La Consigliera agli Stati sul caso Rsi: 'A rischio la comprensione e lo scambio tra le regioni linguistiche del Paese e quindi la coesione nazionale'.
"La seconda rete della RSI è molto importante per la Svizzera italiana, proprio per le specificità del suo territorio e della sua condizione di minoranza linguistica (...) ha assunto il fondamentale compito di diffondere e difendere l’italianità, sviluppando programmi di approfondimento sulla cultura italiana, tessendo reti di collaborazione sia con ricercatrici e ricercatori delle diverse Università svizzere, sia con gli altri istituti di cultura e seguendo da vicino tutti gli avvenimenti piu importanti a livello culturale in Svizzera e all’estero". È la premessa contenuta nell'interpellanza diretta al Consiglio federale da parte di Marina Carobbio Guscetti, Consigliera agli Stati, nata sull'onda dei progetti di "ridefinizione" dei programmi radiofonici della Rete Due. Per Carobbio, la riduzione a "6 minuti ogni ora" del parlato dell'emittente è una misura che "lede il mandato della Concessione alla SSR, oltre a mettere a rischio posti di lavoro". Il progetto avviato dalla direzione della RSI "prevede – scrive Carobbio – una radicale ridefinizione dell’offerta culturale, lo smantellamento dei programmi d’approfondimento di Rete Due, con la chiara impossibilità di riversare tutti questi contenuti sugli altri vettori della RSI e il conseguente impoverimento qualitativo".
Partendo da qui, in cinque domande, Marina Carobbio chiede se Consiglio federale non ritienga che il progetto di ridefinizione della Rete Due violi la Concessione alla SSR, "in particolare gli articoli 3, 7 e 8, 2"; se, allo stesso modo, non ritenga sia importante per differenziare i programmi SSR rispetto ai programmi delle emittenti commerciali"; se il progetto di ridefinizione "metta a rischio i programmi di approfondimento culturale e la comprensione e lo scambio tra le regioni linguistiche del nostro Paese e quindi anche la coesione nazionale"; se, ancora, il Consiglio federale intenda "intervenire per far rispettare il mandato della Concessione alle voci cultura" e se esso condivida il fatto che "il servizio pubblico radiotelevisivo debba garantire particolare attenzione alla cultura quale vettore di approfondimento, dibattito e democrazia".