Masi

Hedi Mertens, pittrice fra rigore e libertà

Palazzo Reali di Lugano dedica una ‘piccola monografica’ all'artista sangallese che si stabilì in Ticino, dove riprese a dipingere. Fino al 15 ottobre

‘Unità quadrilatere uguali si incontrano in un grande quadrato centrale’, 1968, olio su tela
(© Cantone Ticino)
3 aprile 2023
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Bidimensionalità, geometrismo, cromatismi ridotti ai toni primari per opere in cui qualunque legame emotivo è tranciato… nonostante Hedi Mertens si possa considerare, o meglio il suo lavoro si possa ricondurre alla ricerca dell’astrattismo geometrico e del concretismo – che ha nelle caratteristiche sopraccitate la bussola e in Malevitch e Mondrian i punti cardinali –; dicevamo: nonostante ciò, le sue tele esprimono un senso di calma, una serenità “musicale”.

‘La logica dell’intuizione’ è il titolo della mostra – una «piccola monografica» l’hanno definita le curatrici Francesca Benini e Arianna Quaglio – dedicata dal Masi (Museo d’arte della Svizzera italiana) alla pittrice svizzera Hedi Mertens e allestita nelle sale al secondo piano di Palazzo Reali a Lugano. Inaugurata lo scorso venerdì, l’esposizione sarà visitabile fino al 15 ottobre prossimo.

Realizzato in collaborazione con il Museum Haus Konstruktiv di Zurigo, l’allestimento si propone di far (ri)scoprire al pubblico un’artista singolare, esponente dell’arte costruttivo-concreta svizzera, attraverso un corpus di una trentina di opere di straordinaria intensità realizzate tra gli anni Sessanta e Settanta, accompagnate da una serie di documenti che danno lo spessore storico dell’artista. L’intento è quello di restituire sia l’opera, sia la singolare storia di Hedi Mertens che, partendo da una profonda conoscenza teorica, ha trovato in Ticino le condizioni favorevoli per sviluppare la propria ricerca artistica, iniziata tardivamente.


© Lascito Hedi Mertens
‘Sviluppo verticale di quadrati decrescenti in evoluzione II’, 1963-64/1969, olio su tela

Non è mai troppo tardi

Nata a Gossau (nel Canton San Gallo) il 15 settembre 1893, diciannovenne Hedi diventa allieva del pittore svizzero Wilhelm Hummel, alla Stadlerschule di Zurigo: seguendo una formazione artistica classica. La completa a Monaco, iscrivendosi alla Debschitz-Schule. In seconde nozze sposa l’architetto paesaggista di Zurigo Walter Mertens, con cui si stabilisce a Feldmeilen. Là, la famiglia Mertens ospita artisti e intellettuali (come Carl Gustav Jung ed Hermann Hesse). Sono anni in cui la pittrice dipingerà poco e niente, ma ricchi di osservazione e incontri decisivi, come i rapporti intrattenuti con Leo Leuppi e Richard Paul Lohse. Con i due pittori e grafici svizzeri, Hedi si avvicina all’arte concreta zurighese e alle correnti moderniste europee.

Durante i trent’anni di “silenzio”, l’artista svizzera conosce, impara e assimila. Soprattutto compie numerose esperienze, come il viaggio in India fra il 1938 e il 1939, dove visita l’ashram del santone Meher Baba. Riprenderà in mano tele e pennelli solo negli anni Sessanta.

Prima di allora, a diversi anni dalla morte del marito, Hedi si stabilisce – è il ’52 – a Solduno (al Ronco dei ciliegi, che sarebbe poi diventata la dimora dei coniugi Arp). Ospite fisso è Arend Fuhrmann, grazie alla sua presenza, l’artista riprende a dipingere e partecipa alle mostre del Movimento 22. Nel 1953, prende casa a Carona e gli anni fra il ’63 e il 1980 si caratterizzano per una vivace attività espositiva. Purtroppo, proprio nel 1980 è colpita da un ictus, che via via condiziona pesantemente la sua salute. Muore nel maggio del 1982.


© Archivio famiglia Mertens e Roelli
A Carona nel 1960-1965

Pittura della maturità

In poco più di vent’anni, Mertens sviluppa ed elabora una sua poetica espressiva, un linguaggio precipuo che ha nel quadrato la sua forma d’elezione. Seppur in età matura, la pittrice realizzerà un corpus di circa duecento opere titolate con precisione didascalica, affinché l’osservatore disponga delle coordinate di lettura. La sua ricerca – spiega la presentazione scritta –, riprende e indaga alcuni fondamenti dell’astrazione geometrica grazie al quadrato che, nella sua forma assoluta, le permette di “coniugare la logica di infinite possibilità combinatorie con una certa libertà” che sta nel colore: Mertens rinuncia alle cromie rigide, lasciandosi guidare dalla sua sensibilità.


© Collezione privata / Gallery Knoell
‘Sequenza diagonale di quadrati con triangoli scuri’, 1976, olio su tela

L’allestimento è accompagnato da un catalogo bilingue che, partendo dalla stampa delle opere in esposizione, si chiude con i saggi critici scritti dalle curatrici, Evelyne Bucher, Medea Hoch e una prefazione redatta a quattro mani dal direttore del Masi Tobia Bezzola e dalla storica e critica d’arte Sabine Schaschl, che è la direttrice del Museum Haus Konstruktiv.

Informazioni: www.masilugano.ch.