mostra

L’arte nascosta e libera di Rita Ackermann

Il Masi di Lugano dedica alla pittrice una grande retrospettiva che racconta gli ultimi trent’anni di carriera. S’inaugura l’11 marzo

Sketchbook Drawing 3, 1993
(© Rita Ackermann, Courtesy of the artist and Hauser & Wirth)
9 marzo 2023
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Le cose, quando si nascondono, riescono a essere più libere e a librarsi più in alto. (Rita Ackermann)

Siamo nel sottosuolo del Museo d’arte della Svizzera italiana (d’ora in poi Masi) di Lugano, in uno spazio che ricorda vagamente un locale industriale. Lì è allestita ‘Hidden’, una grande retrospettiva dedicata per la prima volta da un’istituzione museale all’artista Rita Ackermann. L’esposizione curata dal direttore del Masi Tobia Bezzola e Chiara Ottavi con la collaborazione della stessa pittrice è visitabile dal 12 marzo al 13 agosto 2023; la vernice si svolgerà sabato 11 marzo, alle 18.

‘Hidden’ (letteralmente "nascosto") ripercorre trent’anni di carriera artistica allestendo cinquanta opere (fra disegni e dipinti). Un percorso iniziato negli anni Novanta, quando Rita si trasferisce dall’Ungheria (suo paese natio) a New York, dove presto diviene celebre. Il passaggio transatlantico viene segnato anche dal cambiamento del cognome, nata Bakos diverrà Ackermann, che era il cognome da nubile della nonna paterna. L’espatrio segna soprattutto il passaggio da una tradizione artistica culturale dell’Europa dell’Est (alle sue fiabe, ai suoi miti) a quella degli Stati Uniti, che nel corso degli anni e del suo lavoro, Ackermann integrerà sviluppando una sua personale ricerca espressiva (difficilmente catalogabile), rompendo i confini accademici. La storica dell’arte Kort riporta le parole cruciali di Ackermann circa l’approdo negli Stati Uniti nel saggio presente nel catalogo della mostra: "È utile recidere le proprie radici e imparare tutto da capo in una nuova cultura, senza perdere ciò che sei. Solo così puoi avvicinarti alla tua essenza e missione: capire perché sei qui".


© Daniel Turner
Rita Ackermann

‘Trittico’ (usato impropriamente)

Il progetto dell’esposizione ha impegnato curatori e artista per ben due anni, come riferito questa mattina durante la presentazione alla stampa. Rita Ackermann, presente alla conferenza stampa, ha operato «una selezione ben precisa delle sue opere – ha illustrato il direttore del Masi –, focalizzata su lavori che a suo avviso corrispondono a momenti decisivi della sua carriera».

Alle parole introduttive di Bezzola seguono quelle della curatrice Ottavi che ha introdotto il concetto d’allestimento tripartito. Facciamo affidamento all’immaginazione della lettrice e del lettore: l’enorme sala propone tre spazi; al centro, quasi come un cuore, un quadrilatero custodisce i primi dipinti e disegni soprattutto su carta (‘Sketchbook Drawings’ e ‘Early Paintings’) realizzati da Ackermann a New York, fra il 1993 e il 1996. I lavori esposti in questa prima sezione, dalla forte matrice figurativa (ammiccando anche al genere del fumetto, del manga e servendosi dell’assemblaggio) diventano una sorta di chiave di lettura per quelli che seguiranno, perché Ackermann tornerà a dialogare con essi.


© Rita Ackermann, Courtesy of the artist and Hauser & Wirth
We Mastered the Life of Doing Nothing, 1994

Attorno al quadrilatero, nella seconda sezione, sono esposte tele di grande formato appartenenti alla serie piuttosto recente e prorompente intitolata ‘Mama’, iniziata nel 2018. In questa seconda sezione tornano le figure, le forme di quelle prime opere che vengono clonate e ricoperte di pittura, nascoste. Guardando a queste tele salta subito all’occhio il gesto che si è fatto molto espressivo (tratto che è anche "cancellatura", come ha scritto Donatien Grau). Questa serie si caratterizza anche per la matericità e la stratificazione: una crosta copre la figurazione.


© Rita Ackermann, Courtesy of the artist and Hauser & Wirth
Mama, Good Samaritan, 2021

La terza sezione propone tre opere molto recenti e mai esposte prima della serie ‘War Drawings’, realizzate per l’occasione di questa mostra e il cui titolo, che rimanda alla guerra, è assai eloquente: "Ogni dipinto sembra dominato dal disastro, come possibile elemento di purificazione in vista di futura armonia". Qui, la tela di lino grezza è segnata di linee, tracciate in levare, raschiate.


© Rita Ackermann, Courtesy of the artist and Hauser & Wirth
War Drawings, Coming of Age, 2022

Figurazione, astrazione, cancellazione

La figura femminile è uno dei fili conduttori della ricerca artistica di Ackermann. Raffigurata spesso in gruppo, la donna è messa a nudo e moltiplicata all’interno della composizione. Nei lavori risalenti agli anni Novanta, le "adolescenti" sono rappresentate (paiono degli autoritratti) in varie attività autodistruttive, come sottolineato durante la presentazione: il loro atteggiamento è "spontaneo e disinvolto", ma pure ambiguo. Rita attinge all’immaginario immagazzinato durante l’infanzia e l’adolescenza, dalle fiabe che le leggeva sua madre e dalla cultura cinematografica (Kort ricorda i registi Uli Edel e Peter Brook). In seguito, quelle figure tornano nelle tele di grande formato, ma vengono nascoste dalla stratificazione della materia pittorica, decostruite, lasciando delle tracce riconoscibili: "Per Rita Ackermann ciò che conta in un’opera d’arte è quel che emerge da sotto la superficie, le sue tracce", citiamo sempre Kort.

Aggiungiamo ancora che, sin dagli esordi, Ackermann dialoga con i maestri del passato, a iniziare da Paul Gauguin. Essenziale per la sua ricerca teorico-filosofica sono stati i testi del francese Paul Virilio, filosofo, scrittore, urbanista, teorico culturale ed esperto di nuove tecnologie.

Notazioni biografiche

Chiudiamo con un paio di pillole biografiche. Rita Ackermann nasce nel 1968 a Budapest, dagli anni Novanta vive e lavora a New York. Studia all’Università ungherese di belle arti di Budapest e alla New York Studio School of Drawing, Painting and Sculpture, fra il 1989 e il 1992. Si trasferisce negli Stati Uniti grazie all’offerta di una borsa di studio. La prima mostra dei suoi lavori è organizzata nel 1994 dal gallerista avanguardista Andrea Rosen. Da allora, espone in numerose mostre e le sue opere sono parte di collezioni private e pubbliche, una su tutte quella del Moma di New York.

L’esposizione è accompagnata da un catalogo bilingue (inglese e italiano) edito con la collaborazione di Mousse Publishing; al suo interno un saggio della storica dell’arte Pamela Kort e una conversazione fra Rita Ackermann e l’artista Donatien Grau.

Informazioni: www.masilugano.ch.