In Piazza Grande il chiassàchecosa è scongiurato; è la tecnologia, invece, che ancora crea qualche preoccupazione
Siamo tutti dalla stessa parte. È questa la frase che ricorderò dell’edizione 2023. Quella del conto alla rovescia, dell’avvicendamento alla presidenza. Le giornate sembrano procedere stancamente, in attesa dell’infervorato discorso di commiato. Invece il botto arriva all’improvviso, nella serata dei ghiacci che scompaiono, tanto che ti viene da dire, se non sapessi che tutti gli sceneggiatori sono in sciopero, questa è stata pensata ad arte. Due ragazzi in età da agronomia all’università, dopo aver diligentemente pagato il biglietto per il salotto buono, prendono possesso del palco. Si muovono, sembrano minacciosi.
Giona Nazzaro e Marco Solari, in improvvisata perfetta tenuta da samaritani, si chinano sui due attivisti, allontanano la sicurezza prontamente intervenuta per scongiurare il chiassàchecosa. Il direttore artistico avvicina il microfono al mento di uno dei due, concede loro lo spazio che rivendicano. Ma prima gli ricorda che siamo tutti dalla stessa parte. Anche noi siamo preoccupati per il clima.
I ragazzi restano lì un po’ straniti, perché a loro non è stato detto che cosa fare al di fuori del principio di violenza. Le loro parole suonano svuotate, blande. Sarebbe stato meglio riuscire a incollarsi al palco, srotolare lo striscione, essere malmenati dalle guardie, dividere la piazza tra apocalittici e integrati. Invece no. Siamo tutti dalla stessa parte, qualunque sia la nostra storia, la nostra età, lo sponsor che ci sostiene, il nostro conto in banca, il nostro personale impatto sull’ambiente. Locarno è green, arcobaleno, tollerante, votata al confronto; non ha nulla da temere da due imbambolati manifestanti con la maglietta bianca, su, alzatevi, parlate, diteci chi siete. A noi piacciono le arti performative, non abbiate timore.
È tutto un po’ come la app del festival. La scarichi sul telefonino, la apri, appare il pardo bicefalo antropomorfo subito seguito dall’avvento delle tre chiavi UBS. Puoi inserire dati nella tua lista dei desideri, muoverti tra le sezioni, nel programma giornaliero, controllare la cartina geografica, oppure ancora votare la pellicola più bella della piazza. Perché si sa, con UBS la giuria sei tu.
A causa di quel collo perennemente inclinato e intento a toccare lettere sullo schermo il dolore del festivaliero contemporaneo sta tutto nelle cervicali: prenotare, consultare, costantemente connesso a un reale autoilluminato. Autodeterminato. Come forse avrebbero dovuto dire i due attivisti venuti ad agitarsi. Siamo preoccupati per il cambiamento climatico, ma siamo altrettanto inquietati per il rimbecillimento collettivo, perché il telefonino sta al mondo come il dito alla luna.
Invece no, siamo tutti dalla stessa parte, la parte giusta della storia.