Apre domani su www.masilugano.ch ‘Proiezioni inutili’, esposizione online del videoartista, pittore, fotografo, performer e produttore ticinese. L'intervista.
Pare una presa per i fondelli del mondo dell’arte e un po’, irresistibilmente, lo è. Ma mentre prende in giro l'arte contemporanea, Silvano Repetto allo stesso tempo la fa. Anche l’intervista rilasciataci per presentare le sue ‘Proiezioni inutili’, da sabato 30 gennaio in un Masi trasferitosi online, non è un’intervista, ma una performance artistica tout court, difficile da riportare fedelmente senza rischiare di cadere – sebbene non sia di barzellette che si parla – nella spiegazione della barzelletta, una delle esperienze meno coinvolgenti prodotte dall’essere umano dopo il canto di Yoko Ono al MoMA di New York nell'estate del 2010. Ma faremo il possibile affinché il racconto sia appassionante.
Nato nel 1968 a Mendrisio («Ma non sono da rinchiudere»), Silvano Repetto lavora a Lugano. Diplomato all'Accademia di Belle Arti di Firenze, è videoartista, pittore, fotografo, performer, produttore e regista – titolare di Ifduid Film, acronimo di Il Figlio Di Ubaldo Il Falegname – e art promoter. Dagli anni Novanta in avanti ha portato (andando a ritroso) il suo ‘Respiro dell'arte’ a Genova (2020), la videoinstallazione ‘L'ospite inatteso’ alla triennale di Milano (2018), la performance ‘Io resto fuori’ alla 'Documenta di Kassel’ (2017), quella intitolata ‘Esserci o non esserci’ a New York all'Armony Show (2017). Nel 2015 ha esposto a Londra e al Museo d'arte di Mendrisio, con l'installazione ‘Videoelemosina’. Tutto questo a garanzia di quanto si leggerà in seguito.
Arrivando a ‘Proiezioni inutili’. Su www.masilugano.ch, visibili per la prima volta, sono in mostra le registrazioni video delle già note Performance inutili di Silvano Repetto, fruibili a oggi soltanto nella forma dello scatto fotografico (una trentina di questi sono online) poi trasformato in serie di cartoline. Pensati inizialmente per essere proiettati nella sale del Masi e del Lac, i video sono accompagnati da testi informativi scaricabili. Per l'intera durata della mostra, che si chiude il 28 febbraio 2021, i canali social del Masi ospiteranno approfondimenti sull'artista e un dialogo online tra lo stesso e il critico d'arte Guglielmo Gigliotti.
Silvano Repetto, Performance inutile n. 6820: ‘Bere tutto il lago di Lugano con una cannuccia nera’ (© 2020 Silvano Repetto)
«Il giorno dopo avere ricevuto conferma della data d'inizio della mia mostra, Berset ha annunciato che la Confederazione avrebbe chiuso i musei. Il Masi mi ha chiamato rammaricandosi per l'accaduto, e io ho chiarito che per me era assolutamente un favore: è una delle più grandi performance inutili di Silvano Repetto, forse la più grande, esporre in un museo senza che la gente possa entrare a vedere». I titoli delle sue performance sono performance a sé; la trasposizione in immagine porta all'inutilità più alta, assoluta. Mai, d'altra parte, in un momento storico in cui la cultura pare inutile, chi più di Repetto può dirsi calato nel contingente.
Più ragionevolmente parlando, dietro la Performance inutile n. 1827 ‘Portare a cena un manichino a Tuttlingen’ c'è del disagio umano almeno quanto esilarante solitudine esiste in ‘Giocare a nascondino da solo in un bosco della Svizzera centrale’, Performance inutile n. 4004. «Mentre la realizzavo – spiega l'autore – un contadino mi ha segnalato alla polizia. Per fortuna hanno intercesso per me i curatori di un museo, confermando il mio essere persona conosciuta. Ma capisco la preoccupazione di un contadino che vede un tizio che resta mezz'ora dietro un albero, da solo, o di chi vede qualcuno nel bosco al buio di notte, con l'autoscatto, a cercare funghi».
Silvano Repetto, Performance inutile n. 4004: ‘Giocare a nascondino da solo in un bosco della Svizzera centrale’ (© 2020 Silvano Repetto)
‘Cercare porcini di notte alle 3.40 del mattino, fuori stagione e completamente al buio» è il titolo di uno dei dieci video che nessuno ha ancora visto e sui quali, anche per volere del Masi, c'è l'embargo di tutti gli embarghi. Tranne che sui titoli, ivi elencati: ‘Cercare di alzare l’automobile con il Cric a un metro di distanza‘, ‘Tagliare un enorme campo d’erba con il tagliaunghie’, ‘Forgiare il nulla’, ‘Fare il giro del mondo in 80 secondi (anche meno), ‘Tentare di svitare un bullone del 40 con la chiave del 13, ‘Ascoltare il suono di un sasso’, ‘Bere la metà vuota del bicchiere’. E, naturalmente, il video di ciò di cui stiamo scrivendo, ovvero ‘Andare ad allestire la propria mostra al Lac, quando é chiuso per ordine del Governo Svizzero’. «È un gioco assolutamente non a scopo di lucro – spiega Repetto – perché la mia attività, da indipendente, è altro. È dal 1995 che produco Performance inutili e le ho mostrate soltanto negli ultimi anni».
Silvano Repetto, Performance inutile n. 2505: ‘Andare a prendere un ceppo per il camino a 200 km di distanza’ (© 2020 Silvano Repetto)
La prima performance, che non sarà al museo, fu realizzata sull'isola di Pantelleria dove Repetto si trovava per la registrazione di un video intitolato ‘Aria’, vincitore di un premio Rai. Premessa la poca affidabilità del messaggio nella bottiglia, e la difficoltà che essa, anche nella migliore delle ipotesi, possa arrivare all'amico Marco che vive nel Malcantone, il video mostra l'oggetto lanciato da Repetto andare in frantumi sugli scogli ancor prima di raggiungere il mare. A corollario: «Una delle mie performance più costose è stata raggiungere Ginevra con una padella. La mia intenzione era riempirla sotto il getto d'acqua per fare gli spaghetti. Il destino ha voluto che ci fosse troppo vento e il getto d'acqua è stato spento da un addetto, che si è preoccupato della mia presenza. Io gli ho spiegato le mie intenzioni». Anche nella performance del Jet d'Eau si è resa necessaria l'intercessione di un'incaricata di un museo di Ginevra per confermare l'affidabilità della persona. Il video, parte della mostra, s'intitola non a caso ‘Aspettare che riaprano il getto d’acqua a Ginevra per riempire la pentola e cucinare gli spaghetti’.
Le performance inutili hanno comunque una certa utilità. Come la copia di ‘Effetti collaterali’ di Woody Allen legata con l'elastico alle orecchie, in sostituzione della mascherina: «È successo a Genova. Avevo un libro di Woody Allen e uno di Fernando Pessoa, ma Pessoa era troppo rigido. Perché il libro morbido si curva, mentre mattoni come Tolstoj inevitabilmente cadono». Se la ride, Repetto, la cui inutilità è oggetto di pubblicazioni di storici dell'arte: «Mi dicono che sarò capito come minimo tra vent'anni, ma non mi dà fastidio, se non il fatto che potrei non esserci più. Comunque, ci vediamo dall'altra parte».
Francesca Benini, responsabile del progetto (Ti-Press)
‘Proiezioni inutili’ è la prima mostra pensata interamente online e non adattata all'online. Francesca Benini, responsabile del progetto: «Silvano Repetto s'inserisce in una serie di mostre pop up realizzate nel quadro dell'emergenza pandemica. Un anno fa abbiamo studiato soluzioni per andare incontro alle sempre più crescenti limitazioni, e le mostre pop up ci davano il vantaggio di essere più agili dal punto di vista dell'allestimento, a partire da quella del fotografo austriaco Lois Hechenblaikner». La scelta: «È molti anni che Silvano Repetto lavora con il tema dell’inutile, con questo progettare azioni che non potranno mai raggiungere l'obiettivo. La riflessione dell’utilità dell’inutilità esiste da tanto tempo anche nell’arte e Silvano l’ha quasi esasperata». E aggiornata: «Sì, è la prima volta che filma le performance e, rispetto a quanto già si prova con le immagini, posso testimoniare che con l'aggiunta della ripresa in video, quel misto di stupore e umorismo diventa quasi irritazione (sorride, ndr). Nulla si perde, ovviamente, della riflessione sull'iperproduttività cui siamo tutti un po’ sottoposti, io per prima».
A pochi giorni da una presa di posizione basilese di associazioni ed enti museali svizzeri, una richiesta di riaprire in nome della “salute mentale”, il pensiero di Benini: «L’aumento della fruizione online è chiaramente evidente e da accogliersi positivamente. Non credo che questa dimensione possa in futuro sostituire il rapporto concreto con l’arte, con il reale. Tutt’al più si potranno creare nuove tipologie di opere. Ma rapporto fisico non cambierà». Quanto alla salute mentale: «Parlo personalmente e credo che il museo abbia il potenziale per essere un luogo sicuro, e la riapertura è quel che ci auspichiamo tutti. È vero però che, essendo il museo un’istituzione, il rimanere chiusi ha anche un valore altamente simbolico. Questa limitazione dei contatti è uno sforzo che si chiede all’individuo e non trovo del tutto sbagliato che una realtà come quella museale dia un segnale alla comunità».