In ‘Sig. Bovary e altri personaggi’ l'intellettuale argentino crea ponti, specchi e labirinti tra i personaggi letterari
"Neno è un combattente, un anticonformista, un idealista (nell'accezione che dava a questa parola, oggi spregiativa, il diciannovesimo secolo). Nemo è anche un lettore. Dopo una curiosa cena in cui le diverse portate si rivelano tutte prodotti del mare abilmente camuffati, Nemo invita il suo ospite forzato a visitare il suo regno acquatico. La prima sala in cui lo conduce è una biblioteca". Nessun luogo potrebbe offrire più solitudine e silenzio di quell'immensa stanza riempita con dodicimila libri, che sono i soli legami che il Capitano abbia mantenuto con la terra. Dal giorno in cui il Nautilus si è immerso per la prima volta nel mare, più o meno simile al giorno in cui il barone Cosimo Piovasco di Rondò decise che non sarebbe più sceso dall'albero del giardino di casa su cui si era arrampicato, Nemo ha deciso di credere che l'umanità non abbia più pensato né scritto. Allo stesso modo l'argentino Alberto Manguel, direttore della Biblioteca nazionale argentina dal 2015 al 2018, ha dedicato la sua vita e la sua attività di scrittore, recensore e traduttore a creare dialoghi, ponti, canali di comunicazione, specchi e labirinti tra i classici della letteratura universale. La personificazione del comparatista anarchico, non vincolato e limitato da programmi, pastoie accademiche, obblighi editoriali. Un lettore-scoiattolo che, prima di attraversare lo specchio oltre il quale Alice sorride del nostro mondo, avrà imparato dagli eroi omerici a piangere le morti degli amici e dei parenti; da Cappuccetto Rosso e da Dante a non perdere la bussola nella selva oscura del cammin di questa vita; dall'ebreo errante che l'importante non è l'arrivo, ma il viaggio, come ben sapeva Robert Louis Stevenson, "che non conobbe l'isteria degli aeroporti e degli uffici immigrazione di oggi".
Manguel ebbe l'enorme fortuna, quando era poco più che adolescente, di trascorrere intere serate leggendo ad alta voce per Jorge Luis Borges, a casa sua, e di lasciarsi contagiare dall'illustre connazionale il morbo della lettura. Ogni suo libro è un distillato di letture felicemente disordinate, solo occasionalmente messe in relazione, quasi a volersene giustificare, con fatti della vita reale: non fa eccezione ‘Sig. Bovary e altri personaggi’, pubblicato dalla capriaschese Pagine d'Arte nel 2016 in una collana che molto opportunamente si chiama ‘Sintomi’. "Se ogni biblioteca è autobiografica", scrive ancora Manguel sul Capitano, "quella di Nemo rivela l'identità nascosta del suo lettore. Il mondo della superficie, della turbolenta società umana, terrorizza Nemo. Preferisce la reclusione. Crede nell'invenzione, nell'immaginazione, nella curiosità di spirito dell'essere umano". La biblioteca di Manguel ci svela una brama enciclopedica, da erudito poco interessato alle tribolazioni amorose di Renzo e Lucia o di Mathilde de la Mole e di Julien Sorel, più incuriosito dalle incarnazioni della bella addormentata, di Lilith, di Robinson Crusoe e di Don Giovanni. Indipendentemente dalle preferenze, si tratta di archetipi più che di personaggi, di tessere di un mosaico che, combinate in qualsiasi modo e osservate da qualsiasi distanza, compongono un disegno, unico e variabilissimo: il volto del lettore.