Sanremo

L'ultima dal Roof, Sanremo il giorno dopo

Il Festival si congeda con l'ultima conferenza stampa. I numeri: è il miglior risultato d'ascolto dal 2000 e di share dal 1987

L’ultima
16 febbraio 2025
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La soddisfazione del sindaco di Sanremo (“Era una bolgia ma è stata gestita egregiamente dal servizio di sicurezza e da tutti coloro che sono venuti a Sanremo”), il grazie della Rai (ma anche il nostro) all'ufficio stampa Rai e a tutti gli inviati che da lunedì scorso hanno messo le tende al Roof, con lo sguardo sul mare e la musica sotto.

I numeri. La serata finale (dati della Total Audience) ha fatto registrare 13,4 milioni di ascolto medio, pari al 73,46 di share. La prima parte, dalle 21.22 alle 23.30, è stata seguita da 16 milioni di persone con il 69 di share. La seconda, dalle 23.36 all’1.59, da 11 milioni e 100mila spettatori, pari al 79,2 per cento. 12,5 milioni per il 67,1% di share, con un 84,3% di share, per il pubblico 15/24 anni, la soddisfazione più grande per l'azienda. Anche la pubblicità ha numeri record: 65,258 milioni di euro, per un incremento dell'8,5%.

‘Preferisco l'Ariston che fischia’

“Ho accettato questo impegno non come sfida, ma per riprendere un lavoro iniziato con l'azienda nel 2015. Per questo è stato facile. Nessuno ha fatto la direzione artistica per sé stesso ma per gli italiani, che meritano questo evento”. Il paragone con l'allenatore della nazionale, il ‘sì’ dei risultati che lo fanno sorridere, “ora il problema è per chi lo dovrà fare il prossimo anno. Ah sì, sono io...”.

La domanda del giorno: pensate di rivedere il sistema di votazione? Non rischiamo di ricadere in vent'anni fa, quando Televoto era preponderante e i vincitori di quelle edizioni sono scomparsi? “Preferisco l'Ariston che fischia a quello degli ultimi anni. Credo che la standing ovation valga per Giorgia molto più di un premio. Il tempo dirà chi ha vinto quest'anno”. Cita ‘Tuta gold’ di Mahmood, “il cui enorme successo post-gara non corrisponde alla classifica del 2024”.

‘Per me il Festival è baudiano’

La definizione di ‘normalizzatore’ attribuitagli in settimana non lo infastidisce: “Se tutto quello che è successo quest'anno è normalità – ed elenca il Papa, il Teatro Patologico, Benigni, ndr – sono felice di esserlo”. Il futuro è la direzione artistica? “Fare il Festival non è condurlo, quello lo sappiamo fare. Fare il Festival è scegliere gli ospiti, le luci e quant'altro. Se poi il mio lavoro servirà a traghettare qualche nuova leva, ci sono”. Errori che non rifaresti in questo Festival? “Due. La prima è che ieri sera abbiamo finito troppo tardi. La seconda è un'anticipazione, una cosa che avrei voluto fare anche quest'anno e che ho sperimentato nella serata delle cover: mi piacerebbe in futuro dare solo le prime dieci posizioni della classifica”.

“Per me il Festival è baudiano e spero che questo lo sia stato. Credo che, come la metti, il Festival sia una messa cantata, un meraviglioso rito collettivo che ci ha insegnato Pippo. E come Pippo ci ha lasciato tante canzoni che sono rimaste nel tempo, spero che anche da quelle che ho scelto io potrà restare qualcosa”.