Brando dimostra di non essere né nipote di Vittorio né figlio di Christian. Sarà interessante vederlo al cospetto anche di altri generi
‘Mimì il principe delle tenebre’ è il primo lungometraggio di Brando De Sica – escludendo alcuni lavori fatti con il padre Christian De Sica. Già, il padre: nella succinta biografia presente sul sito del festival non figura nessun parente, né Christian né il nonno Vittorio né la madre, la produttrice Silvia Verdone, o lo zio Carlo Verdone. Comprensibile che si preferisca mettere le esperienze con Pupi Avati e Matteo Garrone, ma è altrettanto comprensibile che l’umile recensore entri in sala chiedendosi se Brando De Sica si rivelerà più figlio di Christian o nipote di Vittorio. (L’umile recensore, che al Festival ha anche visto la figlia di Monica Bellucci in ‘La bella estate’, si fa anche alcune domande sul cinema italiano e i “figli di”, ma questo è un altro discorso).
Come il titolo suggerisce abbastanza chiaramente, abbiamo a che fare con un horror – genere che sembra particolarmente caro al direttore artistico Giona Nazzaro – ambientato a Napoli. Il Mimì del titolo, interpretato dal bravo Domenico Cuomo, è un freak: a causa dei piedi deformi la famiglia lo ha abbandonato in un orfanotrofio di suore – che non esisterebbero più, ma costituiscono uno dei tanti omaggi ai classici – dove è rimasto fino a che il pizzaiolo Nando lo ha accolto insegnandogli il mestiere. Lui e Giusy, donna transessuale che gli fa da mamma, sono la nuova famiglia di Mimì, il suo rifugio dai tormenti dei bulli di quartiere, in particolare da Bastianello, figlio del morente boss della zona.
Mimì incontra Carmila, la giovane e talentosa Sara Ciocca, ragazzina fuggita di casa e convinta di essere discendente di Vlad Dracul, l’originale conte Dracula: i due iniziano una relazione intensa e profonda, tutta costruita sulla figura del vampiro. Durante un rituale di iniziazione sulla tomba di Vlad Dracul – il cui corpo potrebbe davvero essere stato traslato a Napoli dalla figlia Maria Balsa –, Bastianello rapisce Carmila e manda Mimì in coma. Al suo risveglio, quasi due mesi dopo, il ragazzo è convinto di essere diventato un vampiro, si vendica e cerca Carmila che nel frattempo è tornata a vivere dalla propria famiglia. Lui la ritrova e qui inizia un finale molto interessante anche se non del tutto convincente.
‘Mimì il principe delle tenebre’ riprende i temi classici dei film dell’orrore, ma li sviluppa in maniera interessante e originale. Mimì non è il semplice vessato che, ottenuti poteri più o meno soprannaturali, si vendica, ma un personaggio complesso, in cerca innanzitutto di quell’affetto e accettazione che solo i suoi genitori putativi sembrano in grado di dargli. E quando si rende conto che questo non è possibile, più che vendetta cerca uno spazio che davvero gli appartenga. «Mimì non ha mai fatto male a nessuno, ma per tutta la vita è stato violentato dal mondo che non lo ha mai accettato, non ha mai accettato la sua identità, non ha mai accettato il suo amore» ha spiegato, conclusa la prima proiezione, il protagonista Domenico Cuomo, dicendosi onorato di «rappresentare quella fetta di minoranze sempre vessate da altri esseri umani che si arrogano il diritto di violentare altri esseri umani».
Il film si muove su vari livelli e Brando De Sica è riuscito nel non facile compito di tenere in equilibrio le varie componenti, mostrando di non essere né nipote di Vittorio né figlio di Christian, ma semplicemente Brando, regista che sarà interessante vedere cimentarsi anche con altri generi cinematografici. Perché a sostenere il suo lavoro in ‘Mimì principe delle tenebre’, c’è una grande passione per il genere horror, inaspettatamente eredita da padre e nonno che, ha raccontato al pubblico, amavano questo genere. Così Brando è cresciuto con film horror, incluso ‘L’esorcista’ del da poco scomparso William Friedkin, visto all’età di 8 anni e che gli ha dato qualche settimana di notti insonni. Ma tra le fonti di ispirazione, possiamo citare anche Mario Bava, Lucio Fulci, Romero e i film della Hammer. Maestri dell’horror che ‘Mimì il principe delle tenebre’ omaggia in continuazione: per chi ama il genere, e non si spaventa per il sangue sullo schermo, è un film che merita di essere visto.