Aggiornati i tassi di approvvigionamento, in Ticino quasi la metà delle specializzazioni analizzate supera il 110 per cento. Ma c’è chi contesta
In Ticino ci sono troppi medici? Il dibattito (anzi, la polemica) è sul tavolo. Il 26 settembre l’Ufficio federale della sanità pubblica ha comunicato gli aumenti dei premi di cassa malati per il 2025. Come noto, il Ticino riceverà la terza ‘stangata’ consecutiva con un poco invidiabile +10,5%. Spiegando le ragioni dell’esplosione dei costi nel nostro cantone, che subirà il prossimo anno l’aumento dei premi più marcato a livello nazionale, la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider ha puntato il dito anche contro l’alto numero di medici attivi in Ticino: “Il Ticino ha fatto molte scelte coraggiose e non fa niente di sbagliato, ma paga le scelte del passato (il riferimento è allo stop alla moratoria a nuovi studi medici del 2012, ndr) e ora ha un’alta concentrazione di medici”. Questo, in un sistema sanitario dove è l’offerta a generare la domanda, porta inevitabilmente ad avere costi della salute (e di riflesso premi di cassa malati) elevati.
Un’argomentazione che a Sud delle Alpi c’è chi la rifiuta categoricamente, “non è vero che in Ticino ci sono troppi fornitori di prestazioni”, affermava a ‘laRegione’ Bruno Cereghetti, ex responsabile dell’Ufficio assicurazione malattia del Dipartimento sanità e socialità.
A far un po’ di chiarezza sulla questione ci ha pensato il rapporto Obsan 2024, che ha calcolato il tasso di approvvigionamento delle categorie Fmh, quelle dell’associazione professionale dei medici svizzeri, per ogni cantone. Dati di cui proprio ieri è stato pubblicato l’aggiornato da parte del Dipartimento federale dell’interno. “I tassi di approvvigionamento utilizzati per determinare i numeri massimi sono stati migliorati insieme alle varie parti interessate per renderli ancora più affidabili”.
Dando una rapida occhiata alle trentadue specializzazioni analizzate da Obsan 2024 emerge che 15 di queste, ovvero quasi la metà, hanno un tasso di approvvigionamento superiore al 110 per cento (otto superano addirittura il 120%). Il tasso di approvvigionamento, va specificato, mostra il rapporto tra volume di prestazioni effettivamente erogate e volume di prestazioni ritenute adeguate. Ai primi posti si trovano infettivologia (164%), medicina nucleare (144%) e neurologia (143%). Altre dieci specializzazioni, tra le quali medicina interna generale e pneumologia, hanno un tasso di approvvigionamento prossimo al cento per cento.
Per sette specializzazioni, invece, il rapporto tra volume di prestazioni effettivamente erogate e volume di prestazioni ritenute adeguate è inferiore al 90 per cento. Anzi, in alcuni casi il cento per cento è decisamente lontano. Ad esempio, per la chirurgia della mano il tasso di approvvigionamento risulta essere appena del 40%, mentre per l’endocrinologia e la diabetologia del 77%.
In ogni caso è lo stesso studio Obsan a dichiarare che i tassi di approvvigionamento, per quanto ora più precisi rispetto alla passata pubblicazione, non sono da prendere come oro colato: “Nell’interpretare i tassi di copertura, non è possibile concludere direttamente da un tasso di copertura inferiore al 100% che l’offerta è insufficiente, o da un tasso di copertura superiore al 100% che è eccessiva. Di conseguenza, si parla sempre di un tasso di copertura inferiore o superiore alla media. Ad esempio, un tasso di copertura del 110% significa che il volume dei servizi erogati è superiore del 10% rispetto a quanto ci si aspetterebbe in questo cantone sulla base della struttura della popolazione e degli indicatori di morbilità, il modello di regressione nazionale, nonché dei flussi di pazienti”.
A prendere come “bussola” i dati dello studio Obsan 2024 è stato anche il Cantone, che li ha utilizzati per elaborare il cosiddetto ‘modello di regressione’. Ovvero lo strumento che dal 1° luglio 2025 dovrebbe portare a non concedere nuove autorizzazioni nelle specializzazioni ambulatoriali dove il grado di fabbisogno è oltre una soglia ritenuta soddisfacente.
A sollevare più di un dubbio sui dati presentati dallo studio Obsan è l’Ordine dei medici del canton Ticino (Omct). «Li abbiamo contestati noi, ma pure dagli altri cantoni sono arrivate critiche», afferma interpellato da ‘laRegione’ il presidente dell’Ocmt Franco Denti. «In Ticino il Consiglio di Stato ha deciso di mettere subito in atto la risoluzione governativa federale che consente ai Cantoni di pianificare in una certa misura il settore ambulatoriale. Si è già intervenuti bloccando diverse specializzazioni». In questa fase, infatti, il numero attuale di medici in undici specializzazioni viene considerato quello massimo. «Il Canton Ticino ha anche svolto un censimento sul territorio coinvolgendo, oltre a chi è attivo nel settore ambulatoriale, anche cliniche e ospedali – fa notare Denti –. Ora i dati sono in mano a un gruppo di lavoro che ha il compito di elaborarli per cercare di capire se ci sono davvero troppi medici». Un esercizio laborioso che ha richiesto costanti aggiornamenti. «I medici hanno una certa mobilità – spiega il presidente dell’Ordine – c’è chi torna in Italia o va in Svizzera interna. Altri invece cessano l’attività». Insomma, «a oggi non c’è ancora una risposta se ci siano troppi medici oppure no. Non basta infatti sapere quanti medici ci sono, ma pure a che percentuale lavorano. In linea di principio, se valutiamo il dato dei medici attivi a tempo pieno, non abbiamo delle specializzazioni che sono particolarmente in esubero. Anzi, abbiamo mancanze di alcuni specialisti. Ad esempio i reumatologi».
Tornando ai dati Obsan, per Denti «considerare solo il volume delle prestazioni è insufficiente. Bisogna tenere conto anche della distribuzione sul territorio. Un esempio è quello della chirurgia. Con il grado di specializzazione che stanno raggiungendo i medici non basta dire che un professionista è attivo in chirurgia, ma è necessario pure entrare nel dettaglio del tipo di operazioni che svolge, spesso ben specifiche. Il gruppo di lavoro deve inoltre tenere in considerazione la situazione attuale, ma pure l’evoluzione futura in modo da permettere scelte di carattere pianificatorio». Una volta elaborati i dati del censimento, ottenendo così una radiografia più specifica, verranno condivisi con l’Esecutivo cantonale. «Speriamo di poterlo fare prima del 1° luglio 2025».