arti performative

‘Out of me, Inside You’: le strade della malinconia

Esterno, interno; movimento e stasi contemplativa nella performance che l’artista Francesca Sproccati porta a Villa dei Cedri, dal 10 al 12 febbraio

La performer in azione
9 febbraio 2023
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"Non so come, ma a un certo punto ho iniziato a piangere e non so perché". Così una partecipante ha commentato la performance ‘Out of me, Inside You’, rivolgendosi direttamente alla sua autrice, l’artista svizzera Francesca Sproccati. Evocando l’intento del suo lavoro, lei stessa dice che «è proprio quel "non so perché" che vorrei suscitare con i miei lavori».

Dopo l’anteprima presentata al Fit Festival 2021, Francesca, attiva nell’ambito delle arti performative, ripropone nella stagione del Teatro Sociale di Bellinzona ‘Out of Me, Inside You’ con un allestimento intimo a Villa dei Cedri. L’artista ha realizzato questo live set – una co-produzione Fit – con la collaborazione artistica di Elena Boillat, con quella sonora di Adriano Iiriti e con l’accompagnamento drammaturgico di Rosa Coppola.

Semifinalista al Premio Schweiz 2020 e finalista al Premio svizzero della performance 2022, dopo le date ginevrine al Festival GOGOGO, il live set verrà proposto da venerdì 10 a domenica 12 febbraio, in differenti orari per la durata di 45 minuti: venerdì e sabato alle 18.15, 19.45, 20.30; mentre la domenica alle 15.45, 17, 18.15. Per potervi prendere parte (sette è il numero di partecipanti alla volta) è obbligatorio prenotare giorno e orario presso l’InfoPoint Bellinzona in piazza Collegiata, oppure telefonando allo 091 825 48 18.

Punto di partenza

Partiamo dal principio. «‘Out of Me, Inside You’ origina dal lavoro precedente ‘Mein Vater Erzählt Mir Jeden Sonntag Unsere Neun Planeten’, una performance sonora di 24 ore realizzata con il regista Alan Alpenfelt nel 2019. Per quell’occasione avevo sviluppato una parte del progetto che prevedeva la realizzazione di una navicella spaziale, con la quale avrei compiuto un viaggio cosmico. L’idea era portare qualcosa con me dalla Terra e avevo scelto una sorta di fragilità, un momento che per me era legato ai balli lenti, all’incontro fra le persone attraverso il corpo. Abbiamo così incontrato persone con più di sessant’anni, andavamo a casa loro e proponevamo di ascoltare la musica che li riportava ai balli di gioventù», racconta Francesca. Fra le altre cose, si chiedeva loro di tornare ai ricordi: è stata la dimensione della memoria a dare lo spunto per questo lavoro: «Osservavo, in tutte le persone coinvolte (anche le più restie), un istante di apertura, un varco fra presente e passato che generava uno stato malinconico. Una malinconia rivoluzionaria», che smuove i partecipanti nell’intimo. «Ecco, questo live set esplora quel varco; le sue potenzialità e le celebra». La malinconia «è indefinita, contemplativa: l’immobilità esteriore, nasconde però una dinamica interiore».

Perché celebrarla? «Perché il presente – coi suoi ritmi veloci e l’ostentazione della felicità – ci richiede di non arrestarci, di guardare avanti senza dare spazio alla contemplazione, anche malinconica».

Occhi prima, orecchie poi

Il dispositivo scenico permette quest’atto contemplativo e rivoluzionario (intimo, ma in parte anche collettivo) perché è semplice, come se si fosse nel salotto di casa propria. In questo contesto, la messa in atto della performer si propone di passare dalla dinamica esterna a quella interna; come dice programmaticamente il titolo: ‘Out of me, Inside You’. «Parto da qualcosa di visivo, volutamente distaccato dallo spettatore, che riguarda me. Man mano, metto in atto una sorta di travaso dell’attenzione: focalizzata dapprima sull’esterno (sul corpo performante), per poi andare all’interno, ai partecipanti». Si parte da un’esperienza visiva, si scriveva, per andare progressivamente a quella sonora, «la parte finale si svolge nell’oscurità. L’ascolto al buio è anche ispirato alla pratica dei giovani negli anni 70 che si ritrovavano in soffitte e cantine per ascoltare insieme i dischi, sdraiati a terra».

Centrale, per l’artista svizzera, «è far sentire quel travaso» attraverso l’accumulo di pochi elementi giocati in loop, generando un ambiente intimo e vibrante, pieno di vuoto. La performance include l’ascolto del vinile ‘Out of Me, Inside You. Il tempo di rivoluzione è un giro attorno al sole’. «A volte funziona a volte no. Essendo un lavoro di tipo esperienziale, la "riuscita" della performance dipende da diversi fattori», commenta.

Da Napoli alla Jungfrau

Il processo creativo della performance è stato lungo, frammentato anche, in parte perché in mezzo ci si è messa la pandemia. La prima rappresentazione, lo ricordavamo nei paragrafi iniziali, è stata fatta per il teatro nel 2021, durante il Fit Festival, con un dispositivo classico e con una selezione di materiale audiovisivo raccolta durante due viaggi, a Napoli (un luogo brulicante in cui «sentire, percepire il corpo della città») e sulla Jungfrau («un paesaggio fermo in cui percepire il movimento interiore del corpo»). Dall’eccedenza di quel materiale, estrapolando l’audio dai video, è stato realizzato il vinile con un mash-up sonoro.

Colophon

Chiudiamo con due annotazioni biografiche. Francesca Sproccati è un’artista svizzera che si occupa di arti performative. La sua ricerca personale verte soprattutto sullo sviluppo di dispositivi scenici in cui la percezione sensoriale delle persone – del pubblico e dei performer – possa rimanere viva durante l’esperienza teatrale.

Insieme agli artisti Elena Boillat, Camilla Parini e Simon Waldvogel, ha dato vita a TIB Ticino is Burning, movimento volto a stimolare la riflessione su produzione e diffusione nell’ambito delle arti sceniche, vincitore del Premio Svizzero delle Arti Sceniche 2022.

www.francescasproccati.ch