Gli ecologisti fanno il punto della situazione sulle misure in atto, dal Pecc alla decarbonizzazione passando per le energie rinnovabili
«La politica energetica e climatica ticinese deve essere più ambiziosa, e l'attesa non paga: porta solo più costi». E quindi, «in un momento importante della legislatura», i Verdi ribadiscono davanti alla stampa le loro posizioni su quanto è sui banchi del parlamento in materia ambientale: dal Piano energetico e climatico cantonale al Fondo Fer, passando per la Legge edilizia e una sfilza di atti parlamentari vecchi e nuovi che vanno tutti nella stessa direzione: «Accelerare la transizione verso le rinnovabili».
Le motivazioni? Per il capogruppo in Gran Consiglio Matteo Buzzi sono «chiarissime». Nel senso che «il cambiamento climatico è in atto, ed elementi a livello nazionale indicano che potrebbe addirittura essere più immediato: la temperatura cresce in modo marcato, +2,8 gradi rispetto all'era pre-industriale, le calamità aumentano così come le sfide da affrontare. L'obiettivo è avere una politica climatica all'altezza di un'emergenza per tutta l'umanità, e la politica cantonale è già in ritardo. L'orientamento del governo è interessante, ma ancora insufficiente».
A ruota la co-coordinatrice Samantha Bourgoin: «Sgombriamo subito il campo: agire costa, anche se mai come l'inazione. Con le nostre proposte sarebbe a rischio il freno ai disavanzi. Ma quando grandina e il tetto viene tritato, va riparato prima che tutta la casa marcisca e ci si indebita, si fa un mutuo».
Ma di cosa si parla, concretamente? Riprende la parola Buzzi, per spiegare come nel Pecc promosso dal Consiglio di Stato «si parla di indipendenza e neutralità climatica nel 2050, ma non ci soddisfa. Il nostro obiettivo è anticipare al 2040, adattando di conseguenza tutto il Pecc per raggiungere gli obiettivi dieci anni prima. Bisogna ridurre i consumi, migliorando gli standard energetici per gli edifici, e far di più per la mobilità lenta e dolce stimolando il servizio pubblico». Facendo di più anche «per la produzione di elettricità e per sfruttare maggiormente il potenziale del fotovoltaico».
Spazio anche a un tema di attualità, su cui il Gran Consiglio si esprimerà la prossima settimana: il credito quadro da 100 milioni di franchi per la decarbonizzazione. Bourgoin, relatrice del rapporto, informa di un emendamento dei Verdi che «chiede di raddoppiare l'importo a 200 milioni, in modo da riceverne altrettanti dalla Confederazione e, con l'effetto leva, arrivare a muovere 2 miliardi di franchi nel Cantone. Siamo coscienti che sarà difficile trovare un compromesso, per noi 100 milioni è già un compromesso, ma la direzione da prendere è spendere di più». Questa «non è solo una misura climatica o ecologica, è l'esempio di come andando a braccetto con i privati e l'economia si portano avanti obiettivi per la qualità di vita di tutti».
Dopo che la granconsigliera Giulia Petralli ha informato su iniziative e mozioni per «incentivare l'accesso al fotovoltaico, l'aumento della remunerazione da parte di Aet, e per stimolare al risparmio di elettricità con bonus finanziari a chi ha comportamenti virtuosi», è ancora Buzzi a ribadire come «il Fondo Fer se si va avanti così tra cinque anni sarà esaurito. Bisogna rimpolparlo attivandosi sui prelievi sulla produzione di Lünen e sui consumi».
Il co-coordinatore Marco Noi, dal canto suo, tornando sul Pecc, trova il tallone d'Achille nell'adattamento al mutamento climatico: «Serve un fondo nutrito con almeno 50 milioni l'anno per tutti i lavori di prevenzione e riparazione, e lavorare sulla pianificazione e sulla capacità del tessuto urbano di reggere a eventi climatici estremi. L'attuale legge edilizia non è adeguata».