Firmato il rapporto favorevole alla mozione Ps che chiede un piano d’azione per ridurre il grande numero di collocamenti forzati impropri
È pronto ed è stato firmato dalla maggioranza della Commissione parlamentare sanità e sicurezza sociale il rapporto redatto da Giulia Petralli (Verdi) che invita il Gran Consiglio ad accogliere la mozione “Un piano d’azione per ridurre il grande numero di ricoveri coatti che sono impropri”. All’appello manca la decisione dei rappresentanti di Centro e Udc che si sono presi più tempo per riflettere.
Le richieste dell’atto parlamentare presentato il 14 dicembre 2020 dal socialista Raoul Ghisletta e cofirmatari, e successivamente ripreso dalla collega di partito Laura Riget, si fondano sull’analisi dei dati contenuti nei rapporti sulla Pianificazione sociopsichiatrica del 2005-2008 e del 2009-2012 relativi ai ricoveri coatti in Ticino che “evidenziano un numero ancora significativo di ricoveri su ordine medico, su richiesta dell’Autorità regionale di protezione e della Magistratura”, si legge nel rapporto. E proprio alla luce di ciò la mozione propone di elaborare un piano d’azione con lo scopo di creare delle alternative al ricovero coatto, “affinché questa pratica diventi davvero l’ultima soluzione applicabile in casi estremi”.
Qualche cifra per contestualizzare il fenomeno: nel 2022 il nostro cantone presentava un tasso di 1,84 ricoveri coatti ogni 1’000 abitanti, al di sotto della media svizzera di 2,07. Il 90% di tali pratiche in Ticino viene gestito presso la Clinica psichiatrica cantonale (Cpc) nonostante essa disponga solo della metà dei posti letto psichiatrici del cantone. Cpc presso cui gli internamenti forzati rappresentano circa il 37% dei ricoveri, con un aumento significativo da 577 nel 2016 a 781 nel 2023, in parallelo a un incremento complessivo delle prese a carico. La maggior parte dei ricoveri coatti viene ordinata negli ospedali somatico-acuti dell’Eoc, mentre i restanti casi sono segnalati principalmente dai servizi dell’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale (Osc), dagli psichiatri privati e da altri attori. Circa la metà dei pazienti ricoverati coattivamente soffre di problemi di dipendenza da sostanze psicoattive, e quasi il 30% presenta intossicazioni da alcol o altre sostanze.
Il governo, in un messaggio pubblicato il 4 dicembre scorso con cui invita il parlamento a considerare positivamente evasa la mozione, riconosce il problema ed elenca una serie di misure adottate negli ultimi anni, e altre in prospettiva futura, per migliorare la gestione dei ricoveri coatti impropri. Misure accolte “con soddisfazione”, scrive Petralli, aggiungendo che tuttavia, alla luce delle audizioni effettuate dalla Commissione con specialisti del settore “resta ancora un significativo margine di miglioramento per ridurre il ricorso ai ricoveri coatti impropri”.
Persistono infatti alcune criticità, afferma la relatrice, tra cui “la corretta compilazione dei certificati di ricovero coatto, il potenziamento della psichiatria nei Pronto soccorso e l’assicurazione che il ricovero coatto venga effettivamente utilizzato solo come ultima ratio. Una riduzione del numero di ricoveri coatti consentirebbe inoltre di alleggerire i servizi della Cpc, considerato che circa il 90% di tali ricoveri avviene presso di essa”.
Il rapporto invita pertanto il Consiglio di Stato a consolidare e ampliare le iniziative citate nel messaggio, tra cui lo sviluppo di nuovi percorsi formativi per i medici, il rafforzamento della collaborazione tra medicina somatica e psichiatria e la verifica periodica della qualità dei certificati di ricovero coatto da parte della Commissione giuridica Lasp, e chiede al governo di comunicare entro un anno i potenziamenti messi in atto. Sollecita inoltre il Consiglio di Stato a valutare la creazione presso i Pronto soccorso o altre strutture idonee di aree di osservazione breve per poter monitorare i pazienti per un periodo limitato (12-24 ore) prima di decidere un eventuale ricovero coatto, con particolare beneficio per i pazienti sotto l’effetto di alcol o altre sostanze. Infine, invita il Consiglio di Stato a valutare una revisione della Legge sull’assistenza sociopsichiatrica, “che oggi risulta superata dalle attuali necessità”.