In concorso ‘I giganti’ di Bonifacio Angius che torna a Locarno a 7 anni da ‘Perfidia’. E l'islandese ‘Leynilögga’. di un regista anche nazionale di calcio
“La vita è un’avventura dai mille volti, in cui non ci si può sottrarre dal provare ogni brivido, positivo o negativo. Pensiero fluttuante nell’immenso ingorgo dell’esistenza”. Così Bonifacio Angius, che torna a Locarno dopo aver qui presentato ‘Perfidia’ nel 2014. Parla del suo nuovo ‘I giganti’, chiamato in questa competizione, che cerca il Pardo d’oro. Del film, Angius, oltre a essere regista e sceneggiatore con Stefano Deffenu, è anche interprete, produttore, direttore della fotografia, responsabile del montaggio. È un vero filmmaker lontano dalle vicende italiane del cinema romano, da cui cerca di distaccarsi anche per la complessità delle sue proposte di certo non facili, caricate come sono di scelte profondamente personali. Il regista di Sassari ci porta all’interno della sua Sardegna e, coraggiosamente rispettando le regole poste in tempo di pandemia, gira in interni una particolare rimpatriata tra vecchi amici. Particolare perché cinque amici di radici diverse: il padrone di casa perso nella memoria di un amore; un altro di loro, interpretato dallo stesso regista, è un derelitto dopo aver perso la moglie e la figlia per il suo comportamento; un terzo ha un ruolo importante in società; il quarto è un politico e ha portato con sé il fratello più giovane. Particolare per il motivo della rimpatriata: farsi con tutte le droghe possibili fino a stordirsi, a perdersi, più un duro rave che una rimpatriata, nonostante l’età dei partecipanti, sicuramente immaturi. Uno di loro fa arrivare due signore che vengono cacciate in modo ignominioso da un altro che sognava di scoparsene una. La loro misoginia sfocia in volgarità e da quel momento anche la loro condizione vacilla: viene trovata una pistola e il dramma è segnato dalle morti. L’idea poteva essere interessante bastava non lasciare tutto in superficie, perché nessun carattere viene sfiorato, non c’è un movente alla loro scelleratezza se non illusori pretesti. Manca un vero gioco cinematografico preferendo il regista una recita più teatrale, Peccato e, in fondo, anche lo stesso regista in conferenza stampa ha ammesso le difficoltà della postproduzione. Ma applausi allo sforzo del filmmaker: film come questo, pur con tutti i suoi problemi, sono un bel segnale di vitalità per il cinema tutto.
Di altro spessore e natura l’islandese ‘Leynilögga’ (Cop Secret), opera prima di Hannes Þór Halldórsson, regista e calciatore. Già, perché il nostro Halldórsson è stato giovanissimo prestato dal cinema: dalla regia presso la Saga Film, una casa di produzioni islandese per la quale ha diretto video pubblicitari e musicali anche importanti, al calcio professionista, ora, a 37 anni, portiere titolare della nazionale islandese per la quale ha parato un rigore anche a Messi. Dopo una carriera da valutato giramondo è tornato a difendere la porta della più nota squadra del suo paese. Intanto, fa il suo esordio internazionale anche con un film di cui lui dice: “L’idea era di realizzare una commedia d’azione, un genere che non esisteva in Islanda. Leynilögga (Cop Secret) vuole essere un film originale, cool, vivace ed esplosivo”. Ed ha ragione perché il suo film, pur nello stretto genere poliziesco, riesce con originalità ad abbatterne i confini. Il film si apre sulle strade di Reykjavík dove sfreccia l’auto guidata dal superpoliziotto Bússi (un bravo Auðunn Blöndal), che ha al suo fianco il fido Klemenz (un eccellente Sverrir Þór Sverrisson, conosciuto come il miglior comico del paese dove è noto come Sveppi). Stanno inseguendo una spericolata moto, che scopriremo guidata dalla fida compagna di un grande criminale internazionale, Rikki (un intenso Björn Hlynur Haraldsson). La catturano grazie all’intervento di un altro superpoliziotto, Hörður (un interessante Egill Einarsson, il più discusso attore islandese accusato negli anni di stupri, razzismo e misoginia). Già all’inizio il regista mette in vita i personaggi principali del suo gioco e che gioco: i due superpoliziotti si innamorano l’uno dell’altro e finiscono a letto. Il cattivo mette una bomba in uno stadio stracolmo per una sfida epocale tra le nazionali femminili d'Islanda e Inghilterra; il cattivo, per non avere difficoltà, minaccia Bússi di diffondere le fotografie del suo nascosto amore, e per lo stesso motivo rapisce il fratello down di Hörður, commettendo il suo più grave errore, perché il ragazzo è più furbo di lui. Halldórsson tiene alto il ritmo, guida con mano sicura tutto il suo prezioso cast, fatto dei migliori attori e cabarettisti islandesi. Notevole la fotografia di Elli Cassata, gran lavoro di montaggio di Guðni Halldórsson. Il cinema è anche questo.