La battaglia per la verità su Ustica, ma anche ‘Il commento’ nell'Rg delle 7 per la Rsi. Il giornalista, ma anche l'uomo
Verso la metà degli anni 90 del secolo scorso, quando alla Rsi mi affidarono la responsabilità dell’Informazione del mattino, decisi di introdurre, nell’Rg delle 7, la rubrica ‘Il commento’, pensando subito che uno dei giornalisti che avrei voluto assolutamente avere tra i miei commentatori doveva essere Andrea Purgatori. Che, allora, conoscevo unicamente “di firma”, come si usa dire, grazie agli articoli che scriveva sul Corriere della Sera. In particolare, di Purgatori, mi aveva colpito la battaglia per la verità sulla Strage di Ustica, che condensò in una serie di scoop, pubblicati dal quotidiano di via Solferino. Mentre buona parte della stampa, complice il Governo italiano a guida democristiana, sembrava rassegnata alla versione della bomba, che avrebbe fatto precipitare in mare il DC 9 dell’Itavia, il 27 giugno del 1980, Andrea Purgatori non si rassegnò e grazie a una mirabile inchiesta giornalistica, scrisse che l’aereo era stato abbattuto da un missile.
Nel 2007 il Presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, che quel 27 giugno dell’’80 era a capo del Governo, ammise che il DC 9 era stato, effettivamente, abbattuto da un missile francese. Dallo scoop di Andrea Purgatori il regista Marco Risi trasse un bellissimo film, ‘Il muro di gomma’, con una colonna sonora struggente, composta da Francesco de Gregori. Nella scena finale de ‘Il muro di gomma’, il protagonista detta al telefono il suo ultimo pezzo, che squarcia il mistero sulla strage, con il volto rigato dalla pioggia e dalle lacrime. Ma Purgatori, con cui ebbi più volte modo di soffermarmi sulla strage di Ustica, attribuì quel finale alla licenza poetica di Marco Risi.
Magari lui stesso ci mise lo zampino, visto che partecipò alla sceneggiatura del film. In realtà, conoscendolo, Andrea Purgatori, la cui voce profonda da attore ne faceva un giornalista radiofonico formidabile, era una persona divertente, ricca di aneddoti e molto preparata dal profilo professionale. Non di rado lo chiamavi e ti rispondeva: “Dammi un attimo che sono in motorino”. Poi si fermava e registrava il commento al volo, magari dall’androne di un palazzo nel centro di Roma, per tenere fuori dalla registrazione il rumore del traffico. Aveva una scrittura abbastanza elaborata ma non prolissa e tantomeno barocca, comunque l’opposto dell’asciuttezza di un Enzo Biagi. Ultimamente era approdato su La 7, con i documentari di ‘Atlantide’, nei quali ripercorreva fatti della cronaca italiana, politica e non, mai usciti dalla memoria collettiva. Uno fra tutti riguardava il mistero del rapimento di Emanuela Orlandi.
Ci siamo sentiti di recente, via whatsapp, con l’impegno di ritrovarci, magari per riprendere il filo delle confidenze serali che ci facevamo l’un l’altro, una volta che lui aveva registrato il suo commento per l’Rg delle 7 dell’indomani. Non ci sarà più l’occasione e, allora, vorrei concludere il suo ricordo con le parole di una persona indimenticabile che conobbi grazie a lui, Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione delle vittime della Strage di Ustica: “È stato merito di Andrea Purgatori se io, alla metà degli anni Ottanta, dilaniata dal dolore, dalla rassegnazione, dalla disperazione, ho avuto la forza di tornare a pensare alla vicenda di Ustica, in modo instancabile come allora non avrei mai potuto immaginare”.