Con le borse piene di acquisti, omaggi, cataloghi, gadget e biglietti da visita, alla fiera nazionale della piccola e media editoria di Roma
«Quelli sono i saggi…», mi fa un simpatico editore, indicandomi severi studi di storia delle religioni, «… e questi sono i pazzi!», ride mostrandomi con orgoglio la collana di narrativa. Ma tanto bene con la testa non deve stare neanche lui, se si ostina a pubblicare libri in un’Italia che ne legge pochi, e in cui le grandi concentrazioni editoriali monopolizzano le recensioni sui quotidiani e i pochi spazi televisivi. Eppure eccolo qui, insieme a centinaia di altri matti, alla fiera nazionale della piccola e media editoria ‘Più libri, più liberi’, ospitata dal Nuovo Centro Congressi, una nuvola di acciaio e vetro che spezza la monotonia dell’inquietante e megalomane razionalismo del quartiere Eur di Roma.
Si avvicina una ragazza: l’amico ripete il numero dei saggi e dei pazzi, illustrandole la mercanzia con la stessa verve con cui Leporello elenca a una sgomenta Donna Elvira le conquiste di Don Giovanni ("Madamina, il catalogo è questo…"). Alcuni degli editori che incontrerò condividono lo stesso atteggiamento arrembante: fiutano la preda come gli acchiappini dei ristoranti all’aperto nelle isole greche e la stordiscono di chiacchiere. Altri, più discreti, si limitano a guardarla, e attaccano bottone solo se la vedono indugiare su qualche titolo. La preda, dal canto suo, non aspetta altro: una franca chiacchierata sui possibili acquisti, a volte anche con i loro autori, è un’occasione che capita in poche librerie, ma è la normalità in una fiera così concepita, che sfida il lettore a una caccia al tesoro continua, tra libri difficili da reperire e altri acquistabili solo in rete, senza l’ingombro ricattatorio delle uscite imperdibili e largamente pubblicizzate delle grandi case editrici. Ma anche il famelico bibliomane ha il suo istinto predatorio e non vede l’ora di sforare il plafond che si è imposto (o illuso) di rispettare: qualcuno gira persino col trolley per la spesa, neanche fosse al supermercato, e con l’espressione felice di un bambino in un parco giochi.
I marchi di alcuni espositori, del resto, sembrano ideati apposta per riscoprire incanti perduti: Il Leone Verde, Pulci Volanti, Panda, Pelledoca, Pièdimosca, Il Grillo. Ma anche Campi di carta e Albero delle matite, Nessun dogma e Pessime Idee, Verbavolant e Scripta Maneant. E ancora: Il Lupo, Il Formichiere, Il Castoro, La Lepre, Il Barbagianni, che sembrano usciti dall’ultimo libro di Claudia Quadri, ‘Infanzia e bestiario’, un delicato incontro tra autobiografia e reportage, tra passato e presente, nel tentativo di individuare e far durare, come direbbe Italo Calvino, ciò che inferno non è e dargli spazio. Lo propone Casagrande, così come "Mio amatissimo fratello…". Fuga da Milano (1943-45), a cura del giornalista Sandro Gerbi, raccoglie le lettere spedite al fratello Franco del pediatra Willy Schwarz dalla Milano bombardata dagli Alleati, o come La gioia dei classici. Letture e consigli di uno scrittore vorace, un viaggio nella letteratura universale, dai classici greci a Milan Kundera, attraverso le appassionate recensioni di Giovanni Orelli, oppure Andarsene del turgoviese Peter Stamm, la storia di una fuga dalla quotidianità raccontata dai punti di vista del fuggitivo, che si riscopre reinventando ogni volta il rapporto con la natura, e della moglie che fatica a farsene una ragione, in un’atmosfera in cui il sogno e la realtà si confondono. Di Dadò, che nel sito ci ricorda che la vita è troppo breve per leggere libri mediocri, fa bella mostra di sé nello stand dell’Alesi la novità ‘Un inverno a Istanbul’ della docente e critica letteraria tedesca (grigionese di adozione) Angelika Overath, il raffinato racconto dell’incontro casuale tra un insegnante svizzero e un cameriere turco, con rimandi all’umanesimo rinascimentale e all’antica poesia persiana in una città-vexierbild che sembra nasconderne tante altre.
Di Pagine d’Arte segnaliamo ‘Armand Schultess. Il giardino della memoria’, in cui la storica dell’arte Lucienne Peiry racconta la storia della wunderkammer all’aperto che l’esponente dell’Art Brut, nel suo stravagante e insieme rigoroso incrocio tra arte e vita, creò nella sua proprietà ad Auressio, nella Valle Onsernone, e inoltre alcune preziosità, che trattandosi di classici presentano i vantaggi della lunga conservazione e del miglioramento col tempo: ‘Il mistero della creazione artistica’ e ‘La collezione invisibile’ di Stefan Zweig e ‘Chardin e Rembrandt’ di Marcel Proust, che così si esprime sull’olandese: "Oltre il fiume o il mare abbagliante o torbido, al di là delle finestre scintillanti, smaltate di fiori, fiammeggianti di sole, sopra i tetti trasfigurati delle case, guardiamo il cielo il cui riflesso sulla terra abbiamo riconosciuto ovunque, quel riflesso che non conosceremo mai e che conosciamo così bene, che è la bellezza di tutto ciò che abbiamo sempre visto e ne è anche il mistero, l’enigma".
La riproposizione delle opere meno note dei grandi autori del passato è, d’altra parte, una delle carte che i piccoli editori possono giocarsi per conquistare e mantenere una fetta di mercato. È, per esempio, l’orgogliosa ed esclusiva scelta programmatica di Coppola, che propone tra le altre chicche, immaginate come fiammiferi per illuminare le stelle, ‘Gli altri Gatsby’ di Francis Scott Fitzgerald, i racconti di altri belli e dannati "senza film, senza biblioteche e senza allori", lo strepitoso ‘La mummia’, esempio della poco conosciuta produzione fantastica e horror di Arthur Conan Doyle, e ‘Ninetta’, una selezione dei racconti giovanili di Émile Zola: "Le nostre corse da monelli scanzonati, i nostri amori da uccelli liberi mi avevano ispirato un profondo disprezzo del mondo, una calma fede alle sole energie della vita". Sulla stessa falsariga, la collana ‘Il piacere di leggere’ de La Vita Felice pubblica deliziosi tascabili come ‘L’educazione dello stoico del Barone di Teive’, eteronimo di Fernando Pessoa che riflette sulle ragioni che lo hanno portato a decidere di suicidarsi, le ‘Pagine postume pubblicate in vita’ di Robert Musil, uscite per la prima volta a Zurigo nel 1936, e i saggi letterari di Virginia Woolf raccolti in ‘Leggere, scrivere, recensire’.
Un altro modo di ottenere credibilità e una dignitosa quota di mercato in un panorama saturo è, seguendo l’orma di Roberto Calasso, la famosa impronta dell’editore, "fare bene quello che in precedenza era stato fatto meno bene e fare per la prima volta quello che prima era stato ignorato". Una lezione che le Edizioni Settecolori hanno saputo apprendere, pubblicando capolavori sottovalutati e ignorati, come ‘I cospiratori’ di Frederic Prokosh, deliziosi mémoires come ‘La notte che arrivai al Café Gijón’ di Francisco Umbral, che ti fa venire o tornare la voglia di metterti a scrivere, e opere terribili e maledette come ‘Il questionario’ di Ernst von Salomon e ‘I due stendardi’ di Lucien Rebatet, per George Steiner un capolavoro segreto della letteratura moderna.
Nella felice anarchia della fiera, che presenta lo stand delle Paoline, di proprietà delle omonime suore, a pochi metri di distanza da quello dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, sembrano venire da un universo più colorato e ottimista le numerose case editrici dedicate all’infanzia, con albi illustrati, giochi da tavolo, libri dalle strutture interattive e dalle forme bizzarre. E, tra questi ultimi, impossibile non notare, a conclusione del giro d’Italia editoriale, con le borse piene di acquisti, omaggi, cataloghi, gadget e biglietti da visita, dei curiosi libri a fisarmonica, ognuno costituito da un unico lunghissimo foglio piegato a zig-zag, che in gergo, guarda un po’, si chiama leporello.