Ticino

Crocifisso mediaticamente, infine Sangiuliano si dimette

Ha dovuto alzare le mani davanti a uno scandalo che non accennava a finire. Gli succede come ministro della Cultura Alessandro Giuli

(Keystone)
6 settembre 2024
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Gennaro Sangiuliano si è arreso e ha dato le dimissioni con una lettera a Giorgia Meloni. Finisce così, in una tiepida giornata di inizio settembre, l’estate rovente del ministro della Cultura, giunto a un passo dal giro di boa dei due anni alla guida del ministero e con una fulgida carriera politica nel suo futuro. Finisce picconato da una brillante donna in carriera, una giovane imprenditrice di Pompei che lo ha crocifisso mediaticamente con uno stillicidio di rivelazioni social, fatto di foto e documenti pubblicati con l’intento di ‘vendicare’ la promessa tradita di nominarla sua consulente per i grandi eventi, traghettarla nel dorato mondo del potere. Lo showdown è veloce quanto crudele.

‘Questo lavoro non può essere macchiato e fermato da questioni di gossip’

Nonostante la pubblica ammenda in tv, che gli è costata il prezzo di mostrare davanti a oltre 3 milioni di italiani le lacrime per aver tradito la consorte. Nonostante l’iniziale sostegno della premier, che gli aveva dato fiducia chiedendogli un serio atto di “verità”, alla fine non ha potuto che arrendersi. Glielo ha consigliato l’avvocato, il professore salernitano Silverio Sica, arrivato a Roma in suo soccorso per studiare la strategia legale di contrattacco. “Le dimissioni? Potrebbe recuperare la sua libertà di azione tornando a essere un libero cittadino”, il commento del legale. Ma lo ha richiesto la premier, che ha dovuto alzare le mani davanti a uno scandalo che non accennava a finire e di fronte al pericolo che si tramutasse in ipotesi di reato. E su cui anche la Corte dei Conti ha acceso un faro. “Ringrazio sinceramente Gennaro Sangiuliano, una persona capace e un uomo onesto” gli ha detto la premier accettando la lunga lettera di dimissioni presentata dal ministro, in cui la ringrazia a sua volta per l’affetto dimostrato e per averlo difeso “con decisione”.

Lascia il ministero in silenzio, dopo aver inviato ai colleghi di governo in chat un abbraccio “in lacrime”. Ma nella lettera di dimissioni rivendica il lavoro fatto, si dice “fiero” dei risultati raggiunti. “Questo lavoro – sottolinea Sangiuliano – non può essere macchiato e soprattutto fermato da questioni di gossip”. E poi, afferma, “ho bisogno di tranquillità personale, di stare accanto a mia moglie che amo, ma soprattutto di avere le mani libere per agire in tutte le sedi legali contro chi mi ha procurato questo danno”. Il suo lavoro verrà ereditato da Alessandro Giuli, un altro giornalista, un altro stimato esponente dell’area di destra, un intellettuale che era già stato in predicato per il Collegio Romano e che proprio Sangiuliano aveva chiamato a dirigere il Maxxi, il museo nazionale di arte contemporanea di Roma.