Ticino

Tribunale d'appello, un 2024 di ‘turbolenze’ ma ‘soddisfacente’

Nel Rendiconto pochi accenni al caos Tpc, più spazio per risultati ‘nel complesso positivi’. Preoccupano le risorse. E sulla separazione dei poteri...

Numeri e prospettive
(Ti-Press)
2 aprile 2025
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Tre righe e mezza su 52 pagine. È questa l’ampiezza della relazione del vicepresidente del Tribunale penale cantonale Marco Villa inserita nel Rendiconto 2024 del Tribunale d’appello, del quale il Tpc è una sezione. Un 2024 che ha visto esplodere il caos in seno al Tribunale penale con segnalazioni e controsegnalazioni tra giudici, denunce, la destituzione di Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti da parte del Consiglio della magistratura, le dimissioni del presidente del Tpc Mauro Ermani.

Mesi e mesi derubricati a “note turbolenze” nella relazione di Villa, nonostante le quali però “il risultato per l’anno 2024 è da ritenersi comunque soddisfacente anche perché al leggero aumento di atti d’accusa pendenti rispetto al 1° gennaio 2024 (+26), si può contrapporre (sic, ndr) un maggior numero di atti d’accusa evasi rispetto al 2023 (+19)”. Punto, fine e stop.

Tribunale penale, quando il neopresidente?

A proposito, quando verrà nominato il nuovo timoniere del Tpc dopo la partenza di Ermani? In base alla legge, ogni due anni il plenum dei giudici del Tribunale d’appello “designa il presidente, il vicepresidente e i membri delle Sezioni e delle Camere”. «Normalmente è una ratifica delle proposte che giungono dall’interno», spiega, interpellato dalla ‘Regione’, il giudice Giovan Maria Tattarletti, presidente del Tribunale d’appello. Bisognerà attendere la scadenza dei due anni? «Non necessariamente – sostiene Tattarletti –. Al Tpc operano ora due giudici ordinari e due straordinari (nominati dal Consiglio di Stato in seguito alla destituzione di Quadri e Verda Chiocchetti, ndr), e manca comunque il quinto giudice. La designazione del nuovo presidente – oggi laddove necessario è l’attuale vicepresidente a fare le veci di presidente – verrà formalizzata, ritengo, una volta che il Tpc sarà nuovamente al completo. La tempistica dipenderà anche dalla durata e dall’esito delle procedure ricorsuali». Quadri e Verda Chiocchetti hanno preannunciato ricorso al Tribunale federale.

Entrate, uscite e pendenze

Considerando l’insieme del Tribunale d’appello, si legge nell’analisi dei dati, “i risultati sono stati nel complesso positivi”. Il primo motivo, scrive Tattarletti, è l’ulteriore leggera diminuzione delle entrate, il secondo consiste “nella produzione migliore degli ultimi tre anni”. Elementi grazie a cui “è stato possibile ridurre le cause pendenti di 120 unità (2’489 nel 2023, 2’369 nel 2024)”. E questo, si ricorda, “nonostante le note vicende che hanno coinvolto il Tribunale penale cantonale a tutti i suoi livelli (giudici, cancellieri e personale amministrativo) e, di riflesso, le Corti alle quali appartengono i giudici che (...) sono stati chiamati a occuparsi delle medesime vicende e delle varie procedure amministrative/disciplinari che ne sono scaturite e che, al 31 dicembre 2024, non possono ancora dirsi terminate”. Dal profilo qualitativo, “si conferma la buona qualità delle sentenze pronunciate, desumibile dal basso tasso di accoglimento dei ricorsi introdotti dinanzi al Tribunale federale (6,71% nel 2024; 11,34% nel 2023; 8,96% nel 2022)”.

Il dato globale è buono, ma avvicinando la lente qualche preoccupazione c’è. A partire dalla Prima camera civile: “Con 235 cause pendenti la situazione è peggiorata per il quinto anno di fila”. Nel 2025 “sono previsti degli avvicendamenti nella composizione della Corte. È presto per dire se ciò condurrà a un’inversione della tendenza o se sarà necessario, anche a fronte della complessità maggiore delle cause segnalata dall’attuale presidente, adottare altre misure, rispettivamente chiedere dei potenziamenti”.

A preoccupare è anche l’aumento delle entrate presso il Tribunale penale cantonale (331 nel 2023, 346 nel 2024). E il 2025, con la procedura in corso per un nuovo giudice e la nomina di due giudici supplenti, “si delinea come un anno di assestamento”.

Il 2024 della Corte di appello e di revisione penale (Carp) è stato invece “molto positivo”, anche se l’effetto domino è sempre un rischio. Nel senso che si sono ridotte le giacenze, ma “come per il Tpc anche per la Carp la situazione va costantemente monitorata. Se, passate le turbolenze, con i suoi cinque giudici ordinari (coadiuvati da otto supplenti) il Tpc dovrebbe tutto sommato poter far fronte ai suoi compiti, maggiori dubbi sussistono per la Carp, tenuto conto del suo organico più ridotto, già più volte indicato come insufficiente”. La recriminazione è nel fatto che “il potenziamento (2,5 unità di cancelliere) richiesto due anni or sono non è ancora stato implementato, salvo che – grazie a un travaso interno al Tribunale d’appello – per sole 0,5 unità”. La media delle entrate degli ultimi cinque anni “giustificherebbe invero pure la nomina quantomeno di un giudice ordinario in più”.

Indipendenza e autonomia

Il presidente del Tribunale d’appello consacra poi un capitolo della sua relazione a un tema rilevante e ricorrente, sollevato pure da chi prima di Tattarletti è stato alla testa della massima autorità giudiziaria ticinese, come Mauro Mini e Damiano Bozzini. Ovvero la separazione dei poteri e quindi l’indipendenza e l’autonomia della magistratura. Che passano anche, ricorda Tattarletti, da “un’autonomia organizzativa e finanziaria”. Oggi però in Ticino le autorità giudiziarie “non dispongono di alcuna autonomia finanziaria”. Dispongono per contro “di una certa autonomia amministrativa”. Le autorità giudiziarie “sono infatti competenti per l’assunzione, e il licenziamento, del proprio personale (non i magistrati, ndr) sul quale hanno pure, in qualità di autorità di nomina, potere disciplinare”. L’autonomia, rileva Tattarletti, “è tuttavia limitata, sostanzialmente, alla scelta del dipendente (collaboratori giuridici e personale amministrativo), poiché l’assunzione può avvenire nei limiti delle unità di forza lavoro attribuite a una determinata autorità giudiziaria (il cosiddetto piano dei posti autorizzati)”. La modifica di quest’ultimo “presuppone l’inoltro di una richiesta di potenziamento, motivata, alla Divisione della giustizia (Dipartimento istituzioni, ndr) e la raccolta (prima o dopo) del preavviso favorevole del Consiglio della magistratura”. Il potenziamento richiesto “non è comunque assicurato: possono in effetti passare anche degli anni prima che venga effettivamente concesso”.

Lo scorso ottobre il Gran Consiglio ha approvato la risoluzione intitolata ‘Riforme in favore della giustizia ticinese’: un pacchetto di proposte fra cui quella per “l’autonomia finanziaria, gestionale e amministrativa della giustizia”. Annota Tattarletti: “Pur condividendo l’indirizzo strategico di rafforzare l’autonomia amministrativa della giustizia anche dal profilo finanziario, il Consiglio di Stato ha da parte sua indicato un orizzonte temporale di medio termine, dovendosi a suo avviso procedere precedentemente a un riordino dell’ordinamento giudiziario cantonale che ne rafforzi il coordinamento organizzativo. Al riguardo si segnala che interessanti spunti per implementare un modello di gestione finanziaria autonoma delle autorità giudiziarie potrebbero essere ricercati, con grande guadagno di tempo rispetto a soluzioni autonome, facendo capo all’esperienza di altri cantoni o, più vicino ancora, a quella del Tribunale penale federale di Bellinzona”.

Per il presidente del Tribunale d’appello, “altrettanto importante per l’autonomia della giustizia” è un “coinvolgimento effettivo delle autorità giudiziarie” nell’elaborazione di leggi su compiti, organizzazione e procedure che le concernono per “tenere conto delle loro competenze ed esperienze specifiche”.