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L’Astra torna a brillare

Dopo quattro anni e lavori di ammodernamento la sala popolare a Como ha riaperto le porte, mettendo insieme anime diverse

Un luogo aggregativo di cerniera, una sala popolare che chiama partecipazione
(Cinema Astra)
21 gennaio 2023
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L’uomo da sempre guarda, osserva cielo e terra. Spazi aerei, orizzonti e profondità, astri e radici, corpi stellari, cavità; in viaggio alziamo gli occhi al cielo, costellazioni che ci sostengono nel nostro errare, così come scesi nel mondo sotterraneo scopriamo una natura altra. Nulla è abbandonato se non per nostra volontà, trascuratezza, tutto è intrecciato sia in forma visibile che velata quando tocchiamo un prato, la roccia, quando scopriamo una vetta mai vista. Fino alle metamorfosi, la forma di una goccia che racchiude l’universo cade sulla pelle, evapora da lì a poco. Non ci dimenticheremo degli astri, degli alberi, organi eterni che intravediamo nel felice arrivo della notte. Dylan Thomas: "Ma ci dovranno sfidare le stagioni,/ o entreranno/ Vacillando in quartiere di suoni, dove/ Puntuali come la morte faremo squillare le stelle;/ Laggiù, nella sua notte, l’insonnolito uomo dell’inverno/ Scuote campane di nero linguaggio,/ Né le respinge la luna – e – mezzanotte quando soffia".

Polmone

Dalla stazione di Como San Giovanni, scendo fino a Viale Giulio Cesare il cui flusso si snoda tra negozi, uffici commerciali, bar, accostando l’area periferica della città e il centro. Qui, dopo quattro anni di chiusura, il cinema Astra, parrocchia di San Bartolomeo, ha riaperto lo scorso sette dicembre. Con visione e dinamicità. Elementi che danno corpo a un progetto culturale che vuole saldare qualità delle scelte, pluralità dell’offerta, attenzione alla socialità.

Incontro a metà pomeriggio il coordinatore della sala Nicola Curtoni e il presidente della ‘Cooperativa Astra 21’, Michele Luppi. Parliamo di questo evento, le attese, le conferme. «La chiusura di quattro anni – è Nicola Curtoni ad avviare il discorso – era dovuta a necessari adeguamenti della struttura, lavori di ammodernamento per essere a norma. In questo tempo il mondo è molto cambiato, penso alla pandemia, al sistema cinematografico che ha avuto grandi scossoni e che in Italia è in crisi rispetto ad altri mercati. Inoltre, l’aumento dei prezzi delle bollette incide non poco nella gestione di una sala».


Cinema Astra
Partecipazione

La ‘Cooperativa Astra 21’ è nata in seguito al movimento che si è attivato per salvare la sala. Come si muove, oggi? «Mantenendo una sorta di delicatezza rispetto al progetto. La partecipazione agli spettacoli durante il periodo natalizio e adesso con il cineforum, è stata eccellente; abbiamo visto che molte persone hanno preso tessere e abbonamenti». Interessanti le proposte per favorire la partecipazione. «Sì. Abbonamenti da cinque, dieci ingressi che per noi vuol dire io vengo qualsiasi film tu faccia e la sorpresa più bella è stata scoprire che più di seicentocinquanta persone si sono iscritte al cineforum, inserendo nell’offerta anche la possibilità di seguirlo con biglietti singoli. Una scommessa vinta». Che incoraggia. «Diverse persone ci hanno detto che da quando ha chiuso l’Astra non andavano al cinema; una sala vicina al centro storico e al confine della periferia è fattore di aggregazione. Non a caso il cineforum si caratterizza per un dibattito dopo la fine del film, che continua all’uscita». Il pubblico? «Ci sono pubblici diversi, cinefili e persone che al fine settimana guardano volentieri una commedia all’italiana, di qualità. Una delle idee di fondo è dare loro attenzione. Ci stiamo aprendo alle famiglie in modo strutturale proponendo uno spettacolo a settimana, il sabato pomeriggio. Poi, i passi verso gli under venticinque, con abbonamenti a un euro a film per il cineforum e la risposta c’è stata. E la scelta di programmare film in lingua originale all’interno sempre del cineforum, al nuovo orario delle 18.15».

Ascoltando le parole di Nicola, torno ai miei cinema al pomeriggio, all’oscurità della sala, a una tenda da attraversare. "Tutto accade come se un lungo stelo di luce delineasse i contorni di una serratura e tutti noi, attoniti, guardassimo attraverso il buco". Questo, da Roland Barthes. «Si tratta di una riqualificazione del territorio, interviene Michele Luppi, perché i fattori che portano alla sicurezza, tema caro ai nostri politici, sono la luce e le persone. Il cinema, le porta entrambi; un edificio acceso, le locandine e gli spettatori, cento, centocinquanta ogni sera. La politica dovrebbe capire che aiutare una sala che fa cultura non è dare un aiuto a perdere». Un polmone, il respiro di una città. Nicola: «Per chi conosce Como, l’Astra è in una posizione di cerniera. Via Milano è un simbolo e la sala si trova in un angolo, quello dove c’è la chiesa, all’inizio della zona alta che ha subito nel bene e nel male un fenomeno di trasformazione sociale. Una ricchezza che rischiava di ghettizzarsi facendo emergere solo gli elementi negativi. L’Astra mette insieme anime diverse, una sala popolare dove arriva lo studente, la signora con la pelliccia e il pensionato che deve fare i conti ogni mese».

Le radici, l’anima, il futuro

Mentre la pioggia aumenta d’intensità, Michele Luppi sottolinea come la riapertura ha messo in evidenza l’affetto della città per l’Astra, vedi la raccolta fondi necessaria per poterla realizzare. «Qualcosa di incredibile. La campagna è stata lanciata da un gruppo di persone legate alla vecchia gestione, insieme alla parrocchia che ha colto la sfida di lasciarci provare di fronte ad altre strade che potevano aprirsi, magari un cambio di destinazione d’uso». I tempi? «Strettissimi. Sessanta giorni per capire se potevamo farcela, settantacinquemila euro primo obiettivo e siamo andati ben oltre. Merito, va detto, di quello che è stato fatto in cinquant’anni di attività». Nasce la cooperativa sociale, che sceglie di introdurre per la riuscita del progetto nuove competenze professionali, conservando l’anima popolare e facendo nascere ‘l’Associazione amici dell’Astra’ che collabora alla gestione della sala con i suoi volontari». Nicola, si è laureato in storia del cinema al DAMS, con esperienze significative in diverse sale tra Valtellina e Francia. «Non faccio film, mi piace proporli, valorizzarli, creare spazi dove la gente possa incontrarsi». Nelle sue parole emergono passione e visione, due elementi decisivi per la costruzione di un film. ‘La Nuit américaine (1973)’ ce lo dice, tecnica di ripresa che ambienta la notte anche di giorno. Il film costruisce il senso del mondo dalla vita nel set, nei suoi accadimenti. "Il nostro film migliore è forse quello in cui riusciamo ad esprimere, più o meno volontariamente sia le nostre idee sulla vita che le nostre idee sul cinema". Così disse François Truffaut.


Wikipedia
François Truffaut nel 1965