si trova sulla superficie delle cellule immunitarie chiamate linfociti T e che è la porta di ingresso preferita del virus Hiv. L'esperimento aveva immediatamente sollevato dubbi e critiche nella comunità scientifica che lo aveva definito un autentico pasticcio scientifico, oltre che etico.