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Giorgia e Sanremo, parole dette bene

Dal 1993 a oggi, ogni sua apparizione all’Ariston è degna di essere ricordata: ‘Torno per rimettermi in gioco, anche se non ho mai smesso di farlo’

In gara questa sera con ‘Parole dette male’
(Keystone)
8 febbraio 2023
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San Carlo, Petruzzelli, Vittorio Emanuele, Ponchielli, Sociale, Filarmonico, Regio, Pergola, Romolo Valli, Politeama, Donizetti, l’Opera. Ovvero Napoli, Bari, Messina, Cremona, Verona, Parma, Firenze, Reggio Emilia, Trieste, Bergamo, Roma. «Alla Scala? Ci abbiamo provato, ma non c’erano le date. Dove c’erano le date, lì ci siamo messi». Non c’è nemmeno Bellinzona, il teatro morfologicamente più vicino a un teatro lirico, perché tutti non ci starebbero. Ma Bergamo non è lontana, e per Giorgia sarà uno degli appuntamenti più responsabilizzanti del suo tour sopra i palcoscenici del belcanto al via il 2 maggio. «Ho sempre desiderato tornare nel club, perché nei club ci sono nata, ma il concerto nel teatro lirico è stimolante. Sono attratta dalla bellezza di questi posti; molto lo farà il luogo, che ti solleva. In Italia abbiamo posti meravigliosi, elevatissimi. Mi piace l’idea di riprovare la sensazione di sentire, di cantare, col suono pulito per capire quello che succede. E mi piacerebbe portare dentro il club. Poi torneremo nei palazzetti».

Di sole e di luce

Giorgia Todrani, 52 anni ad aprile, canta questa sera a distanza di ventidue anni da ‘Di sole e d’azzurro’, più che una canzone una preghiera, più che una preghiera uno stato di grazia, più che una canzone, una preghiera e uno stato di grazia, la musica. Al Casinò, prima che l’attenzione si sposti sugli outfit di Chiara Ferragni, è di musica che si parla. Di musica nuova – ‘Parole dette male’, brano in gara – ma con ampie e altrettanto luminose vetrate su quella meno nuova. A partire da quella canzone che nel 2001 fu protagonista di un testa a testa con ‘Luce (Tramonti a nord est)’, Elisa per la prima volta in lingua italiana, per la prima volta a Sanremo, e prima (classificata). Tra i momenti più attesi di questo Festival c’è proprio il duetto Giorgia-Elisa, di venerdì su quelle due canzoni.

«Elisa è stato un pensiero istintivo», spiega Giorgia. «Cantare con lei è bello, c’ispiriamo a vicenda, stare insieme sul palco è qualcosa di musicalmente ricco, che mi nutre. Già nel 2021 pensavamo a quell’anniversario, il resto lo ha fatto il suo ritorno, lo scorso anno (in gara con ‘O forse sei tu’, ndr) e così abbiamo deciso di vivere questo duetto come un regalo». A loro stesse e alla gente: «Sarà come restituire al pubblico due canzoni come quelle, anche difficili, e un po’ mi sono pentita. Ma ci terremo per mano».

Pippo

Per gli amanti dei numeri, gli anni da ‘Come saprei’, che nel 1995 stravinse, sono diventati ventotto. «Di quella canzone Pippo Baudo era entusiasta. Io la cantavo con una certa incoscienza; ho capito soltanto dopo quanto fosse difficile, e di quanto arrivasse le persone. Ricordo che mi ero fatta guidare nella scelta, perché io volevo solo cantare. Di altri aspetti legati alla musica ho cominciato a preoccuparmi soltanto dopo». Altri ricordi di quel trionfo: «Avevo grande attenzione al parere di Pippo, passavo davanti al suo camerino per chiedergli se il mio vestito andava bene». E su questo posto: «Un po’ di nostalgia la crea sempre a chi abbia un vissuto qui, ma è la malinconia quella bella». Su Baudo, ancora: «A ogni mio Sanremo l’ho chiamato, non questa volta. Forse, anzi sicuramente lo farò domani, perché è un rito, ma se non l’ho ancora fatto è stato solo per non disturbarlo. So che sotto sotto vorrebbe essere qui, e non vorrei aggiungergli altri pensieri».

‘Mi devi guardare, qui siamo in televisione…’

Per completezza di sanremese statistica: gli anni da ‘Strano il mio destino’ (terza nel 1996) sono ventisette e quelli da ‘E poi’ (settima) ventinove. Per quelli che ci dividono da ‘Nasceremo’, Sanremo Giovani 1993, il conto è presto fatto. «Sono arrivata qui che venivo dai club. In questi giorni ho parlato con i giovanissimi del Festival, che sono arrivati qui già pronti e preparati per la tv, perché magari hanno fatto un talent. Quando cantai ‘E poi’, il camerman mi disse: "Giorgia, non puoi stare tutto il tempo con gli occhi chiusi, mi devi guardare, perché qui siamo in televisione…". Altri tempo: «Nel 1995, fermandomi in un Autogrill mi sono resa conto che la gente mi conosceva. Guardando indietro, posso dire di sentirmi fortunata ad aver vissuto tutto molto gradualmente. Nel 2011 a Sanremo, poi, a 29 anni, facevo la gradassa, ero senza paura, andavo a ballare, e infatti delle performance salvo forse solo l’ultima. A 29 anni era la mia seconda adolescenza. Ora è tutto cambiato, devi stare attenta a non prendere freddo, devi essere rigorosa, concentrata sulla performance, ma un po’ di leggerezza in più ce l’ho. Il tempo ti toglie, ma ti dà anche, impari a soffrire di meno, relativizzando un po’».

‘Parole dette male’

Se Giorgia è tornata a Sanremo, la colpa è del direttore artistico. «Ha prevalso la capacità persuasiva di Amadeus. Non sapevo nulla del cast e non ho chiesto nulla. Gli ho detto che non mi ci vedevo e non me la sentivo, ma lui mi ha fatto pensare a cose non pensate: a un atto di vicinanza verso il pubblico, al rimettersi in gioco, anche se io non ho mai smesso di farlo, e al fatto che questo palco è comunque un pezzo della mia vita, e che ogni volta che vieni qui ti trasformi, A cinquant’anni, dopo diversi anni in cui ho dovuto risorgere da una sorta d’incertezza, soprattutto creativa, forse Amadeus mi ha fatto sembrare Sanremo il posto ideale perché tutto questo si potesse verificare».

Giorgia ha ampiamente detto di ‘Parole dette male’, canzone che racconta del saper lasciare andare. «Ci sono momenti della vita che sono vissuti e finiti, ma a volte si rimane legati a ciò che è stato. Avendo l’età che ho, posso capirlo. È bello portarsi con sé il buono che è accaduto, ancor meglio smettere di vivere nel passato e vedere quel che c’è davanti».


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