Dall’8 maggio fino all’11 settembre al m.a.x. museo di Chiasso una mostra antologica per ripercorrere i quarant’anni di carriera del designer svizzero
Un temperino dalla forma geometrica, un orologio che ha 24 numeri al posto di 12, una macchina incorsatrice utilizzata nel settore tessile. Cosa hanno in comune questi tre oggetti? La mano che li ha plasmati. O meglio: la mente che li ha pensati, studiati, dato una prima vita su carta, con degli schizzi e poi una seconda, grazie a dei piccoli modelli in scala, realizzati con materiali modellabili.
Stiamo parlando della mente di Vito Noto che, a partire da domenica 8 maggio fino all’11 settembre, potrà essere "vistata" al m.a.x museo di Chiasso. "Vito Noto. Quarant’anni di grafica e design. Il senso delle idee" è il nome della mostra omaggio alla carriera del designer e si inserisce nel filone espositivo della "grafica contemporanea", ripercorre l’iter creativo e professionale dell’artista, mostrando il processo concettuale dal quale sono scaturiti i progetti che hanno caratterizzato il suo lavoro.
Oltre a temperini, orologi "giorno/notte" e attrezzi legati al mondo industriale sopracitati, saranno esposti, seguendo un criterio cronologico e tematico, circa duecento pezzi fra modelli, prototipi, disegni tecnici, bozzetti preparatori, studi di logo, prodotti e macchinari.
Tutto ciò che il visitatore potrà vedere per l’occasione proviene direttamente dall’archivio personale di Noto che, in quattro decenni, ha raccolto e conservato un migliaio di dossier di progettazione e di presentazione di elaborati grafici: schizzi, bozzetti, documentazione varia, rilievi fotografici di campioni, modelli in poliuretano e prototipi vari, materiali che permettono di ricostruire il percorso creativo del designer ticinese.
Un patrimonio immenso, ancora in corso di catalogazione, donato insieme a tutta la sua Biblioteca d’artista proprio al museo chiassese. La Biblioteca costituisce in particolare un Fondo speciale della Biblioteca comunale Sbt. L’archivio di Vito Noto è il secondo Archivio completo di designer donato al m.a.x. museo con la sua biblioteca, dopo quello di Heinz Waibl.
«Questo bagaglio culturale ci è stato dato per essere usato come apporto culturale per le nuove generazioni. Non è stato semplice mettere ordine in questa matassa corposa, poiché la vasta produzione di Noto si articola fra visual design, product design e industrial design. Un artista quindi poliedrico, capace di muoversi attraverso linguaggi e metodi creativi differenti», racconta Nicoletta Ossanna Cavadini, direttrice nonché curatrice della mostra, insieme a Mario Piazza, professore associato alla Scuola di Design del Politecnico di Milano.
Particolarità dell’esposizione è la scelta di dedicare, per ogni sala del museo, uno specifico argomento legato alle opere di Noto. Vi è ad esempio una stanza legata al suo periodo formativo dove a farne da padrone sono gli schizzi e i progetti realizzati durante gli anni scolastici. Una seconda invece raggruppa i prodotti legati alla casa e alla vita domestica: orologi, contenitori e gli immancabili centrotavola a forma di cono, marchio distintivo di Noto. E poi ancora, uno spazio dedicato al mondo dell’ufficio, della domotica, dell’industrial design che spazia dalla "mini" oggettistica (temperamatite, separatori alfabetici,ecc...) a strumenti più voluminosi (timbra cartellini elettronici, mobili scomponibili), e per finire un’ultima area legata al Design della comunicazione visiva e al Design sanitario.
Un mondo, quello della progettazione, che ne richiama altri. Ma da dove prende spunto Noto per le sue creazioni?
Durante la conferenza stampa il protagonista è stato per gran parte in silenzio. Ma la sua voce la si sente forte e chiaro quando si tratta di raccontare, nel momento di visita alla mostra, le sue creazioni.
«Si pensa sempre che un oggetto sia frutto di un’intuizione. In realtà non è sempre così – afferma Noto – il designer alla fine risponde a delle domande, alcune più semplici, altre più commesse: Come posso fare questo? Come posso migliorare uno strumento? Come faccio a renderlo più sicuro, più funzionale, più semplice o più bello? Ecco, mi muovo sulla base di questi quesiti. Delle volte parto da un oggetto che già esiste e quindi lo devo rinventare cambiandone la forma. E qui sono più artista. Altre invece l’oggetto non esiste, lo si crea da zero e allora divento più tecnico».
Noto è figlio di più terre. Nasce nel 1955 a Ragusa, in Sicilia e, quando è ancora bambino, si trasferisce nell’Emmental, vicino a Lucerna. Nel 1966 approda in Ticino dove deciderà di metter radici e di aprire il suo studio di progettazione a Cadro. Ha occhio per la modernità, ma non dimentica le sue origini. Il nonno infatti era artigiano e coltivava la trazione dei carretti siciliani. «Nel mio ufficio conservo ancora un pezzo della "razza", il raggio di una ruota dei tipici carri siculi», dice Noto sorridendo. Vorremmo chiedergli di più. Approfondire quest’ultimo tema, ma scappa via subito. Un collega gli chiede di un oggetto e Noto, da raccontare se stesso, sposta l’attenzione su un temperamatite. Ne racconta la genesi. Anche in oggetti così semplici all’apparenza si nasconde un mondo, fatto di forme, meccanica, idee.