Sorgerà al posto del Pronto soccorso di Lugano e avrà la formazione e la ricerca tra i suoi assi portanti. Martinetti: ‘Un altro tassello’
Cercare di contenere la spesa sanitaria – che continua a crescere e fa lievitare anche i premi di cassa malati, con un +7% previsto per il 2025 – rimettendo al centro la figura del medico di famiglia e restituendole la considerazione che merita. È quanto vuole fare il progetto ‘Medicina di famiglia’, che vedrà nascere un vero e proprio Istituto all’Ospedale Italiano di Lugano dedicato a questo settore. L’iniziativa, con le prime riflessioni iniziate già sedici anni fa, è promossa dall’Ente ospedaliero cantonale in collaborazione con l’Ordine dei medici del canton Ticino e l’Università della Svizzera italiana. «Una volta in Ticino si diceva che la cura migliore era un treno per Zurigo. Oggi possiamo affermare che non è più così, questo nuovo tassello conferma la forza dell’offerta sanitaria del nostro cantone», dichiara il direttore generale dell’Eoc Glauco Martinetti. Una tesi confermata dai numeri: «Siamo tra i cantoni dove c’è meno mobilità tra regioni per le cure, vuol dire che i ticinesi sono soddisfatti dell’offerta». Il progetto si sviluppa su tre assi portanti: la formazione, con un percorso formativo specifico; la parte clinica, con appunto la sede che si troverà all’Ospedale Italiano e il servizio ambulatoriale che prenderà avvio il 1° ottobre; e la ricerca, con un’intensa collaborazione tra Eoc e Usi.
«Sono anni e anni che seguo questo dossier – premette il presidente dell’Omct Franco Denti – è quasi un sogno veder nascere un istituto dedicato alla medicina di famiglia. In questo modo si potrà costruire una rete formativa dedicata ai medici di base i quali potranno così rafforzare il proprio ruolo centrale all’interno del sistema sanitario ticinese».
Centralità del ruolo della medicina di famiglia ribadita anche dall’avvocato Paolo Bianchi, coordinatore del Dipartimento sanità e socialità e direttore della Divisione pubblica: «Puntare in questa direzione, quella di una medicina territoriale a contatto con i cittadini, è la strategia che vogliamo seguire sia a livello cantonale che federale». Anche perché, mentre il numero di medici in Ticino è salito, quello di chi opera come medico di base si è ridotto. «Oggi solo un dottore su quattro ha la specializzazione in medicina interna di base. Questa figura va quindi riconsiderata, anche perché è centrale per il paziente e contribuisce a evitare una sovramedicalizzazione, che ha un legame diretto con i costi e quindi pure con i premi di cassa malati». Insomma, «se vogliamo che la macchina sanitaria funzioni dobbiamo avere un occhio di riguardo per quegli ingranaggi che permettono di controllarne la velocità».
«È un progetto strategico che vuole mettere al centro la figura del medico di famiglia in tutti i vari ambiti: formazione, cura e ricerca. Si dà seguito, tra l’altro, all’indicazione federale di arginare la carenza di medici di base». Per la rettrice dell’Usi Luisa Lambertini «questo è un altro tassello che potrebbe portare alla creazione di un Ospedale universitario. Formazione e ricerca in questo ambito sono infatti centrali».
A entrare nei dettagli è il dottor Luca Gabutti, primario del servizio di medicina di famiglia dell’Eoc e professore ordinario alla Facoltà di scienze biomediche dell’Usi: «L’intenzione di questo nuovo istituto è riproporre un concetto, quella del medico di famiglia che purtroppo negli ultimi decenni ha perso un po’ di luminosità». Tra le cause: «Il mancato riconoscimento del ruolo di specialista, quindi una retribuzione più bassa, e la necessità di essere sempre reperibili». Da qui la volontà di mettere in piedi un percorso di formazione specifica e un diploma che lo valorizzi. «La parte clinica sarà quindi all’interno di un contesto di formazione e di ricerca. Che si svilupperà anche nelle case anziani di Lugano». Fattore “novità” che secondo Giovanni Pedrazzini, decano della Facoltà di scienze biomediche dell’Usi, «è la carta vincente e necessaria per attirare studenti in Ticino ed essere concorrenziali agli atenei delle Svizzera interna».
Il nuovo Istituto di medicina di famiglia prenderà il posto dell'attuale Pronto soccorso dell'Ospedale Italiano. Questo, però, non andrà a cambiare in nessun modo l'offerta attuale di presa a carico. «Fino a ora il Pronto soccorso dell'Italiano era una ‘costola’ dell'Ospedale Civico. Ora invece si rafforza, con l'inserimento di un primario e dell’offerta formativa. Si tratta di misure interne che però sono un elemento molto importante», spiega il direttore dell'Ospedale Regionale di Lugano Emanuele Dati. «Per l'utenza cambia il nome ma nei fatti ci sarà sempre la stessa offerta, se non migliore. Ci sarà la possibilità di venire senza appuntamento, ma pure di fissare una visita, e gli orari di apertura dalle 10 alle 18 saranno immutati».