Due chiacchiere scambiate con il critico cinematografico Olaf Möller, curatore della rassegna dedicata al cinema popolare messicano
‘Espectáculo a diario – Las distintas temporadas del cine popular mexicano’ è il titolo della Retrospettiva dedicata quest'anno dal Locarno Film Festival al cinema messicano, curata dal critico cinematografico Olaf Möller con la partecipazione di Roberto Turigliatto (critico cinematografico). La rassegna si propone di fare una ricognizione della produzione cinematografica popolare messicana dagli anni Quaranta fino alla fine degli anni Sessanta, proponendo la proiezione di diverse opere inedite oltre i confini del Messico. Inoltre, in occasione di questo viaggio per immagini nella terra di Pancho Villa, Frida Kahlo, Diego Rivera, Octavio Paz, Rey Misterio e molti altri ancora, è stato pubblicato il libro ‘Espectáculo a diario. Ensayops sobre el cine clásico mexicano, 1940-1996’ (Les éditions de l'Oeil), curato da Jorge Javier Negrete Camacho e Alonso Díaz de la Vega. Abbiamo scambiato due chiacchiere con Olaf Möller su pubblicazione e focus della rassegna.
Quali sono stati i motivi imprescindibili nella concezione della pubblicazione ‘Espectáculo a diario’?
Il libro è nato con l'intento di far conoscere quel preciso periodo della cinematografia messicana, ma era necessario che il suo contenuto fosse redatto principalmente da critici messicani e giovani: per me era molto importante che queste persone fossero nate molti anni dopo il periodo preso in rassegna, per parlare del significato di quel particolare momento del cinema, continuando certo la discussione sulla narrativa cinematografica, ma mostrando anche che questi grandi film possono avere significati diversi nei vari momenti storici. Aggiungo che la selezione fatta per questa rassegna presenta alcuni classici riconosciuti del cinema messicano, ma soprattutto titoli, fra i quali diversi inediti, che sono molto diversi da quei film, e noi ci siamo appassionati a questa diversità.
Che cosa ha di particolare quel cinema e che rapporto c'era con il pubblico?
Il cinema di quegli anni conosceva bene il suo pubblico e non in maniera astratta. In quei trent'anni, le persone che andavano in sala non lo facevano “solo” per assistere a una storia che parlasse di sogni, speranze… ma anche di loro stessi. A questo proposito è interessante notare come i film di allora provassero a essere attuali. Ciò che da sempre ritengo altresì importante sul cinema messicano di quel periodo è che i film riportavano notizie posteriori, perché la sala era pure un posto che si frequentava per aggiornarsi, quindi le pellicole non raccontavano l'eterno, ma il momento, evolvendo al suo cambiamento.
Quasi diecimila chilometri dividono Locarno da Città del Messico. Perché portare il cinema messicano qui, al Festival?
Il cinema messicano, insieme a quello egiziano, ha una grande storia, forse non considerata abbastanza dalla cultura cinematografica internazionale e neppure correttamente discussa in termini storici. Ma sono dei giganti, sullo stesso piano del cinema italiano o francese. Purtroppo il Messico è considerato un Paese del terzo mondo e di riflesso si crede che la sua industria del cinema sia povera; invece la sua cultura cinematografica è molto ricca e ha dato vita a pellicole eccezionali, con molti registi riconosciuti. Per me e Giona (A. Nazzaro, il direttore artistico del Locarno Film Festival; ndr) era importante che questo progetto avesse allora due dimensioni: da una parte era essenziale disegnare la straordinarietà di questa produzione, facendo appello anche a nomi dimenticati di registi, sperando che suscitino interesse nel pubblico. Dall'altra, era anche importante per noi offrire qualcosa ai messicani, per attualizzare nuovamente la discussione sulla loro produzione cinematografica.
Mercoledì 9 agosto, la Retrospettiva (sullo schermo del GranRex) propone sei titoli, si inizia alle 9 con ‘Muchacha de uniforme’ (1951) di Alfredo Bolongaro-Crevenna; alle 11.30 ‘Pueblerina’ (1949) di Emilio Fernández. Il pomeriggio è inaugurato alle 14 da ‘Amok’ (1944) di Antonio Momplet; alle 17 ‘Rostros olvidados’ (1952) di Julio Bracho; quindi ‘Días de otoño’ (1963) di Roberto Galvadón (alle 19.30). La giornata si chiude con ‘Trotacalles’ (1951) della regista Matilde Landeta, alle 22.