casa rusca

Tutto può fare arte, lo dimostra Xanti

A Schawinsky, la pinacoteca locarnese dedica una monografica, accompagnata da due personali di Valentina Pini e Sabine Schlatter. Esposizioni in corso

‘Senza titolo’, 1958, dalla serie ‘Track Paintings’ (1958-1960)
(© Xanti Schawinsky Estate)
3 aprile 2023
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«Ma guarda, guarda là! Che cosa sta mai combinando su quella bicicletta?», «non saprei, non è che si vede bene da qui… roba da matti». Sulla bicicletta sta Xanti e sta sperimentando con la pittura usando la traccia dei copertoni, intrisi di colore, per segnare un supporto di cartone, come quello – ‘Senza titolo’ – dell’immagine principale.

L’ipotetico, ma verosimile scambio di battute fra due osservatori casuali (e ignari come noi) ci serve per introdurre l’artista svizzero Xanti Schawinsky. A lui è dedicata una retrospettiva che apre la stagione 2023 del Museo Casa Rusca di Locarno, inaugurata lo scorso fine settimana e che si protrae fino al prossimo 5 novembre. Ma non è tutto, il museo apre ad altre due mostre concomitanti dedicate a Valentina Pini e Sabine Schlatter, queste ultime visibili sino al prossimo 18 giugno. La triplice mostra è allestita da Raphael Gygax (invitato da Nancy Lunghi – titolare del Dicastero socialità, giovani e cultura della Città – e dallo storico Rodolfo Huber a occuparsi del programma del 2023 di Casa Rusca) che oltre a essere curatore è anche storico dell’arte e autore.


© Xanti Schawinsky Estate
Sulla copertina della ‘Basler Illustrierte’ ritratto da Moholy-Nagy nel 1933 sul Ponte Maggia

Originario dell’attuale Polonia, Alexander ‘Xanti’ Schawinsky è nato a Basilea il 25 marzo del 1904. Dopo una vita trascorsa fra la Svizzera, gli Stati Uniti (dove è stato naturalizzato nel 1939) e il Locarnese, dove muore l’11 settembre del 1979. Fra gli estremi, trascorrono 75 anni di ricerca artistica che ha nel movimento Bauhaus (è uno dei principali rappresentanti) le sue origini e nella pittura processuale una parte interessante del suo percorso, opere – realizzate fra gli anni Sessanta e Settanta – su cui è focalizzata l’esposizione locarnese.

A grandi pennellate, tracciamo la biografia (invero intensa) dell’artista, facendo riferimento alla voce dedicata dal Dizionario storico della Svizzera curata da Anne Pastori Zumbach (www.hls-dhs-dss.ch). Studia arte dal 1915 in diverse città tedesche: durante gli anni al Bauhaus, Xanti si interessa a teatro (progetta scenografie), grafica e fotografia. Nel ’33, si trasferisce in Svizzera e poi in Italia. “A Milano realizza progetti di grafica pubblicitaria per le ditte Motta, Cinzano e Olivetti”. Emigra negli Stati Uniti nel 1936, stabilendosi a New York nel 1941. Dalla fine degli anni 40 ai 60, si dedica a grafica, pittura e scultura.

Pittura processuale

Il curatore Gygax, incontrato in occasione dell’inaugurazione, ha definito il concetto di arte processuale: «La sua riflessione parte da un interrogativo preciso, Schawinsky si è chiesto che cosa potesse ancora fare la pittura e lo ha teorizzato nel suo saggio ‘About the Physical in Painting’, in cui spiega le varie possibilità di fare pittura, le sue potenzialità», utilizzando svariati oggetti di uso quotidiano, ma anche il movimento come la danza. Chi l’ha detto che per dipingere si possa armarsi solo di pennello. Le sale al primo piano di Casa Rusca ospitano allora le principali opere di diverse serie di quel periodo, come ‘Eclipses’, ‘Spheras’, ‘Smoke paintings’ e ‘Track paintings’ (impressionanti le tele realizzate con le automobili). Al pianterreno, una sala è dedicata alla contestualizzazione, dando i riferimenti principali circa l’artista.


© Xanti Schawinsky Estate
‘Senza titolo’, 1964, dalla serie Smoke paintings, fumo e olio su Pavatex

Dialogo trans-storico

La proposta di Casa Rusca ha in Schawinsky «la sua colonna vertebrale», cui è intessuto attorno un dialogo fra ieri e oggi con le due mostre personali focalizzate sulle artiste contemporanee Valentina Pini (Sorengo, 1982), allestita negli spazi della Sinopia, e Sabine Schlatter (Zurigo, 1977) che trova spazio al secondo piano del museo. A legare i tre artisti è l’interesse per il processuale.

L’artista ticinese, trapiantata a Zurigo, è interessata all’alchimia e ai processi di trasformazione. Lavorando con sculture, fotografie e video, Pini mette in scena l’enigma, partendo da oggetti di uso quotidiano. Oggetti comuni che attraverso “la trasformazione della forma, del materiale o del contesto – si legge nella presentazione –, diventano del tutto estranei perdendo familiarità”. L’allestimento nella Sinopia si propone come un’esperienza immersiva che esplora “il rapporto fra illusione e realtà”.


©Valentina Pini
‘Water Into Wine’, 2020, fotogramma video

Al primo piano trova quindi spazio ‘Paintings & Drawings’ con le opere dell’artista zurighese, esposte per la prima volta in un’unica mostra. Schlatter “lavora sul crocevia di performance, disegno e pittura” realizzando opere di grande formato (anche gigante) su tela o carta, contraddistinte da colori intensi e marcati: il suo è un tentativo di “mappare gli stati interiori”, confrontandosi con “teorie teosofiche e antroposofiche”.


© Sabine Schlatter
‘Senza titolo’, 2019, colori a matita su carta, 164 x 150 cm

Per ulteriori informazioni si rimanda la sito web www.museocasarusca.ch.