Culture

Essere Rocco Tanica

28 febbraio 2015
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Ha tanto insistito per farsi intervistare, che alla fine non gli abbiamo potuto dire di no (l'inizio è liberamente tratto dalla sua spiegazione di come gli Elio e Le Storie Tese, nel '96, duettarono con James Taylor). E' la novità del Sanremo 2015, il vincitore delle nuove proposte televisive, capace di far ridere anche ad orari impossibili. E’ Antonelliano, Carambola, Luigi Calimero, ma i soprannomi sono 27 (compreso ‘Ematocrito’). Avrebbe avuto lo stesso successo, Rocco Tanica, se si fosse chiamato Sergio Conforti? Probabilmente sì, perché forse non tutti sanno che il ‘pianolista’ del gruppo che ha rivoltato la musica italiana come un calzino aveva arrangiato ‘Le nuvole’ del De Andrè padre (e la banda in ‘Don Raffaè), lavorato con Caputo, Pezzali, Baglioni, Vecchioni, Bertoli, Fortis, ma anche scritto un pilastro del canzoniere da spiaggia (‘L'estate sta finendo’). E’ anche autore di un libro intitolato ‘Scritti scelti male’ (dedicato, tra gli altri, ‘alla Mauritania’), ricco di tanto umorismo che il Woody Allen scrittore di ‘Citarsi addosso’ potrebbe cadere in depressione.

E' vero. Lo scoop sarebbe un'intervista in cui l'artista ci parla di sonorità, contaminazioni, amore e progetti per il futuro. Ma sono assai rari i momenti in cui si può ascoltare Rocco con la voce di Sergio, uno su tutti il ricordo di Feiez (compianto polistrumentista) nel momento più toccante di ‘Vite bruciacchiate’, biografia degli Elii. Quindi, approfittiamone: tra ironia e verità nascoste, unite i puntini dall'1 al 10, e scoprite cosa significa essere Rocco Tanica...

1. Musicista, umorista, scrittore, genio. Esiste un percorso specifico per diventare artisti a tutto tondo?

D’accordo musicista, umorista e scrittore; ho provato a ricoprire questi ruoli. Ma Eugenio no, non mi ci sento. Seriamente: per un lungo periodo, da giovane, sono stato curioso di un sacco di cose: pentagrammi, libri, persone e luoghi. E la curiosità, mista ad un sottile senso di inadeguatezza, mi spingeva a fare esperimenti con ciò che mi capitava sotto mano. Col Piccolo Chimico avrei provocato danni importanti; per fortuna, invece, i miei mi regalarono un piccolo organo elettrico sul quale cominciai a muovermi da autodidatta. Poi incontrai il migliore maestro possibile, Nazzareno Pederzani, che mi fece conoscere Bach e Bacharach nello stesso momento. Quella fu la scintilla, la comprensione dell’esistenza di mondi possibili, apparentemente distanti ma tutti frequentabili e tutti emozionanti. Se esiste una strada maestra per l’arte, ho l’impressione di averla imboccata in quell’occasione.

2. L’artista Rocco Tanica ha dei padri spirituali, dei modelli ai quali si è ispirato?

Ho scoperto il connubio parole-musica da adolescente, con Francesco Guccini. 'Stanze di vita quotidiana' rimane uno dei dischi fondamentali della mia formazione. Idem 'Montecristo' di Roberto Vecchioni. Qualche anno prima, bambino, ero rimasto folgorato dai Beatles vedendo il film 'Help'; ricordo una specie di sindrome di Stendhal durante l’ascolto di 'The night before', con tanto di vertigini e mancamento. Più grandicello, scoprii James Taylor, Elton John e gli Who. Tutto si combinò in una macedonia di stili, manie, vinili, grandi propositi, notevoli ambizioni (volevo diventare chitarrista, ma rinunciai). Risultato: la mia prima performance pubblica in età 'adulta' fu un concerto semi-improvvisato, pianoforte chitarra e voce, con Roberto Vecchioni: lo avevo pregato di mettermi alla prova quale profondo conoscitore del suo repertorio; lui ebbe il fegato di darmi fiducia e io suonai – credo decorosamente – vestito come Pete Townshend sulla copertina del disco 'Who came first' (quindi non molto decorosamente). Qualche mese dopo, Vecchioni mi convocò per il suo tour estivo. Era il 1981, avevo 17 anni. Gli sarò grato per sempre.

3. Parliamo del suo rapporto con Sanremo. Sin dai tempi di Riccardo Fogli, si dice che il vincitore si conosce già prima. Chi vincerà nel 2016?

Mariacroce Pizzorno.

4. Sempre a proposito di Sanremo. Non tutti sanno che è suo il pianoforte in 'Perdere l'amore'. C'è una canzone in cui avrebbe tanto voluto suonare, e invece nessuno l'ha chiamata?

Se parliamo di canzoni sanremesi, 'Dietro la porta' di Cristiano De Andrè e Daniele Fossati. Altrimenti 'Daisy', di Daniele Groff. A mio parere è una delle più belle canzoni italiane degli ultimi vent’anni.

5. Meno di due mesi fa, lei ha accompagnato al pianoforte James Taylor. Quali sensazioni porta con sé il Rocco Tanica pianista?

Quello che ha suonato con James Taylor non ero io ma il mio ectoplasma. Il mio corpo fisico si era liquefatto ore prima per l’emozione durante il soundcheck, sul linoleum del pavimento. È stato grattato via dalle signore delle pulizie. JT è una persona davvero speciale, cortese e disponibile con tutti coloro che lo avvicinano per una parola, una foto, una dedica su un disco. L’ho visto dopo un concerto romano fermarsi sul palco per 40 minuti a salutare personalmente tutti in presenti in sala. E specialmente l’ho visto ed ascoltato mettersi d’impegno ad imparare una canzoncina degli Elio e le Storie Tese, Second me, ed interpretarla come se l’avesse scritta lui; stesso impegno, stessa grazia. Di fatto l’aveva un po’ scritta lui perché avevamo copiato un sacco di passaggi.

6. Michael McDonald lasciò i Doobie Brothers per una brillante carriera solista. Non crede sia arrivato anche il suo momento?

No, per vari motivi. Lasciare i Doobie Brothers in questo momento non avrebbe senso, dato che non ho mai suonato con loro. Se dovessi lasciare una band credo piuttosto che abbandonerei gli Elio e le Storie Tese, con cui ho più confidenza. Inoltre Michael [McDonald, n.d.r. ] è un amico ma è anche un po’ testa di minchia – lo dico nel senso buono del termine – e all’epoca agì d’impulso. Non credo che oggi rifarebbe quella scelta.

7. Quando gli Eagles si sciolsero, Glenn Frey disse 'siamo durati più dei Beatles'. Gli Elii durano da decenni e hanno fatto di tutto, anche le comparse in un film porno. A questo proposito, qual è il segreto per durare a lungo?

Secondo Elio, avere buoni avvocati. In modo da delegare loro i compiti ingrati, tipo vedersela con gli avvocati degli altri della band e mandare le raccomandate. In questo modo si rimane amici e si scrivono canzoni più belle di quelle dei gruppi che bisticciano rimanendo bloccati dal risentimento. Un altro sistema è prendere vacanza gli uni dagli altri. Vacanza non tanto intesa come mancanza di un elettrone da parte di un atomo di un reticolo cristallino, quanto invece nel senso di riposo più o meno lungo dalle proprie ordinarie occupazioni. Cito il vocabolario Treccani per darmi un tono.

8. Lei è un uomo realizzato. Ma il bambino che c'è in Rocco Tanica ha ancora un sogno nel cassetto?

Ne ho diversi. Parlo un passabile francese ma vorrei capire cosa mi stanno dicendo quando mi rispondono. Vorrei trovarmi in uno di quei posti che vedo dall’aereo sorvolando le alpi ma poi non so mai ritrovare sulla mappa; suonare due note al piano con Paul Mc Cartney; non soffrire di acufeni. Infine vorrei che Topolino uscisse tutti i giorni.

9. Se non avesse fatto l’artista a tutto tondo, cosa avrebbe fatto nella vita Rocco Tanica?

Avendo fallito come stenografo – ho frequentato per un paio d’anni un istituto tecnico aziendale – e come aspirante pubblicitario – la scuola costava troppo per il budget di famiglia – non avevo grandi prospettive. In una vecchia intervista, un noto cantautore genovese disse che se non avesse fatto il cantante avrebbe fatto il ladro. Forse avrei potuto essere un buon palo nei suoi colpi, e poi saremmo andati a scoppiarci i soldi al lupanare.

10. Vuole salutare i lettori de LaRegioneTicino?

Sì.