Ticino7

Ma come parli? La lingua ai tempi dell'itanglese

Quel ramo del lago di Como south coast oriented, tra due catene non-stop di monti tutte curvy...

(YouTube)
19 maggio 2018
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Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.

A fine 2017 il quotidiano La Repubblica ha lanciato un sondaggio per eleggere la parola dell’anno. Ebbene, in una rosa di 15 termini ben 7 erano inglesi con in testa l’oramai immancabile fake news seguito da curvy, hater, influencer e via di questo passo. Una conferma di come nel nostro uso quotidiano entrino sempre più spesso parole anglosassoni, senza che si cerchino adattamenti e alternative nostrane. Così, in molti ambiti mancano le parole per «dirlo in italiano» e si ricorre automaticamente agli anglicismi, spesso impiegati in maniera approssimativa e maccheronica visto che non sempre si è consapevoli del corretto significato nella lingua inglese. Si sta imponendo l’itanglese, un idioma il cui nome è stato coniato da un esperto, Antonio Zoppetti, autore di un manuale sul tema (vedi a lato). Una lingua che sta lentamente svuotando l’italiano, rendendolo più povero, e che è figlia di una sudditanza verso il mondo anglosassone che sta facendo regredire il nostro lessico.

Non si inventano nuove parole, non ci si sforza di creare neologismi e così, numeri alla mano, dal 1990 al 2017 gli anglicismi in un dizionario importante come il Devoto-Oli sono più che raddoppiati, passando da 1’600 a 3’400 circa. Anche la loro frequenza d’uso è aumentata, e se guardiamo ai maggiori dizionari dal 2000 in poi la metà dei nuovi termini è costituita da parole inglesi. «Eppure tradurre si può» ci dice Zoppetti. «L’epoca delle grandi invenzioni, tra fine Ottocento e primo Novecento, ci ha portato la lampadina, il telegrafo e la televisione, non la lamp, il telegraph e la television. Oggi pensiamo al mouse del computer… in spagnolo si usa raton, in francese souris. Invece noi abbiamo preso l’inglese. Fine».

Usare l’italiano e studiare l’inglese

Una tendenza molto italofona legata anche a una debole conoscenza della lingua inglese. Si ostenta una pratica linguistica che non si ha, si dice Capacity Test oppure Performance Guarantee perché spesso non sappiamo tradurre in «prova di abilità» e «garanzia di buona esecuzione». Dobbiamo dunque cambiare mentalità e smetterla di pensare che l’inglese sia una moda passeggera, e che molti anglicismi entrino nella nostra lingua per poi essere abbandonati in fretta: «È inutile ribadire che oggi il mondo è quello della globalizzazione, dove l’inglese ha un ruolo fondamentale» conferma Zoppetti. «La nuova prospettiva è il rapporto tra locale e globale: dobbiamo evitare che l’italiano diventi un dialetto d’Europa. Il rischio è questo: se le parole necessarie per descrivere tutto ciò che è nuovo sono importate solo dall’inglese, potremmo presto perdere la capacità di esprimerle nella nostra lingua. E allora sì che relegheremmo l’italiano al lessico dell’antico, e lo faremmo morire». Forse allora conviene usare di più l’italiano e studiare meglio l’inglese, invece di fare mix approssimativi!

Il "lessico"

Nel 2017 sono state sette le parole inglesi più usate nella nostra lingua. Ma davvero non esistono alternative in italiano? Vediamo un po’:

curvy: perché non dire maggiorata, prosperosa, giunonica, «tutta curve»?

fake news: non è meglio bufale, false notizie o semplicemente falsi?

hater: si potrebbero utilizzare vocaboli come odiatori, provocatori, seminatori di zizzania.

influencer: perché non scrivere o dire influenti, importanti, autorevoli, trascinatori?

paradise paper: basta scrivere lista degli evasori e paradisi fiscali... Molto meglio.

sexgate: ovvero scandali sessuali.

voucher: e se dicessimo tagliando, buono, cedola o ricevuta?

I nuovi Promessi sposi

Quel ramo del lago di Como south coast oriented, tra due catene non-stop di monti tutte curvy, a seconda dell’up-down di quelli, divien quasi a un tratto small-size e a prender un look da fiume, tra un promontorio a destra, e un’ampia costiera overside; e il ponte, che ivi linka le due rive, par che renda ancor più friendly all’occhio questo effetto double face, e segni lo stop del lago e il restart dell’Adda, fino al remake del lago dove le rive, sempre più extralarge, lascian lo spread dell’acqua rallentarsi in un relax di nuovi golfi curvy.


Per saperne di più

Un serioso saggio sul buon uso della lingua? Un’invettiva contro l’inglese? Nulla di tutto questo. Diciamolo in Italiano di Antonio Zoppetti è la storia, puntuale, di come l’italiano abbia accolto con sempre maggiore scioltezza lemmi dalla lingua inglese. Il guaio? Quando una parola entra nell’uso comune, spesso qualcos’altro viene dimenticato. Ed ecco che i corrispettivi italiani delle parole inglesi che accogliamo nel nostro vocabolario vengono messi in un cantuccio fino a essere del tutto sfrattati.
Il risultato? È l’itanglese.

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