Il romano, secondo, manda a quel paese la stampa. Premi pesanti per Silvestri e Cristicchi. E il ministro si rammarica per la classifica
L'italo-egiziano Mahmood primo, Ultimo secondo (i giochi di parole sono finiti l'anno scorso) e Il Volo terzo. Così hanno voluto l'Italia al telefono, la stampa e la giuria d'onore, che solo il giorno prima aveva premiato Motta nella serata dei duetti. Alle 2 del mattino, quando Sanremo 2019 è finito, si fa fatica a decidere se la frase peggiore della serata sia quella del ministro Salvini – divenuto improvvisamente un appassionato di Festival – che scrive (ci mettiamo tutti i puntini dell'originale) "Mahmood............... mah............La canzone italiana più bella?!? Io avrei scelto Ultimo, voi che dite??", oppure le parole di Ultimo, che non digerisce la sconfitta: «Voi giornalisti avete solo questa settimana per sentirvi importanti».
«Me so' sempre grattato ma nun’ è servito a niente» dice Niccolò Moriconi riferito a chi, in questi giorni, lo dava piazzato e vincente. «La mia vittoria, al contrario dei giornalisti che hanno avuto la presunzione di parlare – continua – sarà dopo il Festival di Sanremo. La mia vittoria sono i live, la gente che mi vuole bene e si riconosce in quello che scrivo». Chiama Mahmood «il ragazzo che ha vinto» e il Festival giovane torna improvvisamente ai tempi del reuccio polemico Claudio Villa. Conclusi i fischi da parte della sala, qualcuno fa l'accento romano e gli grida «A Urtimo, stai a rosica'...». Il ragazzo è giovane, capirà che ha fatto, per dirla alla romana, "una grezza" (figuraccia).
La prima domanda per Mahmood, fresco vincitore di Festival, non è sulla canzone, ma sui migranti. Gli chiedono di commentare cose dette da Baglioni prima che il festival fosse cominciato e lui risponde «Sono italiano, nato e cresciuto a Milano. Ho messo una frase araba nella canzone, che era un ricordo della mia infanzia. Sono italiano al 100%». La seconda domanda ha un senso. E la risposta è «Faccio ascolti misti, dalla trap all’indie fino al cantautorato, al rap. Per questo pezzo mi sono lasciato contaminare, ma non saprei dire il mio genere. Le mie influenze sono miste, io lo chiamo Marocco-pop, le influenze arabe dovute ad ascolti passati. Sono fan di tutto e di niente». Conferma che andrà a Eurovision, ringrazia la sua etichetta, i collaboratori, « la gente che mi ha sostenuto in settimana». Per finire: «Ragazzi sono senza parole, per me è una figata. E grazie a mamma».
Poco prima dell’una di notte, una volta comunicata la classifica dal 24esimo al quarto posto, l'idea che siano fuori dai giochi Cristicchi e Silvestri manda in bestia il teatro e la sala stampa. I tre tenori, sommersi di fischi, come al solito pagano per tutti. La "rivolta" scoppia con il decimo posto di Enrico Nigiotti. Sembre la notte del Principe con Pupo e il tenore, e i fogli non li lanciano l’orchestra, ma i giornalisti. Com'è andata, l'abbiamo scritto poco sopra.
‘E adesso la pubblicità’, con un Baglioni di bianco vestito dalla testa alle scarpe, quasi in sembianze di statua, aveva aperto la serata finale di un Festival che i record d’ascolti, a un certo punto, li ha messi da parte. Un po’ perché i dati sono soddisfacenti e parlano di un forte incremento giovanile, un po’ perché qualcosa di magico sembra essere accaduto: «È qualcosa che non avevo mai provato. Ha vinto la musica, hanno vinto le speranze di tanti giovani aritsti, di alcuni meno giovani che confidano in quello che accadrà domani, nel vosto affetto, considerazione e critiche. Abbiamo bisogno di festival, è scritto nella costituzione».
Tutto si è ascoltato e di tutti si è già detto, almeno 3 volte. Più che le canzoni, meglio raccontare le emozioni. Anna Tatangelo in ‘Le nostre anime di notte’ si è commossa fornendo la sua miglior performance con il miglior decolleté della settimana (ma Annarella era più bella di martedì, col fiocco nero sulla destra, e la divagazione modaiola si apre e si chiude qui). Si è commosso pure Enrico Nigiotti ricordando ‘Nonno Hollywood’, e le lacrime sono diventate un piccolo dramma quando Arisa, con 39 di febbre, ha faticato ad arrivare alla fine del pezzo.
Prima di sbroccare al Roof, Ultimo si era preso il più lungo applauso per ‘I tuoi particolari’, che aveva gli ingredienti da televoto. Quelli che, alla fine, non ha avuto Nek, il cui brano, sull’arco della settimana, è partito in quarta per terminare in seconda. Il Volo ha generato visibilio a teatro e malumori in sala stampa, anche non vestiti da tenori; e a noi un po’ dispiace per tutto questo astio (almeno fino a “baciami l’anima”).
Lo studio legale della band romana Enter non è riuscito a bloccare il Festival per presunto plagio da parte di Achille Lauro (una traccia di chitarra sovrapponibile a quella del trapper concittadino), che ‘Rolls Royce’ l'ha portata casa come sempre. La mezzanotte si è festeggiata con Federica Carta e Shade e non era proprio l’ultimo dell’anno. Ma Simone Cristicchi è stato un ottimo Otalgan e, sfruttando la conoscenza dei tempi scenici, ha riportato tutti dalla Fiera dello gnocco fritto dentro un teatro.
Momento magico: con l’orchestra diretta da Geoff Westley, lei vestita in tonalità pastello bicolore, lui a suo agio con il repertorio del genovese scomparso nel 1967, Baglioni ha guidato una misurata (quando non si esibisce di fianco a Emma Marrone) Elisa in ‘Vedrai vedrai’, riuscendo a non fare di Tenco il tributo scontato cui si assiste spesso, ma un momento da ricordare del quale è stata la cantante la prima dei due artisti a commuoversi. Momento abbastanza magico: Baglioni, più a suo agio con Ramazzotti che con Guccini, su ‘Adesso tu’ (Sanremo 1986) si è ripreso il duetto mancato con Venditti (che ‘Notte prima degli esami’, giovedì scorso, se l’era cantata tutta da sé). Prima c'era stata 'Vita ce n’è, e – dopo Tenco – Luis Fonsi di ‘Despacito’ che con Ramazzotti ha cantato ‘Per le strade una canzone’ (in pratica ‘Despacito’ con un altro testo e un bridge in più).
Il Premio della Critica Mia Martini e anche quello della Sala Lucio Dalla sono andati entrambi a Daniele Silvestri. Premio Sergio Endrigo alla miglior interpretazione a Simone Cristicchi; Premio Bardotti per il miglior testo, assegnato dalla giuria d’onore, ancora a Daniele Silvestri; Premio Giancarlo Bigazzi assegnato dall’orchestra del Festival, e consegnato dal direttore Geoff Westley, a Simone Cristicchi; Premio Tim a Ultimo, che probabilmente non saprà che farsene.
La classifica finale
1. Mahmood
2. Ultimo
3. Il Volo
4. Loredana Berté
5. Simone Cristicchi
6. Daniele Silvestri
7. Irama
8. Arisa
9. Achille Lauro
10. Enrico Nigiotti
11. BoomDaBash
12. Ghemon
13. Ex-Otago
14. Motta
15. Francesco Renga
16. Paola Turci
17. The Zen Circus
18. Federica Carta e Shade
19. Nek
20. Negrita
21. Patty Pravo con Briga
22. Anna Tatangelo
23. Einar
24. Nino D’Angelo e Livio Cori