Scienze

È nel riciclo la chiave del decadimento cellulare

Un meccanismo malfunzionante porta a invecchiamento precoce, malattie e tumori. È la conclusione a cui è giunto uno studio pubblicato su Nature Aging

Meccanismo affine anche alla fertilità
(Keystone)
31 dicembre 2022
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Scoperto il meccanismo che regola l’invecchiamento delle cellule: la chiave sta nel riciclo dei componenti cellulari difettosi o danneggiati in particolare nel nucleo, la parte che contiene il Dna, che quando è malfunzionante porta a invecchiamento precoce, malattie e tumori.

La scoperta, pubblicata sulla rivista Nature Aging, è da attribuire al gruppo di ricercatori della Fondazione greca Hellas per la ricerca e la tecnologia (Forth), che hanno utilizzato per lo studio i vermi Caenorhabditis elegans (i più utilizzati dai genetisti) e i topi. Lo stesso meccanismo gioca un ruolo fondamentale anche nella fertilità e potrebbe quindi portare a nuovi trattamenti in questo campo.

Durante l’invecchiamento, come anche nelle cellule diventate tumorali, la struttura del nucleo cellulare subisce un progressivo deterioramento, spesso accompagnato anche da un eccessivo allargamento di alcune strutture. Queste caratteristiche sono tipiche anche di malattie legate all’invecchiamento precoce o anomalo, come la sindrome di Hutchinson-Gilford, quella di Werner e altre.

Per cercare di individuare il preciso meccanismo alla base di questi processi, i ricercatori guidati da Margarita-Elena Papandreou hanno studiato il verme C. elegans e il topo, scoprendo che il ruolo principale appartiene a una proteina di ancoraggio per l’involucro del nucleo che è presente in diverse versioni in entrambi gli organismi, come anche negli esseri umani. Questa proteina impedisce l’alterazione delle strutture cellulari, protegge la fertilità nelle cellule germinali e soprattutto controlla il riciclo e la distruzione delle parti danneggiate.

«Siamo rimasti sorpresi nello scoprire che il riciclo del materiale cellulare sia un fattore così importante», ha commenta Nektarios Tavernarakis, co-autore dello studio. «È interessante notare che questo meccanismo è strettamente legato ai percorsi che promuovono la longevità delle cellule evidenziando come i due processi siano strettamente connessi».