Non naufraga in parlamento l’iniziativa cantonale del Centro per tutelare le madri adottive. Ora palla a Berna. Tentenna il Ps bacchettato dai favorevoli
Oltre due ore di discussione e una richiesta di rinvio in commissione respinta, ma alla fine il Gran Consiglio ha votato (42 favorevoli, 28 contrari e 10 astensioni) la parificazione della protezione dal licenziamento delle neomamme nelle prime sedici settimane dall’adozione di un bambino, come già accade per le mamme biologiche dal momento del parto. Trattandosi di un’iniziativa cantonale – presentata da Giorgio Fonio, Maurizio Agustoni e Fiorenzo Dadò per il Centro –, starà ora all’Assemblea federale esprimersi in merito.
«I figli di genitori adottivi devono avere pari diritti rispetto ai figli di genitori biologici». È chiara per Maurizio Agustoni, capogruppo del Centro, la premessa dell’iniziativa del suo partito. «In quest’ambito – ricorda – il nostro Cantone è stato pioniere». Ed evidenzia: «La protezione dal licenziamento non è solo nell’interesse del neogenitore, ma anche della famiglia in generale e soprattutto del figlio adottivo». Secondo il deputato, «essendo pochi i casi in Ticino, l’approvazione di questa proposta non peserebbe sul mondo del lavoro e dell’economia. È una norma di civiltà che non costa nulla».
Gli fa eco Amalia Mirante di Avanti con Ticino&Lavoro, relatrice del rapporto commissionale: «Si tratta di un passo avanti necessario e coerente con il percorso che questo parlamento ha già intrapreso sul tema dell’adozione. Non devono esistere madri di serie A e madri di serie B, tutte meritano rispetto. Ogni mamma deve rispondere a sfide analoghe e pertanto disporre di protezioni uguali. I costi necessari per tutti questi benefici? Nessuno. Quindi perché opporsi di principio?».
Non si fa attendere la risposta di Natalia Ferrara: «Il gruppo liberale radicale all’unanimità, a eccezione di due persone (Nicola Pini e Roberta Passardi, ndr), è contrario a questa iniziativa». I motivi? «Questa proposta – spiega la granconsigliera del Plr – non risponde agli scopi ambiziosi e importanti che si prefigge. Sono più le domande che rimangono sul tavolo che le risposte». Non solo. «Quest’analisi – prosegue – parte da un assunto errato: le madri adottive meritano tutto il rispetto, ma non sono uguali a quelle biologiche». La differenza, per Ferrara, esiste in ragione di questioni di «salute e sicurezza della mamma biologica e del suo bambino dopo il parto». A interrogare la deputata lo statuto dei padri biologici e delle coppie omosessuali, ma anche alcuni passaggi del rapporto: «C’è chi si appella alla sensibilità, secondo me bisognerebbe appellarsi alla chiarezza. Nel rapporto si parla di madri adottive e poi nelle conclusioni di genitori in generale. Non sono aspetti secondari».
Claudio Isabella cita invece la vicenda di Martina, neomamma licenziata dopo aver adottato due bambini, apparsa sull’edizione di lunedì de ‘laRegione’: «Martina voleva soltanto avere una famiglia e continuare a lavorare. La maggior parte dei datori di lavoro sono corretti. Ma, ahinoi, non tutti lo sono. È vero, i casi sono pochi, ma hanno un effetto importante».
A chiedere il ritorno in commissione (poi respinto) è il socialista Fabrizio Sirica. «Nonostante il Ps sostenga il principio alla base della proposta, vi è però un’importante riserva di metodo: questa iniziativa cantonale è discriminatoria». E illustra: «Vengono esclusi implicitamente i padri adottivi di coppie etero e omosessuali. In commissione ho chiesto che la questione venisse esplicitata nel rapporto, ma non vi è stato dato seguito. Un testo che non cerca di correggere questo aspetto non è votabile. Perciò è necessario tornare in commissione». Nel voto finale, poi, i socialisti si asterranno.
A ruota Agustoni: «Siamo alla fiera dei pretesti. Se l’Assemblea federale dovesse intravedere nel termine ‘mamma’ qualcosa di discriminatorio, saprà correggere il tiro. Quando si dice che le mamme adottive e le mamme biologiche sono diverse, cosa si intende? Le si rimprovera di non aver partorito?». E affonda: «È una strumentalizzazione e un insulto nei confronti delle coppie omosessuali che non devono essere tirate in ballo per impedire una protezione per le mamme adottive».
Non usa mezzi termini Isabella: «Evidentemente non è una questione di voler tornare in commissione, semplicemente non si vuole accettare un’iniziativa che non parte da un partito specifico. Il partito che una volta difendeva i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori e che oggi è qui a cercare scuse per non votare una proposta che riguarda proprio le lavoratrici». E ribatte Agustoni guardando i banchi del Ps: «Mi dispiace che la discussione sulla composizione della vostra lista al Consiglio di Stato venga fatta pagare alle mamme adottive», riferendosi sibillino alle polemiche che accompagnarono la presenza o meno di Mirante, all'epoca nel Ps, in lista per le Cantonali del 2023.
Contraria al rapporto – con eccezioni – anche l’Udc, favorevoli i Verdi, nonché il Consiglio di Stato. Il direttore del Dss Raffaele De Rosa: «I punti positivi di questa proposta sono stati ben evidenziati».