Luce verde del Gran Consiglio alla mozione del democentrista Tiziano Galeazzi. Niente da fare per il rapporto del centrista Paolo Caroni
Luce verde (46 favorevoli, 35 contrari e 1 astenuto) del Gran Consiglio all’introduzione dell’immunità per i consiglieri comunali. Mostrando il corposo dossier che la riguarda, la democentrista Lara Filippini, relatrice di maggioranza, ha voluto sottolineare l’importanza di questo strumento nell’esercizio della propria attività in parlamento. Immunità che una mozione del deputato dell’Udc Tiziano Galeazzi chiedeva di estendere anche ai Consigli e alle Assemblee comunali modificando la Legge organica comunale (Loc).
Un tema vicino a Filippini, dicevamo. Nel 2020 era infatti stata denunciata dalla titolare di una ditta, ai tempi sotto inchiesta penale, oggetto di un’interrogazione parlamentare della stessa democentrista. «Una vicenda – spiega la deputata – che si è conclusa abbastanza rapidamente». Ma rimarca: «Se però il relativo atto fosse stato redatto da un consigliere comunale di un qualsiasi Comune ticinese, vi sarebbero state tutt’altre implicazioni, tra cui il fatto di dover ingaggiare un avvocato per tutelare la propria persona, dato che, appunto, non esistono norme a tutela di atti parlamentari redatti a livello comunale».
«In Gran Consiglio ci sono sicuramente dei membri di Legislativi comunali. Perché noi parlamentari siamo protetti dall’immunità e i consiglieri comunali no?». È da questo quesito che parte il mozionante Tiziano Galeazzi. E illustra: «È chiaro che l’immunità non deve essere un alibi per comportarsi scorrettamente, ma il nostro ‘mestiere’ prevede un fattore di rischio». Per il granconsigliere, «c’è l’eventualità che alcune specifiche particolari, con l’attuale suscettibilità della nostra società, possano comportare risvolti negativi per chi le solleva. Qualcuno in quest’aula sa di cosa sto parlando». Galeazzi, nella sua mozione, prende tra l’altro spunto dalla vicenda che ha coinvolto la deputata dei Verdi liberali e consigliera comunale a Lugano Sara Beretta Piccoli, insieme al collega Fausto Beretta Piccoli. I due, a seguito di un’interpellanza comunale del 2015, vennero denunciati da un esercizio del Luganese per diffamazione e per ottenere un risarcimento di 200mila franchi per danni d’immagine ed economici. «In questa società sempre più dinamica – aggiunge quindi poi Galeazzi – i partiti ogni quattro anni fanno fatica a trovare persone che si mettano a disposizione per la cosa pubblica. E questa potrebbe essere una ragione. Non vedo dunque perché un consigliere comunale o un membro dell’assemblea comunale non possa essere tutelato come noi. Una protezione che talvolta permette di portare alla luce temi scottanti».
Niente da fare quindi per il rapporto di minoranza del centrista Paolo Caroni. «I due rapporti commissionali – dice anche per il gruppo del Centro – divergono solamente su come concretizzare questa tutela. Pur condividendo i motivi alla base della mozione, ovvero evitare che il timore di conseguenze penali possa limitare il dibattito democratico e la trasparenza delle discussioni all’interno dei consessi comunali, quello di minoranza prospetta un’iniziativa cantonale per fugare ogni dubbio di natura giuridica». Un’iniziativa all’indirizzo di Berna insomma per modificare il Codice di procedura penale (Cpp).
A sostenere il rapporto di Caroni, «una maggioranza indefinita – come descritta dal liberale radicale Matteo Quadranti – del Plr, fatta eccezione di chi ha firmato quello di maggioranza».
Per il Ps, afferma invece Maurizio Canetta, «è importante che i consiglieri comunali abbiano una qualche sorta di protezione. È un concetto profondamente giusto nei confronti di chi si mette a disposizione di un Legislativo». Non solo. «Che si faccia talvolta un passo indietro per evitare conseguenze – osserva il socialista – è già di per sé un elemento decisivo che dovrebbe mettere tutti d’accordo sul principio».
Sulla stessa linea d’onda, Sara Beretta Piccoli per i Verdi liberali: «In Gran Consiglio come in Consiglio comunale ci siamo messi a disposizione per la collettività mettendoci la faccia, con l’obiettivo di cercare di migliorare il nostro Cantone e i nostri Comuni. È necessario garantire che i membri di un Legislativo possano esprimersi liberamente senza temere conseguenze a causa delle proprie azioni politiche».
Dal canto suo, Norman Gobbi per il Consiglio di Stato evidenzia come «per il governo rimanga centrale l’aspetto della prudenza sull’estensione di questa tutela, che in contesti così di prossimità come nei Comuni può talvolta degenerare. Il principio di questo mantello giuridico non dovrebbe infatti essere quello di colpire, ma semmai di illuminare determinate situazioni».