Lunedì 27 novembre nella conferenza di Rodolfo Zucco sulla poesia ‘Roma, in quel niente’
Il ciclo dedicato ai poeti del ’900 dall'Istituto di Studi Italiani dell'Usi prosegue lunedì 27 novembre alle 18 nell'Auditorium del Campus Ovest con una conferenza di Rodolfo Zucco sulla poesia ‘Roma, in quel niente’ di Giovanni Giudici. "Terminata la poesia su Roma: forse uno dei miei risultati migliori negli ultimi tempi. Non è oscura, credo: ma certo è misteriosa": così Giudici in un appunto del 4 febbraio 1965. L’impressione è dovuta all’origine onirica del testo, una modalità compositiva su cui Giudici si sofferma nell’intervista a Ferdinando Camon: "Le zone oniriche che ci sono nella mia poesia sono estremamente realistiche. Si tratta sempre di sogni che ho fatto: voglio dire che spesso le trascrizioni pure e semplici di sogni si son rivelate poesie. Il sogno è una condizione abbastanza simile a quella che una volta si diceva ispirazione". È infatti in sogno che il percorso sentimentale di cui ‘La vita in versi’ ha tracciato il diagramma può concludersi: qui "l’uomo maturo e forse stanco [...] trova il coraggio di strappare croste dalle ferite sociali e psicologiche dell’infanzia e dell’adolescenza, di far rivivere e sanguinare complessi e vergogne faticosamente coperti o dissimulati, di far esplodere a livello di denuncia e liberazione oniriche [...] interi ‘anni d’angoscia’ e l’‘orrore’ di incontrare i personaggi e testimoni della sua lunga umiliazione" (Raboni). Ma la lettura del poemetto si apre a interpretazioni ulteriori quando vi si mette a fuoco il tema del viaggio-amplesso che si configura come desiderio di annullamento nella morte e ritorno al grembo materno: tema di cui si seguirà il diramarsi nell’opera in versi di Giudici fino ai versi della vecchiaia.