A Parigi, Museo della Orangerie, per osservare le relazioni tra Amedeo Modigliani e Paul Guillaume (fino al 15 gennaio)
La mostra dedicata alle relazioni tra Amedeo Modigliani e il suo gallerista e mercante Paul Guillaume è un nuovo tassello del grande processo, in corso da alcuni anni, di ristrutturazione della conoscenza del lavoro dell’artista e proteggerlo dalla continua violenza contraffattrice che lo affligge. Nel 1981 fu realizzato un primo studio in occasione della retrospettiva presso il Museo di arte moderna di Parigi; a Torino, nel 2012, gli artisti Hilario Isola e Matteo Norzi erano intervenuti su quattro lavori, uno dei quali opera di Modigliani, con l’ambizione di “forzare i paradigmi museologici, aprendo la collezione della Gam ad una nuova, possibile ermeneutica, dove il rigore filologico vada di pari passo con un’interpretazione emotivamente consapevole della storia dell’arte”.
Nel processo di ricostruzione della conoscenza sono coinvolte risorse e opere collocate in Francia, Inghilterra, Stati Uniti. Ci si avvale del contributo di studiosi impegnati in settori diversi: la ricostruzione storica, l’indagine archivistica, l’analisi linguistica e tecnica delle opere, l’indagine sui materiali, sui supporti e sugli strati pittorici pregressi perché l’artista era uso, per motivi diversi, intervenire e dipingere su dipinti già abbozzati o eseguiti.
Egli poteva così “giocare” con ciò che era stato costruito da lui o da altri: talvolta rasava lo spessore materico della pittura precedente per non esserne condizionato ma lasciava i colori, sfruttandone la presenza; talaltra copriva anche solo parzialmente con del bianco l’immagine precedente che noi oggi possiamo vedere grazie alle attuali tecniche di scansione, fotografiche o radiografiche.
Siamo di fronte a una straordinaria ricchezza di procedure e di pratiche, solo in parte riconducibili alle difficoltà materiali e alla miseria economica alle quali gli artisti che vivono la Parigi dei primi due decenni del XX secolo erano costretti. Nei saggi del catalogo che accompagna la mostra abbiamo una serie di esempi, non tutti riferiti alle opere in mostra: Marie-Amélie Senot ci racconta come diverse qualità e tipologie di verde vengano utilizzate per ottenere risultati specifici; come la tecnica della scultura venga tradotta nel lavoro pittorico; come gli occhi delle persone ritratte vengano trattati singolarmente, utilizzando anche colori diversi, per ottenere risultati espressivi, per indagare sulla personalità del soggetto coinvolto. Vi sono poi i tributi e le riprese dalla tradizione cubista, da quella della pittura antica, da quelle di alcune culture extra-europee.
L’obbiettivo del progetto è dunque di “esplorare il modo in cui i legami tra i due personaggi possono illuminare la carriera dell’artista e la sua fama postuma”. “Tutte le opere esposte hanno un rapporto stretto con Paul Guillaume: che gli siano appartenute, che siano state vendute da lui e che siano state commentate nella rivista Les Arts à Paris”: è un modo per dire che, presupponendo la affidabilità di Guillaume, cioè escludendo che Guillaume possa avere avuto da Modigliani dei falsi o che possa avere commerciato dei falsi e averli esposti a casa sua mentre Modigliani era in vita o negli anni successivi alla sua morte, tutti i quadri che hanno avuto a che fare con lui sono autentici. Si vuole così rafforzare la struttura del mondo Modigliani per inclusione: tutti questi lavori ne fanno parte, li studiamo e analizziamo e possiamo ricavarne termini di confronto per gli altri.
Archives Alinari, Florence, Dist. RMN-Grand Palais / Mauro Magliani
Ritratto di Paul Guillaume, 1916, olio su tela
All’interno di questa cornice, la mostra e il catalogo arricchiscono la nostra conoscenza su vari piani (con una certa difficoltà di fruizione dovuta alla enorme quantità di persone presenti). Si arricchisce la conoscenza della relazione tra scultura, pittura e accesso alle fonti esotiche. Sia Paul Guillaume, sia Amedeo Modigliani erano interessati vivacemente alla produzione di manufatti estranei alla cultura europea, che ai tempi veniva definita ‘art nègre’, terminologia significativa dei valori dominanti del tempo. Il comune interesse delle due personalità ha peraltro incoraggiato il loro sodalizio. Modigliani frequentava il museo etnografico del Trocadèro; Guillaume iniziò la propria attività commerciando oggetti africani e nel 1917, insieme ad Apollinaire, pubblica in 63 esemplari Scultures nègres, iniziativa inedita in Francia.
Si arricchisce la conoscenza della personalità di Modigliani, del riconoscimento e della solidarietà all’interno dell’ambiente artistico della città, delle incomprensioni e incapacità di lettura di alcune personalità come Guillaume Apollinaire o Giorgio De Chirico il quale nel 1915 scriveva a Paul Guillaume di quelle “teste stilizzate, una banalità come se ne vedono a migliaia in tutte le esposizioni d’arte moderna”. A fronte di questi episodi di mancanza di riconoscimento oggi sappiamo meglio come il lavoro artistico di Amedeo Modigliani venisse promosso anche in termini commerciali, privilegiandolo all’interno delle esposizioni collettive che spesso avevano come promotore proprio Paul Guillaume, il quale probabilmente incomincia a comprare opere di Modigliani dal 1915 anche se a Giovanni Scheiwiller dichiara di avere iniziato fin dal 1914. Insomma, per riprendere le parole di Simonetta Fraquelli nel catalogo, “la presenza di Modigliani al fianco di artisti e interpreti tanto illustri non può che rinforzare il suo posto negli ambienti artistici parigini e corrobora il fatto che, contrariamente a ciò che lasciano pensare numerosi racconti postumi sulla sua vita a Parigi, egli era integrato in una comunità artistica molto coesa. E Guillaume si curava di garantire la sua partecipazione a esposizioni prestigiose”. A novembre del 1916 il pittore svizzero Emile Leijeuen monta una esposizione che coinvolge vari artisti (Kisling, Modigliani, Matisse, Ortiz de Zárate e Picasso, insieme a maschere e sculture africane prestate da Paul Guillaume) e Modigliani è l’artista meglio rappresentato. Il catalogo è arricchito da due poemi di Jean Cocteau e di Blaise Cendrars che celebrano la musica di Eric Satie eseguita durante l’inaugurazione; il successo mediatico promuove la conoscenza e il successo di Modigliani, anche grazie all’impegno da promotore di Moïse Kisling.
Quindi: il Museo della Orangerie ospita la collezione di Paul Guillaume e il suo archivio. La presenza di cotanto patrimonio ha suggerito il progetto della mostra e infatti il museo ospita una sezione adiacente dedicata a Guillaume. Vi troviamo ritratti pittorici, fotografici, opere della collezione e ricostruzioni dei suoi ambienti domestici con le opere della sua collezione, tra le quali vi sono quelle di Modigliani esposte nella mostra.
Nelle sale possiamo capire meglio come si è svolta una parte del lavoro di Amedeo Modigliani; il catalogo, insieme alla crescente bibliografia, ci consente di resuscitare una importante personalità e collocarla in un contesto artistico, intellettuale, culturale più civici e meno perniciosamente mitografici.
Centre Pompidou, MNAM-CCI, Dist. RMN-Grand Palais / Jacqueline Hyde
Tête de femme 1911-1913, sculpture en calcaire