Culture

Venditti, sotto il segno di Bellinzona

(Samuel Golay)
29 luglio 2017
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La salita in bus navetta è rapida, l’autista è cortese e sull’ultima curva, quando si apre la vista sulla Bellinzona di sotto, la nostalgia per il trenino che portava su, a Castelgrande, svanisce. “Castle on Air”, quarta edizione, non ti (si) fa mancare nulla. Anche quest’anno pesca tra artisti che hanno venduto dai 5 milioni di dischi (Jarabe de Palo) ai 60 (Gipsy Kings), passando per i 30 di Antonello Venditti, atto di apertura dell’edizione 2017.

Una certezza: la corte è strapiena, più di altre star passate al castello. Un’incertezza: le 20.30 diventano le 21, poi le 21 diventano le 21.15 (cavilli doganali). La Città ringrazia tutti e quando la luce è la “magic”, quella che non sai se è l’alba o il tramonto, che sarà la notte di Venditti lo chiarisce “Raggio di luna” (da “Benvenuti in Paradiso”), dopo un rapido cenno di cappello a falda larga, che di Antonello è un classico quanto il sax (qui di Amedeo Bianchi). «Questo concerto è un miracolo. La tecnologia è rimasta in dogana». E ancora «La colpa è nostra. Siamo italiani, ci meritiamo questa imperfezione che ci fa unici al mondo».

Mentre il suono si adatta alle contingenze (ci pensa nell’arco di un paio di brani Pier Carlo Penta; avercelo tutti un fonico che è anche grande pianista), dal presente (l’ultimo disco) arriva il passato de “I ragazzi del Tortuga” (il suo bar), indietro a “Giulio Cesare” (il suo liceo) e “Peppino” (suo figlio Francesco). “Stella”, rispunta dagli anni ottanta, “Lilly” dal ‘74. Classico per classico, “Sotto il segno dei pesci” è solida e duratura come le torri che guardano dall’alto, primo momento di celebrazione pubblica. Il secondo – in mezzo “Sara” e “Ci vorrebbe un amico” – è “Notte prima degli esami”, ed è notte per davvero: venticello, stelle e una silhouette appare dalla finestra del castello (sarà una principessa, o forse Claudia, quella della canzone).

Ogni concerto ha il suo momento di non ritorno, che nel “Tortuga Tour” di Bellinzona è qui. Piano piano, senza fretta, con il fido Alessandro Canini alla batteria, sfilano “Dalla pelle al cuore”, “Il compleanno di Cristina” (tutti in piedi, per sempre), “Che fantastica storia è la vita”, “Alta marea”. Pause, monologhi, e puro autoironico cazzeggio («non so di che colore siano i miei capelli, è dal 1986 che me li tingo”) rendono tutto quanto assai diverso dai live che sai dove si comincia e dove si va a finire. Su “In questo mondo di ladri”, l’ottovolante Tortuga fa il suo ultimo giro, per fermarsi su "Ricordati di me”. Beato Venditti, beata (splendida) incoscienza.