Il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici ha indicato le misure da adottare. E la Svizzera non può chiamarsi fuori
Nel decennio 2010-2019 le emissioni globali di gas a effetto serra hanno raggiunto i livelli più alti nella storia dell’umanità. Tuttavia il tasso di crescita è rallentato, leggi e regolamenti hanno migliorato l’efficienza energetica, ridotto i tassi di deforestazione e accelerato la diffusione delle energie rinnovabili e c’è stato un forte calo dei costi dell’energia solare ed eolica e delle batterie: limitare il riscaldamento globale a 1,5°C è ancora possibile "con una riduzione immediata e profonda delle emissioni in tutti i settori". È quanto emerge dall’ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc) pubblicato oggi.
Si tratta del Summary for Policymakers, approvato dalla 56ª sessione dell’Ipcc e dedicato alle misure per far fronte al cambiamento climatico.
"Siamo a un bivio. Le decisioni che prendiamo ora possono garantire un futuro vivibile. Abbiamo gli strumenti e le conoscenze necessari per limitare il riscaldamento", ha affermato in conferenza stampa il presidente dell’Ipcc Hoesung Lee. "Sono incoraggiato dall’azione per il clima intrapresa in molti Paesi. Ci sono politiche, regolamenti e strumenti di mercato che si stanno rivelando efficaci. Se questi vengono ampliati e applicati in modo più ampio ed equo, possono supportare profonde riduzioni delle emissioni e stimolare l’innovazione".
Secondo gli esperti, "abbiamo opzioni in tutti i settori per almeno dimezzare le emissioni entro il 2030". In particolare, "limitare il riscaldamento globale richiederà grandi transizioni nel settore energetico. Ciò comporterà una sostanziale riduzione del consumo di combustibili fossili, elettrificazione diffusa, maggiore efficienza energetica e uso di combustibili alternativi (come l’idrogeno)".
"Avere le giuste politiche, infrastrutture e tecnologie in atto per consentire cambiamenti al nostro stile di vita e ai comportamenti può portare un 40-70% di riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2050. Questo offre un notevole potenziale non sfruttato", rimarca il copresidente dell’Ipcc Working Group III Priyadarshi Shukla. "L’evidenza mostra anche che questi cambiamenti nello stile di vita possono migliorare la nostra salute e il nostro benessere".
Per gli esperti dell’Ipcc, "anche le città e altre aree urbane offrono opportunità significative per la riduzione delle emissioni. Attraverso un minor consumo di energia, elettrificazione del trasporto in combinazione con fonti di energia a basse emissioni e il potenziamento di assorbimento e stoccaggio del carbonio utilizzando la natura". Per il copresidente dell’Ipcc Working Group III Jim Skea, "l’azione in questo decennio è fondamentale per catturare la mitigazione potenziale degli edifici".
Nel dettaglio, secondo il rapporto, "la riduzione delle emissioni nell’industria comporterà l’utilizzo più efficiente di materiali, riutilizzando e riciclando prodotti e riducendo al minimo gli sprechi. Per i materiali di base, compresi l’acciaio, materiali da costruzione e prodotti chimici, processi di produzione a basse o zero emissioni di gas serra sono in sperimentazione e vicinissimi a una fase commerciale. Questo settore rappresenta circa un quarto delle emissioni globali. Raggiungere lo zero netto sarà difficile e richiederà nuovi processi di produzione, elettricità a basse e zero emissioni, idrogeno e, dove necessario, cattura e stoccaggio del carbonio".
"L’agricoltura, la silvicoltura e altri usi del suolo possono fornire riduzioni delle emissioni su larga scala e anche rimuovere e conservare l’anidride carbonica. Tuttavia, la terra non può compensare un ritardo nella riduzione di emissioni in altri settori", chiarisce l’Ipcc.
Le raccomandazioni dell’Ipcc sono valide per la Confederazione, non c’è un’eccezione svizzera. Lo afferma a Keystone-Ats Julia Steinberger, professoressa di economia ecologica all’Università di Losanna e autrice principale del capitolo 3 del rapporto.
Steinberger sottolinea poi come la Svizzera non sia un allievo modello in materia, dato che è uno dei venti Paesi più inquinanti in termini di emissioni di CO2 pro capite dovute al consumo. "La decrescita energetica è possibile, attraverso l’efficienza, la sobrietà e le rinnovabili" e ciò mantenendo una buona qualità di vita per tutti, ha aggiunto.
I vari rapporti dell’Ipcc mostrano che è un’azione urgente è veramente necessaria, aggiunge la professoressa. La transizione avrebbe potuto essere più dolce se avessimo iniziato 20 o 30 anni fa, ma il punto positivo oggi è che le possibilità non sono mai state così buone. Per Julia Steinberger, i combustibili fossili sono tre volte pericolosi: per la nostra salute, per il clima e anche a livello geopolitico. È quindi nel nostro interesse uscirne.
La piazza finanziaria svizzera, che è particolarmente forte, ha un importante ruolo da svolgere nel sostenere la politica climatica, secondo l’esperto di finanza sostenibile. La cooperazione tra il settore finanziario, la politica e l’economia sarà decisiva per l’attuazione delle misure. La Svizzera potrebbe giocare un ruolo pionieristico, ha detto Stefano Battiston, professore alle Università di Zurigo e Venezia e uno dei principali autori del rapporto, a Keystone-Ats.