Il tradizionale premio della critica indipendente da 22 anni celebra i film presenti al Festival capaci ci toccare temi etici, morali e politici
È ormai diventata una tradizione del Festival di Locarno la consegna del Premio Boccalino d’Oro, voluto dalla critica indipendente presente al 75° Festival Internazionale del Film Locarno. Un premio voluto da Marco Müller e portato avanti per 22 anni sempre con l’intento di celebrare i film presenti al festival capaci di toccare temi etici, morali e politici legati al nostro tempo.
La premiazione di quest’anno, aperta da Padre Abramo della comunità ortodossa, si è svolta davanti al presidente del Festival Marco Solari e al direttore artistico Giona Nazzaro, nonché davanti a un folto pubblico raccolto alla pasticceria Marnin, che ha promosso l’evento.
I momenti carichi di emozione non sono mancati, come l’intervento sul perché raccontare le bambine preadolescenti incinte della regista Julie Lerat-Gersant autrice di ‘Petites’ – miglior film per la Giuria del Boccalino guidata dal giornalista e documentarista tedesco Rüdiger Suchsland –. Oppure, Elwira Niewiera che – con Piotr Rosołowski ha diretto ‘The Hamlet Syndrome’ – ha letto una lettera inviatale da un soldato ucraino. E ancora, Deborah Viegas – premio per il miglior montaggio per "É Noite na América" di Ana Vaz – che ha letto un messaggio della regista; mentre Vaughan Murrae, protagonista di ‘Before I Change My Mind’ di Trevor Anderson, ha sentitamente ringraziato il suo regista e il pubblico presente per il premio alla Miglior performance attoriale. Emozionato anche Max Belotti che ha accolto il premio Boccalino d’Oro in memoria al Francone, mitico personaggio della vecchia Locarno. Un premio per la produzione è andato anche a Nicolas Brevière e Charlotte Vincent per l’intenso ‘Annie Colère’ di Blandine Lenoir.
Con una sensibilità e una bravura eccezionale nella direzione delle sue giovani attrici, la regista Julie Lerat-Gersant riesce a creare un’opera piena di vitalità, forte e struggente su un soggetto delicato come quello della gravidanza in giovane età, tratteggiando con arguzia la complessità del microcosmo della struttura sociale che accoglie le ragazze-madri.
Questo premio è un premio artistico! Non è un premio per una nazione, ma per registi d’autore. Questo non è un premio per la guerra, ma per l’arte. Nel loro splendido documentario i registi ci mostrano, con una grande macchina da presa, ingegno e un approccio intimo e personale, che ogni conflitto è individuale, così come tutti noi abbiamo sempre la possibilità di decidere personalmente. Come diceva Sartre: solo in catene siamo liberi.
Perché il cinema resta l’arma più forte per incidere sulla società, perché il vero cinema non nasconde i problemi, sa scovarli e metterli in vista per risolverli. E in questo film tutto canta la poesia del vivere, del poter vivere.
Il blu è il colore chiave di questo viaggio affascinante nel regno degli animali selvaggi che invadono di notte la città. Ipnotico e profondamente toccante, il film di Ana Vaz abbraccia il punto di vista degli animali esplorando la loro vita ‘notturna’ nella vastità di Brasilia. Fondendo una colonna sonora estremamente suggestiva con immagini realizzate usando vecchie pellicole in 16mm, la regista crea un universo inquietante e un’ode struggente alla fauna selvaggia la cui esistenza è seriamente minacciata dal fare degli uomini.
L’essenza di essere attore è concentrata nel suo essere superbo interprete nelle magiche mani di un Maestro in un film che ti chiede "sei un ragazzo o una ragazza?". Riuscire a rispondere è vera magia
Il Boccalino d’Oro all’artista la cui presenza ha illuminato il Festival: Hito Steyerl dalla Germania, Installazione ‘SocialSim’, premio assegnatogli per lo spirito innovativo e una visione del cinema del futuro attraverso nuove tecniche immersive generatrici di attenzione in spazi anti-convenzionali.
Boccalino d’Oro Ricordando ‘Il Francone’ a Max Belotti: per la sua estrema e rara sensibilità, capace di creare e crescere amicizie in nome della qualità di stare insieme in una città come Locarno, dove tenere i fili della tradizione e quelli del crescere come comunità è sempre più difficile. Per un impegno personale che coinvolge generazioni sempre giovani.