‘Greetings from Mars’, l’autismo nello spazio profondo (casalingo) nel bel film di Sarah Winkenstette
Tom sostiene che “Marte non è rosso, è beige tendente al marrone”. Là, sul Pianeta Beige, tutto è silenzioso, la Terra invece è un gran baccano che lui non riesce a sopportare. Il papà di Tom non c’è più e la mamma si è appena trovata un lavoro nuovo, quattro settimane ben pagate alle quali non può dire di no, nemmeno se questo lavoro è in Cina e Tom – che di quella nazione conosce superficie, densità di popolazione e ogni altra cosa, e per giunta è troppo rossa – in Cina non ci vuole andare. E non ci andrà, perché starà coi nonni fino a che mamma non tornerà.
Lasciare casa e la sua stanza-rifugio fatta di mappe, calcoli e ricordi del padre sarà un inferno, ma Tom sogna di fare l’astronauta ed è con un escamotage – compilare un diario di bordo – che la mamma riesce a convincerlo: se riuscirà a gestire quella vacanza estiva dai nonni, nulla potrà impedirgli di gestire un viaggio su Marte. La sorella Nina, che è un tutt’uno con lo smartphone, sarà il suo operatore radio perfetto; il fratello Elmar è un primo ufficiale che ama lanciarsi dagli scivoli con la bicicletta e schiantarsi sopra strutture rigide senza farsi del male. Con tuta e casco da astronauta, e una lunga lista di cose cui prestare attenzione perché il ragazzino è affetto da autismo, Tom si presenta a casa dei nonni, due tizi ai quali l’originalità non manca, tentando di fare l’impresa: adattarsi a un mondo sconosciuto. E scientificamente parlando, Tom un’impresa la farà davvero.
In orario da panettieri (alle 9.15 al Mercato Coperto per la sua prima svizzera), transitato e apprezzato dal Giffoni, il tedesco ‘Greetings from Mars’ di Sarah Winkenstette è hollywoodiano nell’accezione spielberghiana quindi buona del termine (anche Tom, come E.T., si costruisce un sistema solare artigianale), e dal potenziale sufficiente per farci uno di quei remake melodrammatici e sensazionalistici che l’America tanto ama e che si spera non arriverà mai, perché va bene così com’è. B.D.