Se non fosse tutto visto e previsto avrebbe potuto essere un buon film
Ha piovuto tutto il giorno e in una Locarno umida si è consumata la prima serata di un festival atteso da tutti con gran sospiri: dopo un anno di dura pandemia che ha segnato in modo troppo significativo l’edizione 2020, si riparte con la Piazza e tutte le sale a disposizione e con un nuovo direttore, Giona Nazzaro, chiamato a rimettere in tranquilla navigazione quello che, non bisogna dimenticarlo, è uno dei grandi festival mondiali. Una delle principali difficoltà che il neodirettore ha dovuto affrontare è stata quella di trovarsi stretto tra Cannes – che per Covid è scivolato da maggio al luglio – da poco passato e con Venezia e Toronto alle porte, in tre mesi una batteria di film in straordinaria successione e tutti a cercare di portarli a casa propria. Ma torniamo alla Piazza riaperta. Il film scelto è stato ‘Beckett’, opera seconda del regista Ferdinando Cito Filomarino che lo ha sceneggiato insieme a Kevin A. Rice, quello che si dice un film da grande pubblico e la presenza di Netflix, tra gli altri distributori e produttori certamente lo certifica. Protagonista del film, nel ruolo del titolo, John David Washington, un tranquillo americano di colore che si trova in vacanza in Grecia con la moglie. Siamo in un periodo molto critico per il Paese ellenico sottoposto al ferreo giogo economico europeo, un ieri che tutti ricordiamo bene per il dolore che ha causato al popolo greco. Succede che il nostro Beckett, una notte addormentandosi al volante si ritrovi con l’auto in una scarpata finendo con lo sfondare un casolare. Prima di perdere i sensi scopre la morte della moglie a causa dell’incidente e la presenza di un ragazzo dai capelli rossi. Inutile dire che tra le due cose a segnare da quel momento la sua vita non è il dolore della perdita ma il peso d’aver visto il ragazzo. Questo fatto lo porta a essere al centro di un complotto politico ordito dalla estrema destra appoggiata dalla polizia e dall’ambasciata americana, in quanto il ragazzo è il figlio del più potente esponente della sinistra pronta a andare al governo. Beckett diventa naturalmente un bersaglio per tutti e il suo sopravvivere si trasforma in una continua e rocambolesca fuga in cui dimostra, nonostante la goffaggine del corpo (voluta dal regista), di essere un perfetto 007, saltando anche da tre piani per cadere sull’auto del cattivo, tirarlo fuori e picchiarlo a sangue. Naturalmente non manca il lieto fine ed è inutile dire che persa la moglie il nostro eroe trova delle nuove ginocchia su cui posare la sua testa.
Se non fosse tutto visto e previsto avrebbe potuto essere un buon spettacolo perché il regista mostra di avere una buona mano per i film d’azione. Interessanti le musiche di Ryuichi Sakamoto, tra i produttori troviamo anche il nome anche del regista Luca Guadagnino, il tutto comunque si ferma sul grande schermo senza prendere il volo nel mondo di quel sogno stupendo che è il Cinema. Sarà per un’altra volta. E ora attendiamo l’inizio del Concorso, oggi si apre la caccia ai Pardi.