L'ex consigliere di Stato e il segretario Vpod contestavano la mancata referendabilità degli articoli 2 e 3 del decreto del Preventivo 24 del Cantone
Non ci potrà essere alcun referendum sugli articoli 2 e 3 del decreto del Preventivo 2024 del Canton Ticino, quelli legati ai tagli al settore dell’asilo e alla non sostituzione del personale. Il Tribunale federale ha infatti respinto il ricorso inoltrato il 16 febbraio dall’ex consigliere di Stato Manuele Bertoli e dal segretario della Vpod Raoul Ghisletta. I due ricorrenti sostenevano che erano articoli di legge, e le leggi sono referendabili. Invece sono stati inseriti dal parlamento in un decreto sui generis, non referendabile. I giudici avevano anche negato, con decisione del 18 marzo, l’effetto sospensivo.
Il ricorso di diritto pubblico, scrivevano i due firmatari, si opponeva “alle due norme improvvidamente aggiunte dalla maggioranza della Commissione della gestione e delle finanze al decreto legislativo sul Preventivo 2024, siccome esse risultano non referendabili”. E aggiungevano: “Approvandole in questa forma il parlamento cantonale ha negato un diritto costituzionale fondamentale ai cittadini ticinesi e per questo il ricorso chiede di annullare le due disposizioni impugnate”.
Per Ghisletta e Bertoli si trattava “di una violazione grave, che tocca uno dei diritti centrali del sistema democratico del nostro Paese e del nostro Cantone”. Non solo. Il ricorso era stato presentato anche “per contestare i contenuti delle due disposizioni di cui si chiede l’annullamento”, ovvero per gli articoli 2 e 3.
L’articolo 2, secondo i ricorrenti, “impone al governo drastici tagli nel settore dell’asilo e non considera le necessità delle tante persone, tutte con situazioni e storie diverse, che vengono sostenute nel nostro cantone dopo aver dovuto fuggire dalla loro terra d’origine”.
L’articolo 3, invece, “impone al Consiglio di Stato di cancellare il 20% delle posizioni dei dipendenti dello Stato che hanno lasciato o lasceranno il loro posto di lavoro, svilisce la pubblica amministrazione e tutti i suoi servizi e le sue istituzioni, partendo dal principio, sbagliato e mai comprovato, che quello che ieri si faceva in dieci oggi sia possibile farlo in otto”.